COLOMBIA: SECONDO SCIOPERO GENERALE

Pubblicato su Política Obrera, organo d’informazione della Tendencia del Partido Obrero argentino. 

di Emiliano (Belgrano)

La Colombia sta vivendo una frattura del regime narco-paramilitare guidato dall’uribista[i] Duque. Questo è stato il secondo sciopero di 24 ore sperimentato dai colombiani dopo la mobilitazione del 21 novembre – che è proseguita per 6 giorni di scioperi. Città come Bogotá, Barranquilla, Cali e Medellín (storicamente dominata dall’Uribismo), sono rimaste paralizzate. A causa della resistenza dei giorni di proteste, Duque ha annunciato l’introduzione di tre giorni senza IVA all’anno per aiutare le famiglie e le aziende ad effettuare acquisti, un passo zavorra che non risolve la crisi del regime colombiano. Anche se la maggior parte degli analisti ha detto che la situazione sarebbe stata pacificata, “una settimana dopo, le proteste e gli scontri con la polizia continuano ad essere quotidiani” (Lavanguardia, 28/11).

Gli accordi di pace sono stati intrisi di sangue (quasi 800 morti dal 2016), comprensivi di bombardamenti su bambini indifesi. Le proteste nelle regioni del conflitto armato, dove ci sono stati 210.000 contadini sfollati dall’accordo di pace (2016)[ii] e più di 7 milioni di sfollati nei decenni di conflitto armato (siamo su livelli appena dietro la Siria), mostrano la crisi di un regime di raccolta di “bueye” e “balas[iii].

Il “paquetazo” di Duque comprendeva la privatizzazione del petrolio, l’abolizione del sistema pensionistico pubblico, la riduzione dello stipendio dei giovani al 75% del minimo. Lo sciopero generale del 21 novembre, senza precedenti nella storia recente colombiana, ha contato 4 morti e centinaia di feriti, e ha portato ad un paese in stato di assedio e militarizzato. L’assassinio alle spalle di Dilan Cruz, uno studente diciottenne, da parte della tenebrosa polizia antisommossa (ESMAD) ha suscitato il disprezzo della popolazione. Le trattative dopo lo sciopero sono fallite e il 27 è stato indetto un altro sciopero generale, in cui i partecipanti hanno dichiarato che nel caso non fossero stati ascoltati avrebbero chiesto le dimissioni di Duque, cioè uno sciopero politico di massa che pone il problema del potere. Una di queste richieste è lo scioglimento dell’ESMAD e “l’epurazione” della Polizia, sollevata con forza dagli studenti insieme a quella del sistema educativo gratuito a tutti i livelli.

Altre richieste del Comitato Nazionale dei disoccupati sono: l’abrogazione della holding finanziaria, un gruppo statale che mira a raggruppare le imprese pubbliche per privatizzarle, il rifiuto della riforma pensionistica, di quella fiscale, la non attuazione delle nuove riforme del lavoro e l’applicazione degli accordi raggiunti nel 2016 (Laopinion, 27/11). Tuttavia, lunedì scorso il Ministro delle Finanze, Alberto Carrasquilla, ha formalizzato la creazione della holding finanziaria. Diogenes Orejuela, presidente della CUT [Central Unitaria de Trabajadores, sindacato colombiano n.d.t.], ha risposto: “Ci sembra un affronto che, nel bel mezzo delle mobilitazioni, Carrasquilla abbia preso questa decisione”, e ha assicurato che non lasceranno il tavolo dei negoziati. Il tavolo delle trattative del governo non è riuscito a smobilitare le masse.

Per la prima volta nella storia della Colombia si sono tenuti dei cacerolazo[iv], promossi dalla CUT e dai movimenti sociali. I ” piquetes” [blocchi stradali n.d.t.] e i “cacerolazo” non fanno riferimento a rivendicazioni separate, ma esprimono la tendenza all’unità della classe media con le richieste dei lavoratori e del popolo. In questo quadro, anche l’intervento nella mobilitazione del 1 dicembre, i cacerolazo latinoamericani (dal Messico al Cile) contro la repressione dello Stato.

Inoltre, nel quadro delle proteste contro il presidente Ivan Duque, i movimenti sociali colombiani si sono incontrati questo sabato per l’organizzazione di assemblee popolari atte a organizzare un piano coordinato di lotta (Telesur, 30/11). Ciò esprime un salto di qualità nel dibattito popolare e nel coordinamento delle lotte.

[i] L’uribismo è un movimento politico colombiano, basato sul pensiero dell’ex presidente Álvaro Uribe Vélez, orientato al populismo di destra, al conservatorismo e al liberalismo economico.

[ii] L’accordo di pace firmato dall’ex presidente Juan Manuel Santos e dal leader delle FARC-EP (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia-Ejército del Pueblo), Rodrigo Londoño detto Timoshenko.

[iii]bueye” e “balas”, ovvero buoi e proiettili indicano l’insediamento sociale della politica uribista composta dalle forze armate e dell’industria agricola. La sigla BBB (“biblias”, bueye” e “balas”) fu utilizzata per descrivere la base parlamentare di Bolsonaro in Brasile.

[iv] Il cacerolazo è un termine colloquiale della lingua spagnola con il quale si indica una forma di manifestazione pacifica e rumorosa, in spazi privati o pubblici, in cui l’espressione pubblica di protesta, o dissenso, si realizza attraverso il rumore ottenuto percuotendo coralmente degli oggetti adatti allo scopo, come casseruole (da cui il nome), tegami, pentole, coperchi, mestoli, suppellettili da cucina, o altri utensili simili di uso comune.

 

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