Assorbenti, Tampon tax e il debito pubblico che paghiamo con il sangue

di DC e DT

Ancora una volta la dignità delle donne viene calpestata. La bocciatura dell’emendamento del PD (lo stesso PD che avrebbe potuto proporre tale misura nei tanti anni che ha governato e che invece ripropone adesso questo emendamento certo del fatto che sarebbe stato bocciato) al decreto sulla Semplificazione Fiscale che proponeva l’abbassamento dell’Iva sugli assorbenti rappresenta uno schiaffo in faccia alle esigenze femminili. Tassati al 22%, come i beni di lusso, i dispositivi igienici femminili sono invece una bene di prima necessità per tutte quelle donne che in età fertile hanno un ciclo mestruale.
Eliminare la cosiddetta tampon tax leverebbe alle casse dello Stato tra i 220 e i 300 milioni di euro l’anno. La maggioranza di governo si è opposta poiché l’abbassamento dell’IVA avrebbe implicato una riduzione del gettito fiscale, le cui entrate (superiori alle uscite) sono regolarmente impiegate dallo stato per pagare l’interesse sul debito pubblico. Il governo gialloverde, ancora una volta, calpesta i diritti delle donne.
Per di più, il prezzo degli assorbenti rischia di aumentare vertiginosamente. È infatti di qualche giorno fa l’allarme del ministro Tria sulla necessità di aumentare l’Iva nel 2020 per mantenere il rapporto deficit/Pil a livelli “accettabili”. L’IVA, imposta sul valore aggiunto, è una imposta indiretta, ossia che tassa i consumi (beni e servizi) e non sui redditi delle persone ed è la principale fonte statale di entrate tributarie (tasse, imposte e contributi).
Nel 1973 l’Iva era al 12%; oggi è 22%. L’ultimo aumento c’è stato nel 2011, in seguito allo scoppio della crisi capitalistica mondiale. Se ci sarà l’aumento nel 2020, gli assorbenti non saranno tassati al 22%, ma al 25,5%. È una misura profondamente classista poiché, non essendo l’IVA una tassa progressiva ma una tassa sul consumo uguale per tutti (e per tutte: donne borghesi e lavoratrici) colpirà maggiormente le donne proletarie.
Non c’è niente da fare: il debito pubblico lo pagano le donne col sangue.
Serve una reazione: occorre mobilitarsi e lottare non solo per la cancellazione totale dell’IVA, ma per la distribuzione gratuita di assorbenti, materiale igienico delle donne e contraccettivi. Si tassino i grandi patrimoni e si smetta di pagare il debito usuraio alle banche.

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