Gli operai tessili del Bangladesh contro grandi marchi e governo

di Camila Pérez

Nelle ultime settimane migliaia di lavoratori dell’industria tessile del Bangladesh hanno scioperato, organizzato picchetti e manifestazioni che hanno interessato decine di fabbriche nel settore. La rivendicazione principale è il raddoppiamento del salario minimo, fissato a 8 mila takas (95 dollari) alla fine dell’anno scorso.

Lo sciopero degli operai tessili avviene in un paese che fonda l’80% del suo commercio estero su tale industria, che costituisce la sua principale attività economica e che l’ha reso un polo di riferimento globale. Si stima che l’industria dell’abbigliamento impieghi 4 milioni di lavoratori (il 60% dei quali donne) in quattromila fabbriche, pagati con un salario minimo inferiore a quello vigente in paesi come l’India e il Vietnam, ed equivalente a meno della metà del esiguo salario minimo cinese, ottenuto sostituendo lo stipendio con un pagamento basato sulla produzione e gli straordinari. In Bangladesh, si produce e confeziona una parte importante degli abiti venduti dai principali marchi internazionali (tra cui H&M, Walmart, Tesco e Aldi). Gli enormi profitti che questi ricavano sono dovuti alle condizioni di miseria e iper-sfruttamento a cui sono soggetti i loro lavoratori.

La terribile precarizzazione dell’industria tessile ha avuto una delle sue espressioni più terrificanti nel maggio 2013, quando un crollo verificatosi in uno stabilimento nella capitale (Dacca) ha causato la morte di 400 lavoratori. Questo avvenimento innescò uno sciopero e diede inizio a un processo che costrinse lo Stato e le compagnie a promettere alcune concessioni.

Il risultato di queste proteste è stato un accordo trilaterale, sostenuto dal Presidente della Federazione dei lavoratori dell’industria dell’abbigliamento del Bangladesh, governo e imprese. I lavoratori non hanno creduto alle promesse di questo comitato tripartito, formato dai funzionari di governo, i proprietari delle fabbriche e i rappresentanti della burocrazia sindacale, perché nessun miglioramento è stato percepito nei settori più deboli.

Il governo ha represso duramente gli operai, uno dei quali è anche morto durante le proteste, ma non è riuscito comunque a ritrattare le misure.

Viva la lotta degli operai!

In Bangladesh, si produce e confeziona una parte importante degli abiti venduti dai principali marchi internazionali (tra cui H&M, Walmart, Tesco e Aldi). Gli enormi profitti che questi ricavano sono dovuti alle condizioni di miseria e iper-sfruttamento a cui sono soggetti i loro lavoratori.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...