Ci sono più di 800 milioni di affamati nel mondo

Come Macri, i paesi imperialisti hanno promesso “zero fame”

di Nelson Marinelli

In una riunione organizzata nel 2015 dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) – in cui si sedettero allo stesso tavolo i rappresentanti degli Stati imperialisti e circa duecento paesi portati ad una condizione di povertà proprio dai primi – fu approvata la cosiddetta Agenda 2030 che poneva obiettivi ambiziosi per quell’anno come “La fine della fame nel mondo e l’accesso garantito per tutte le persone, compresi i neonati, a del cibo sano, nutriente e sufficiente per tutto l’anno.

Inoltre si assumeva l’impegno formale e cinico di “porre fine a tutte le forme di malnutrizione, dei bambini sotto i 5 anni, e di affrontare i bisogni nutrizionali degli adolescenti, delle donne in gravidanza e in allattamento, e degli anziani“. Un rapporto preparato da organizzazioni dipendenti dalla stessa ONU, pubblicato ultimamente, mostra la fallacia di queste manifestazioni demagogiche: alla data dell’indagine, quasi 821 milioni di persone in tutto il mondo soffrono la fame (l’11% della popolazione mondiale e 38 milioni in più rispetto all’anno precedente). E oltre 155 milioni di bambini sotto i 5 anni (il 22% dei ragazzi di quella fascia d’età) soffrono di malnutrizione cronica. In entrambi i casi, la tendenza è ininterrottamente in aumento dal 2013.

Il documento sottolinea inoltre che “una cattiva alimentazione è la causa di quasi la metà (45%) dei decessi nei bambini sotto i cinque anni (circa 3,1 milioni di bambini ogni anno).” “Allo stesso modo – aggiunge – un bambino su quattro al mondo soffre di una crescita rachitica e nei paesi in via di sviluppo la proporzione sale a uno su tre.” Della stessa gravità è la situazione che vivono le donne. Del totale di quelle in età riproduttiva, 613 milioni – circa il 33% del totale – sono affette da anemia, che mette a rischio anche l’alimentazione e la salute dei loro bambini. Focalizzato per regione, il rapporto indica che 42 milioni di persone in America Latina e nei Caraibi soffrono quotidianamente la fame.

Con un lessico tipico di questi tipi di documenti in cui la scrittura si sforza di nascondere la realtà dietro eufemismi, il rapporto delle agenzie delle Nazioni Unite attribuisce la crescente fame nel mondo “in larga misura alla proliferazione di conflitti violenti e di disturbi legati al clima“, che è certamente vero, solo che evita di indicare che questi conflitti sono scatenati e promossi dalle stesse potenze imperialiste che sottoscrivono questo documento e che l’attuale sistema di sfruttamento – che non ha nulla da offrire ai lavoratori del mondo – è responsabile per la diffusione della fame nel mondo. E questo è ciò che sta dietro il riconoscimento formale che “la situazione è anche peggiorata in alcuni ambienti tranquilli, soprattutto quelli colpiti dal rallentamento economico“, vale a dire praticamente l’intero pianeta, influenzato com’è dalla crisi globale del capitalismo, che sta facendo crollare tutte le economie del mondo. La relazione mette in evidenza il chiaro “avvertimento” che “sarà difficile da raggiungere l’obiettivo di un mondo senza fame e malnutrizione entro il 2030” e i rappresentanti delle potenze imperialiste, cioè Trump, Macron, May e la Merkel, che hanno firmato il documento, dicono che per raggiungere l’obiettivo “Fame Zero” si deve “garantire una società pacifica e inclusiva“.

Con la persistenza del sistema capitalista, la fame non farà che crescere, nonostante il fatto che lo sviluppo delle forze produttive oggi possa porre fine  a tale piaga, a condizione che si abolisca l’appropriazione privata dei beni di produzione. Questo sarà possibile con un governo dei lavoratori.

una cattiva alimentazione è la causa di quasi la metà (45%) dei decessi nei bambini sotto i cinque anni (circa 3,1 milioni di bambini ogni anno).

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