La lotta dei pensionati in Spagna

L’articolo che segue è il contributo del Grupo de Indipendencia Obrera (Spagna) alla discussione internazionale, a cui abbiamo partecipato insieme anche a Politica Obrera (Argentina), Partido de los Trabajadores (Uruguay), Partido Obrero Revolucionario (Cile), sul tema dell’attacco che, seppur diversificato nelle tempistiche, viene portato avanti in maniera generalizzata nei confronti dei pensionati da parte dei governi capitalisti di tutti i paesi.

Particolarmente rilevante è il contesto spagnolo in cui uno dei miti delle realtà di movimento e della nuova sinistra europea (e anche di alcuni ambienti sedicenti trotskisti), cioè Podemos, siede nei banchi del governo e partecipa quindi al massacro sociale dei pensionati (oltre che dei lavoratori e dei disoccupati).

Buona lettura!

La lotta di pensionati in Spagna inizia con la manifestazione del 15 maggio 2011 nota come il movimento “indignati”, il 15M, in seguito alla quale i partecipanti si accamparono nelle piazze delle principali città e paesi in risposta alla politica di tagli e aggiustamenti del governo Zapatero (PSOE) dopo la crisi economica del 2008. Il movimento degli indignados ripudiava il potere economico, i partiti, i sindacati, da qui lo slogan “PSOE (Partito Socialista), PP (Partito Popolare) la stessa merda è”.

Fu l’origine dell’organizzazione di diversi gruppi al di fuori dei canali formali, il movimento di lotta contro gli sfratti, gli ambientalisti, il movimento operaio e i pensionati. Fu anche il punto di non ritorno dell’alternanza al potere tra PSOE e PP con maggioranza assoluta come fino a quel momento. La crisi politica che si è espressa nel 15M ha dato vita anche a due partiti che si prefiggevano di sostituire il PSOE a sinistra con PODEMOS e il PP a destra con Ciudadanos.

I pensionati erano suddivisi in diverse piattaforme a seconda delle città e a sua volta nella maggior parte dei casi in varie organizzazioni nella stessa città fino a quando dopo diversi incontri si è deciso di unificarli in un’unica organizzazione statale, il Coordinamento Statale per la Difesa del Sistema Pensionistico Pubblico (COESPE), creato nel 2016 e comprensivo di circa 200 piattaforme di tutte le Comunità Autonome e, sebbene alcune organizzazioni ne siano state escluse, coordinatore delle campagne di lotta più importanti.

Giovedì 22 febbraio 2018 centinaia di migliaia di pensionati manifestano nelle principali città e paesi contro l’aumento dello 0,25% delle pensioni approvato dal governo Rajoy (PP), che suonava come una presa in giro per tutti i pensionati e i lavoratori: “governo ladro ci ruba la pensione” era uno degli slogan cantati. Le manifestazioni superarono tutte le aspettative. A Bilbao, una delle città che raccoglie il maggior numero di pensionati nelle sue manifestazioni, si sono radunate 115.000 persone secondo la polizia.

Secondo la riforma del 2013 l’indice di rivalutazione delle pensioni bloccava gli aumenti allo 0,25%, non considerando l’Indice dei Prezzi al Consumo (CPI) con il quale si perderebbe potere d’acquisto con il passare degli anni. Un altro elemento contro cui si è combattuto è il “fattore di sostenibilità” che ha abbinato l’aspettativa di vita all’età pensionabile, in questo modo aumentando quest’ultima. Le mobilitazioni e le proteste dei pensionati non hanno visto la partecipazione delle due principali centrali sindacali. Anche da parte dei sindacati alternativi non c’è stata grande partecipazione.

È importante sottolineare che i vertici dei sindacati maggioritari sono stati interlocutori nelle riforme pensionistiche che, come quella di Rodríguez Zapatero, hanno introdotto piani privati di impresa. Questi sindacati ottengono commissioni per la gestione di tali piani privati d’impresa ​​(Planes Privados de Empresa) e sono profondamente compromessi con il regime.

Si era intuito che le manifestazioni di giovedì 22 sarebbero state di massa dal fatto che le due maggiori centrali sindacali, UGT e CCOO, come è loro consuetudine, decisero di partecipare convocando appuntamenti separati per dividere e strappare la direzione ai pensionati combattivi, manovra che fallì e che portò a contrasti in alcune città come Barcellona e Madrid.

Le mobilitazioni del 22 Luglio sono state storiche, il che ha indotto il governo del PP a fare marcia indietro sullo 0,25%. Dall’insediamento del governo PSOE – Unidas Podemos, le direzioni delle diverse piattaforme dei pensionati e il COESPE alimentano le aspettative che il governo “progressista” difenda il sistema pensionistico pubblico e si oppone alla sua privatizzazione. Il governo di coalizione nel suo primo rapporto all’UE si era impegnato ad applicare i piani di capitalizzazione delle pensioni, mentre il suo alleato di sinistra sosteneva che avrebbe difeso il sistema pubblico. I rappresentanti di Unidas Podemos (UP) all’interno delle organizzazioni dei pensionati affermano che c’è una lotta all’interno del governo, un’ala neoliberale con la ministra dell’Economia Nadia Calviño e il ministro della Previdenza sociale, José Luis Escrivá, così come i suoi principali rappresentanti, contro i quali è necessario fare pressione per riuscire a fermare i loro piani. UP ha sistematicamente nascosto che il piano apparteneva al governo nel suo insieme, poiché la funzione dell’ “ala di sinistra” era quella di distrarre e dividere la lotta e non attaccare il governo. Infine, l’intero arco parlamentare firma il “Patto di Toledo” dove viene approvato il piano di privatizzazione delle pensioni, con la firma dell’ “ala sinistra”, ovvero Unidas Podemos.

Prima che fosse dichiarata la pandemia il COESPE si stava avvicinando alla IV Assemblea che si sarebbe dovuta tenere a marzo 2020. Si è svolta 7 mesi dopo in forma virtuale con sessioni maratona e con una serie di risoluzioni, ma evitando di additare il governo come il principale responsabile del processo di privatizzazione delle pensioni e, ovviamente, evitando di lanciare un vero e proprio piano di lotta, limitandosi a ripetere le campagne di denuncia, i pellegrinaggi per incontrare politici e parlamentari nonché la raccolta firme e le manifestazioni settimanali destinate a logorare l’attivismo.

In questa 4a assemblea, si è consumata la frattura del COESPE per questioni amministrative e di controllo dell’apparato. Non c’erano differenze nel programma o nell’analisi politica, entrambe le frazioni concordavano sul punto centrale. La divisione era funzionale all’esigenza del governo di spezzare ogni resistenza ai suoi piani, per quanto l’intero movimento dei pensionati fosse l’unico a livello statale a rimanere attivo con importanti mobilitazioni. Tuttavia, a partire dalla 4a Assemblea e nonostante le politiche sempre più chiare del governo, di UP e delle direzioni sindacali maggioritarie, il COESPE ha continuato come se nulla fosse.

Tra la 4a e la 5a Assemblea, tenutasi il 27 e 28 aprile di quest’anno, si sono svolte alcune attività unitarie della maggior parte delle piattaforme, ma nessuna ha superato nemmeno lontanamente le concentrazioni contro lo 0,25. Tutte si sono limitate a ripetere le denunce e le pressioni sul parlamento e sui partiti politici. Alcune mobilitazioni hanno potuto contare sul protagonismo dei sindacati alternativi, ma ciò non ha fornito una presenza massiccia nelle mobilitazioni. Anche i sindacati alternativi (CGT, CNT, CoBas, ecc.) non hanno voluto “mettere la campanella al gatto” (tentare l’impresa, n.d.t.). Hanno denunciato il governo ma non hanno proposto nulla che andasse oltre la consueta routine di mobilitazioni e proteste. I sindacati alternativi seguono le orme delle organizzazioni dei pensionati ma non agiscono in difesa delle pensioni come una questione centrale per la classe operaia. Una delle caratteristiche delle lotte dei pensionati in Spagna è proprio l’assenza di sindacati al loro interno.

Il COESPE e altre organizzazioni di pensionati hanno agito come pompieri della rabbia contro la politica del governo, impedendo, insieme ai sindacati di maggioranza, che l’agitazione e la mobilitazione si diffondessero nella classe operaia ed evitando di sollevare la necessità di organizzare uno sciopero generale a partire dalle assemblee di base nei luoghi di lavoro. Le dirigenze delle organizzazioni, di fronte agli altri conflitti, hanno sostenuto che ciascuno dovrebbe restare nel proprio ambito, cioè lungi dall’unificare lavorano per dividere le lotte.

Un esempio di ciò è stata l’importante lotta e lo sciopero dei metallurgici a Cadice. Questo sciopero ha mostrato una chiara tendenza verso uno sciopero generale all’interno del movimento operaio spagnolo in un momento in cui vari scioperi e mobilitazioni operaie si stavano svolgendo anche in altre aree. I sindacati maggioritari, di fronte a questo scenario, hanno manovrato per revocare lo sciopero di Cadice senza consultazioni e frettolosamente, senza una chiara vittoria che era alla portata del movimento. I sindacati alternativi, dal canto loro, si sono rifiutati di lanciare lo slogan e di lavorare per lo sciopero generale su scala nazionale.

Il nostro compito è consistito nel difendere, quando si è generata la crisi della IV Assemblea, l’unità al di sopra dei conflitti tra cricche attorno a un progetto di lotta alla privatizzazione delle pensioni, privatizzazione che non viene solo dai ministri “neoliberisti” o dalla destra ma dal governo e dalla borghesia nel suo insieme, come si è visto con il patto di Toledo. Promuoviamo la necessità che questa lotta si unisca a quella contro le riforme del lavoro, e indirizziamo l’agitazione e la propaganda verso i luoghi di lavoro invece che verso i parlamentari e i politici che avevano già più volte tradito le loro stesse promesse. Agitiamo la necessità di organizzare e indire uno sciopero generale come unico modo per fermare i piani del governo. Con queste posizioni cerchiamo di organizzare attivisti che partecipano a diverse piattaforme dei pensionati e di creare una corrente all’interno dei movimenti e dei sindacati. La possibilità che la lotta per la difesa delle pensioni pubbliche avanzi nel movimento operaio è indissolubilmente legata alla lotta per l’organizzazione di correnti sindacali indipendenti dalla burocrazia e dalla borghesia. Il problema dell’organizzazione politica dei lavoratori in un partito operaio con un programma di indipendenza di classe trova in questa agitazione un terreno ideale che stiamo sviluppando nel dibattito.

Un pensiero su “La lotta dei pensionati in Spagna

  1. Pienamente d’accordo rimango basito di non avere letto sul sito del PCL un articolo del genere. Sto avendo perché il partito faccia un articolo sulla Grecia e sul rapporto tra EEk e masse nella crisi post memorandum.

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