Pubblichiamo la risoluzione contro la guerra appena approvata dal 1° Congresso di Polìtica Obrera. La stesura finale del documento ha visto partecipe, oltre ai compagni e alle compagne dell’Argentina, anche collettivi provenienti da altri paesi: il Partido de los Trabajadores (Uruguay), il Partido Obrero Revolucionario (Cile), il Grupo de Independencia Obrera (Stato Spagnolo), oltre a noi di Prospettiva Operaia.
Rivendichiamo politicamente il contenuto di tale risoluzione che include una caratterizzazione del conflitto attuale come guerra imperialista, in particolar modo una guerra combattuta contro il proletariato dall’imperialismo mondiale e dalla sua appendice russa incarnata dalla burocrazia restaurazionista (del capitalismo) di Putin. Questa caratterizzazione è figlia di un lungo dibattito internazionale, accompagnato negli anni da un’analisi storica della catastrofica crisi del capitalismo e da una dura battaglia politica, di cui questo Congresso ha rappresentato la tappa più recente.
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1. La guerra imperialista che si sta sviluppando sulla spinta della NATO e soprattutto dell’imperialismo statunitense si inserisce in un quadro storico più ampio, cioè l’epoca delle guerre, delle rivoluzioni e delle controrivoluzioni iniziata con la prima guerra mondiale e la rivoluzione d’ottobre. Le guerre coloniali, da un lato, e le guerre per l’indipendenza nazionale, dall’altro, non sono mai cessate durante questo periodo. Gli armamenti si sono sviluppati enormemente, specialmente durante il periodo di collaborazione tra la burocrazia russa e l’imperialismo mondiale. La corsa agli armamenti ha giocato un ruolo chiave nella disintegrazione dell’Unione Sovietica.
La restaurazione capitalistica negli ex stati operai e nella loro periferia non ha attenuato né il riarmo né la tendenza alla guerra mondiale, che rientra nella natura stessa dell’imperialismo – la lotta per nuovi mercati e l’obiettivo di annientare la capacità politica e rivoluzionaria della classe operaia. Le crisi e i fallimenti capitalistici hanno solo accentuato questa tendenza, insieme alle crisi dei rispettivi regimi politici e alla tendenza al bonapartismo e al fascismo.
L’imperialismo è l’espressione della decadenza storica del capitale, la trasformazione delle forze produttive in forze di distruzione, inclusa la minaccia della catastrofe nucleare. La dissoluzione dell’URSS ha accentuato la tendenza alla guerra imperialista, perché la restaurazione del capitalismo è inseparabile dall’aumento della violenza; la possibilità di una transizione pacifica al capitalismo è stata confutata fin dall’inizio della controrivoluzione sociale. Coloro che affrontano la guerra imperialista in un contesto esterno al quadro generale di questa epoca non hanno altro scopo che caratterizzare la guerra attuale come una lotta della democrazia contro l’autoritarismo, o presentarla come una guerra di emancipazione nazionale sostenuta dall’imperialismo democratico. La cosiddetta guerra d’Ucraina è stata preparata sistematicamente dalla NATO dalla metà dello scorso decennio, attraverso l’addestramento internazionale delle forze armate ucraine e dei loro “battaglioni” filonazisti, che sono stati integrati successivamente nell’apparato statale.
2. Da parte della burocrazia restauratrice, la guerra attuale è un tentativo suicida di ripristinare la possibilità di integrazione nell’economia e nella politica internazionale da parte del regime bonapartista dell’oligarchia usurpatrice. Il processo restauratore porta, attraverso crisi interne e internazionali, a una colonizzazione del capitale finanziario internazionale da un lato, e alla disintegrazione nazionale dall’altro, così come a una seconda Rivoluzione d’Ottobre. Il tentativo di integrazione pacifica nel mercato mondiale, tentato dalla cricca al potere fin dagli accordi internazionali degli anni 70 (Helsinki e Bonn), è crollato. La guerra di Putin è, prima di tutto, una guerra reazionaria contro la classe operaia in Russia, in Ucraina e in tutto lo spazio ex sovietico. È anche una guerra imperialista, prima di tutto per conquistare il proprio spazio all’interno del campo imperialista mondiale e specialmente nell’Unione Europea, come dimostra l’alleanza di lunga data con la Germania. La Federazione Russa mantiene il controllo sulla maggior parte dell’Asia centrale, la comunità euro-asiatica, di cui condivide lo sfruttamento con il capitale finanziario internazionale. L’Asia centrale è il prezioso bottino di questa guerra per l’imperialismo mondiale, lo spazio più ambito. L’interesse della burocrazia restauratrice, da parte sua, è di conservare e approfondire questo dominio dell’Asia centrale sulle basi economiche e sociali capitaliste che si sono sviluppate dopo la dissoluzione dell’URSS.
L’oligarchia russa non sta affatto conducendo una guerra antimperialista o una guerra per i diritti nazionali storicamente progressisti. La pretesa che la difesa dell’unità nazionale della Russia emersa dalla controrivoluzione capitalista sia progressiva è una contraddizione assoluta. È una giustificazione per sostenere la guerra reazionaria contro la classe operaia di Putin. Nel caso in cui la Russia venisse occupata dalla NATO, la lotta contro l’invasore non dovrebbe essere esclusivamente nazionale, ma per il ristabilimento del regime dei soviet rivoluzionari in condizioni storiche più sviluppate.
3. La guerra imperialista in corso domina completamente la situazione mondiale e la politica mondiale. La caratterizzazione di essa come una guerra locale è una copertura spudorata del coinvolgimento in essa di tutte le potenze mondiali presenti. Questo è il primo grande passo nella guerra contro la Cina e verso la ricolonizzazione di tutta l’Asia. La guerra economica scatenata dalla NATO non ha precedenti nella storia delle guerre imperialiste; è diventata un’arma letale per intere società, ancora più devastante delle stesse armi letali, perché mina direttamente la capacità politica e militare, in questo caso della Russia, della Cina e anche delle potenze rivali all’interno della NATO, come India, Germania, Brasile, come parte integrante di una guerra mondiale.
Le cosiddette “sanzioni” hanno scatenato una favolosa dislocazione dell’economia mondiale e l’inizio della bancarotta nelle nazioni più deboli. Rappresenta un tentativo di sottomissione politica dell’Europa da parte degli Stati Uniti e in definitiva approfondisce la disintegrazione e persino la guerra nel campo dell’imperialismo stesso. Per due decenni, l’UE ha cercato di sviluppare la propria linea di penetrazione economica in Russia articolando l’importazione di materie prime e combustibili da un lato, e gli investimenti di capitale in Russia dall’altro. È stato un tentativo di neutralizzare l’imperialismo statunitense. Francia e Germania non hanno abbandonato completamente questo obiettivo, anche con lo scoppio delle ostilità in Ucraina. La Germania, in particolare, affronta una grande crisi politica a causa della divisione della borghesia sulla guerra, qualcosa che il Financial Times ha descritto come “la riconfigurazione aziendale” della Germania. Minaccia il futuro dell’industria tedesca – automobilistica, chimica – e dà spazio alle industrie di armi.
Queste contraddizioni spiegano la divergenza con gli Stati Uniti sull’obiettivo strategico della guerra. Gli Stati Uniti favoriscono il rovesciamento di Putin e l’installazione di un governo fantoccio in Russia. A seconda dello sviluppo della guerra in campo militare ed economico, non si può escludere una crisi politica nella NATO. I governi imperialisti in carica sono minacciati da sconfitte elettorali a causa del colossale aggravamento della situazione delle masse. Il carattere imperialista della guerra si manifesta anche negli antagonismi che ha sviluppato nel campo imperialista. Questo aspetto è stato trascurato dalla maggior parte degli osservatori e dall’intera sinistra, che è giunta alla caratterizzazione di questa guerra come locale.
4. A causa degli intrecci internazionali, questa è una guerra di portata globale, che si svolge sul terreno geografico, l’Europa, di diverse potenze imperialiste. Pone una riconfigurazione dell’UE, assediata da una crescente crisi economica e da un’enorme crisi del sistema sanitario e sociale nel suo insieme, evidenziata dalla pandemia. Lo stesso vale in America Latina e in Asia, dove la Cina, l’India e persino il Pakistan, e in breve i paesi Brics, criticano la guerra della NATO e mantengono relazioni con Putin, così come il Brasile e il Messico. Una vittoria della NATO nella guerra attuale estenderebbe la guerra all’Asia, come si prepara a fare l’accerchiamento militare della Cina da parte del Pentagono.
Lo scoppio di questa guerra dopo il massacro sociale e umano provocato dal Covid descrive una decomposizione storica del capitale che è tipica della barbarie. La pandemia è stata usata come arma di guerra contro i lavoratori, al costo di milioni di vite. Lo sviluppo della pandemia è stato caratterizzato come l’entrata in un’epoca di “nuova normalità”, alla quale si aggiunge ora la guerra permanente, che si “normalizza” giorno dopo giorno. Questa “normalizzazione” include l’allerta che potrebbero essere usate armi nucleari. L’umanità si trova di fronte alla sfida della sopravvivenza.
5. In molti paesi sono sorte mobilitazioni di massa contro la carestia che stanno crescendo a spirale; mettendo sotto scacco i governi più coinvolti nella guerra. L’intervento militare della NATO in Ucraina è aumentato in modo smisurato; i confini occidentali del paese sono diventati un colossale passaggio di transito per le armi, tra cui carri armati e aerei e armi sofisticate, così come il personale militare della NATO. La Russia ha avvertito che avrebbe bombardato l’Ucraina occidentale e, al confine, gli stati circostanti. La guerra nel Donbass sarà combattuta in queste nuove condizioni. Un’occupazione russa dell’Ucraina settentrionale, che corre perpendicolare al Mar Nero, significherebbe l’inizio di una guerra permanente nel tempo. Come durante il patto Hitler-Stalin quando la Polonia fu occupata, i nuovi confini che Putin intende stabilire non proteggono affatto la sicurezza nazionale della Russia, ma diventano la prima linea della guerra attuale e di quelle che seguiranno.
L’obiettivo della guerra della NATO, secondo le ripetute dichiarazioni di Biden, è la caduta del regime di Putin, compreso un potenziale attacco al territorio russo. Il cambio di regime dipenderà ovviamente dallo sviluppo della crisi politico-militare in Russia e oltre. I ripetuti fallimenti delle forze armate russe sul terreno e la crisi che sembra aver provocato nella direzione militare della guerra sono indicazioni che vanno in questa direzione. C’è stata anche una spaccatura tra i servizi di sicurezza del regime di Putin da una parte e l’oligarchia finanziaria russa dall’altra; gli oligarchi costituiscono una pseudo classe che vive di parassitismo sulle borse internazionali. L’installazione di un regime burocratico, indipendente dagli interessi capitalistici, è ovviamente irrealizzabile; la contraddizione tra gli interessi privati della burocrazia e il tentativo di nazionalizzazione dell’economia è insormontabile. Le rappresaglie confiscatorie contro i capitali stranieri, di fronte alle confische decretate contro i beni e i capitali russi dalla NATO, sono un’altra arma in questa guerra mondiale. Il “cambio di regime” in Russia è già iniziato, e anticipa una guerra tra le cricche dello stato bonapartista.
I bombardamenti delle città ucraine, come prima in Cecenia e Daghestan, mostrano che la Russia sta conducendo una guerra di oppressione. L’autocrazia restaurazionista si è impegnata a creare una gigantesca frattura tra i popoli di Ucraina e Russia; proprio come hanno fatto gli agenti ucraini della NATO nella guerra quasi decennale contro Doneskt e Luganks. Questo è il metodo classico dell’imperialismo da una parte e dello stalinismo controrivoluzionario dall’altra. Ne sono la prova il bombardamento di Dresda, in Germania, da parte degli aerei americani alla fine della seconda guerra mondiale; l’annientamento atomico di Hiroshima e Nagasaki (e potenzialmente di Tokyo); la repressione delle popolazioni dell’Europa dell’Est e della Germania da parte dell’esercito russo, per impedire qualsiasi rivolta dei lavoratori contro Hitler. La guerra imperialista, a partire dalla Rivoluzione d’Ottobre, mira non solo a una nuova divisione del mercato mondiale, ma a schiacciare il proletariato internazionale.
6. La dimensione nazionale ucraina della guerra è subordinata alla guerra mondiale tra la NATO e la Russia ed eventualmente con la Cina e altre potenze significative. Il cessate il fuoco o le trattative di tregua temporanea, spinte da Germania e Francia, espongono l’intenzione dell’imperialismo statunitense di portare le ostilità alle loro ultime conseguenze. È un chiaro esempio di come le aspirazioni nazionali hanno ceduto alla strategia della NATO. D’altra parte, l’invasione di Putin e le sue brutalità hanno prevedibilmente aumentato la coscienza nazionale in Ucraina, compreso lo sciovinismo anti-russo. L’indipendenza reale ed effettiva dell’Ucraina può essere raggiunta, come quella di tutti i paesi con aspirazioni nazionali in sospeso, solo attraverso la sconfitta dell’imperialismo mondiale, cioè la NATO e l’autocrazia capitalista di Putin.
Una divisione dell’Ucraina tra la NATO e la dittatura russa servirà solo a creare le condizioni per una guerra ancora più distruttiva. La richiesta del diritto all’autodeterminazione del Donbass è reazionaria, sia sotto forma di una repubblica propria che di incorporazione alla Russia; dividerebbe ulteriormente i lavoratori dell’Ucraina e la classe operaia internazionale. La cricca di Putin lo presenta per raggiungere un accordo con la NATO, cioè con l’imperialismo mondiale. Qualunque forma assuma questa partizione, per esempio un accordo intermedio tra la NATO e la Russia fino a quando non si raggiunga un accordo di sicurezza europeo, che offra garanzie alla dittatura capitalista di Putin, questa partizione e questo accordo non sarebbero altro che l’intervallo tra due guerre. L’Ucraina raggiungerà l’indipendenza nazionale e l’unità solo come risultato della sconfitta della NATO e di Putin per mano dei lavoratori della Russia, dell’Ucraina e degli stati imperialisti, non sotto il dominio dell’oligarchia ucraina presieduta da Zelensky. Abbiamo il dovere di discutere la tattica degli internazionalisti nel campo del conflitto militare all’interno dell’Ucraina, che in ogni caso deve servire a sconfiggere la NATO e il Putinismo, che non è altro che un prodotto degenerato dell’imperialismo mondiale. Il carattere mondiale della guerra attuale restituisce tutta l’attualità storica alla rivendicazione della Quarta Internazionale degli Stati Uniti Socialisti d’Europa.
7. La guerra che si sta sviluppando non si svolge in una fase “post-pandemica”, ma in condizioni di peggioramento della crisi sanitaria umanitaria. Stiamo assistendo a una recrudescenza globale del contagio. La “nazionalizzazione” della lotta contro il virus è fallita; il capitalismo è incapace di combattere la pandemia con metodi internazionali; la pandemia ha scatenato una lotta selvaggia per il controllo del mercato medico e sanitario globale. L’Ucraina ha ricevuto più armi che vaccini; l’immunizzazione raggiunge solo il 35% della popolazione. Le potenze hanno versato milioni di dollari nella guerra, mentre smantellavano tutte le misure sanitarie preventive. La guerra della NATO usa la popolazione ucraina come carne da cannone. La pandemia, combinata con il disordine economico provocato dalle “sanzioni” contro la Russia, si appresta a peggiorare la crisi umanitaria mondiale senza precedenti.
Sia la NATO sia la Russia si sono impegnate in sequestri economici straordinari, che hanno ulteriormente disinnescato il processo finanziario. Il consiglio globale del G20 si è congelato mentre la Cina, un partner critico del G20, è diventata probabilmente il più grande creditore del mondo del debito pubblico e privato. La guerra non è solo il boato delle armi, ma è soprattutto il processo di dissoluzione del mercato mondiale e dei regimi politici internazionali. La Cina da un lato, e la Francia e la Germania dall’altro, sono proiettate come gli epicentri delle prossime fasi di questa crisi globale. L’imperialismo va in guerra con la sua retroguardia in pericolo.
8. La NATO sta spingendo questa guerra non solo per le sue ambizioni imperialiste, ma soprattutto come una via d’uscita reazionaria dalla crisi dell’imperialismo mondiale. I suoi portavoce non mancano di sottolinearlo, quando dicono che la guerra “li ha uniti”. Biden, tuttavia, non è riuscito con la guerra a riunire le forze sociali dietro di lui, è ancora in svantaggio contro Trump nelle elezioni alla fine del 2022, anche se tale situazione potrebbe cambiare nel caso di una vittoria della NATO – o aggravarla, se Putin consolida il suo controllo del Donbass. Ancora più di Macron, Biden rischia di perdere le elezioni di novembre, soprattutto a causa dell’aumento dei costi negli Stati Uniti. Una tale sconfitta porterebbe sulla scena politica la tendenza al colpo di stato e al bonapartismo iniziata da Trump. La crisi del regime politico negli Stati Uniti è un aspetto centrale dell’attuale guerra della NATO.
L’imperialismo statunitense entra in guerra in un contesto di declino irreversibile; è determinato a difendere la sua posizione sul mercato mondiale con mezzi extra-economici. Sta andando in guerra in un contesto di declino globale. L’ultima parola su questa guerra non sarà data dagli arsenali di armi o dalla competenza strategica dell’alto comando, ma dalla lotta di classe internazionale, specialmente quando le popolazioni reagiranno alle difficoltà economiche e prenderanno coscienza della minaccia della guerra nucleare. La crisi alimentare è già iniziata in Medio Oriente. La Quarta Internazionale combatte con l’arma della lotta di classe e della mobilitazione e organizzazione delle masse contro la guerra imperialista.
9. La carestia e la penuria causate dalla guerra e dalle “sanzioni” hanno scatenato una nuova ondata di ribellioni popolari: lo dimostrano i grandi scioperi e le manifestazioni per l’aumento dei prezzi di cibo e gas in paesi lontani come Grecia, Spagna, Sri Lanka, Iraq, Tunisia e Perù. La guerra, in aggiunta a una pandemia ancora in corso e da essa favorita, sviluppa una diffusa dislocazione economica e sociale – il fermento storico delle situazioni rivoluzionarie e pre-rivoluzionarie. Il precedente più recente di aumenti diffusi dei prezzi alimentari è culminato nella primavera araba. La guerra, come la pandemia, mette in primo piano la necessità del socialismo internazionale, cioè la rivoluzione proletaria mondiale. In questa prospettiva, la mobilitazione internazionale della classe operaia per sconfiggere le parti in guerra, per l’unità dei lavoratori di Russia e Ucraina, e per l’unità internazionale della classe operaia contro la guerra imperialista, è l’unica alternativa progressiva.
Le burocrazie sindacali e la sinistra democratizzante di tutto il mondo sostengono la NATO, e una minoranza sostiene la guerra “antimperialista” della Russia. Nel caso del FIT-U [1], che non perde occasione per sviluppare un parlamentarismo opportunista, non ha presentato una dichiarazione in Parlamento contro la guerra della NATO e l’invasione di Putin. Quando si tratta di farne un uso rivoluzionario, i parlamentari si ritirano dal parlamento.
10. L’America Latina è sempre più assorbita da questo scenario internazionale. È il cortile della NATO, con una nuova flotta statunitense che pattuglia l’Atlantico meridionale e una formidabile base militare, potenzialmente nucleare, nell’arcipelago delle Malvinas. L’ascesa economica della Cina ha aperto un enorme mercato globale delle materie prime al capitale in America Latina, compresi i mercati finanziari di Chicago e Londra. Questa è la ragione di Bolsonaro per riaffermare la sua alleanza con Putin, il principale fornitore di fertilizzanti per l'”agribusiness” e un “alleato” della Cina, grande richiedente di materie prime alimentari e minerali dell’America Latina. Un certo numero di paesi hanno aderito al piano di investimenti infrastrutturali della Via della Seta cinese. La Cina sta cercando di assicurarsi l’approvvigionamento internazionale e di fornire uno sbocco per il suo capitale, che sta affrontando un’eccedenza a causa della saturazione del mercato mondiale.
La guerra ha fatto dell’America Latina l’oggetto di un’accresciuta disputa globale, che si manifesta nel crescente intervento politico degli Stati Uniti nei suoi paesi, specialmente dove si sviluppano crisi politiche eccezionali (Perù, Argentina, Colombia, Brasile). In Argentina, la guerra ha avuto un impatto qualitativo con l’armamento di una fazione filo-yankee all’interno del governo Kirchnerista da parte del Dipartimento di Stato e della Camera di Commercio degli Stati Uniti. Nella lotta contro la guerra mondiale imperialista, diventa più urgente la rivendicazione dell’Unità Socialista dell’America Latina.
11. È necessaria una campagna internazionale contro la guerra imperialista, per la sconfitta dei governi che la sostengono e per la rivoluzione socialista mondiale. Questa lotta richiede un insieme transitorio di rivendicazioni, che incorpori tutti gli aspetti della crisi mondiale e le principali preoccupazioni delle masse, così come le loro peculiarità a seconda dei paesi. Il monitoraggio della guerra attraverso la stampa e attraverso la propaganda e l’agitazione è assolutamente fondamentale. Il mondo è entrato in una nuova epoca.
[1] Il Fit-U [Frente de Izquierda y de los Trabajadores – Unidad] è una coalizione elettorale nata in Argentina nel 2011 che include tra i partiti principali il PTS [Partido de los Trabajadores Socialistas], Izquierda Socialista e il Partido Obrero. Nel 2019 la maggioranza del gruppo dirigente di quest’ultimo, sempre più in linea con l’elettoralismo opportunista alla base di questo percorso, ha espulso dalle sue fila un migliaio di iscritti, tra cui diversi dirigenti storici, che hanno poi costruito Polìtica Obrera.