Salari da fame, aumento della cassa integrazione, licenziamenti, morti, mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro e repressione da parte di Stato e padroni contro le lotte operaie. Ogni giorno assistiamo ad un netto peggioramento delle nostre condizioni oggettive di lavoratori e lavoratrici.
Il caso dell’attacco squadrista ai lavoratori e alle lavoratrici Fedex in occasione del picchetto al magazzino Zampieri di Tavazzano, è significativo di come la parte padronale, con la complicità delle forze dell’ordine, attacca violentemente la lotta dei lavoratori licenziati con l’utilizzo di squadracce, assoldate per stroncare i blocchi fuori la fabbrica. Questo vile attacco stava costando la vita ad un lavoratore iscritto al Si Cobas. Ma allo stesso tempo, questo e tutti gli assalti fisici avvenuti ai danni dei lavoratori e delle lavoratrici della logistica in lotta, hanno mostrato altri due aspetti: primo, la tenacia e la forza di questi combattenti della classe contro i padroni Fedex-TNT e contro il padronato in generale; secondo, i timori dello stesso padronato per un livello della lotta aspro ed efficace, motivo per cui i lavoratori non possono più restare indifesi. È tempo di iniziare ad organizzare l’autodifesa operaia ai picchetti!
La strada è tracciata. Ci troviamo ad un bivio: lotta o licenziamenti, lotta o perdita di diritti, lotta o condizioni di sfruttamento. Il capitalismo italiano, con a capo la Confindustria, inevitabilmente scarica il costo della crisi economica sul ceto medio impoverito e sulle fasce più marginali della società, aumentando a dismisura l’indebitamento pubblico nei confronti delle grandi banche, al fine di finanziare opere faraoniche che tutelino i profitti delle grandi multinazionali che appartengono al mondo dell’edilizia, dell’energia, del digitale e dei trasporti. Lo sblocco dei licenziamenti è solo l’inizio di una fase di grandi cambiamenti peggiorativi. Si stima che nell’immediato centinaia di migliaia di lavoratori perderanno il proprio posto di lavoro a fronte di una ripresa economica inconsistente, soprattutto nei settori più duramente colpiti dalla pandemia e nei settori dove si approfitterà della situazione per delocalizzare e licenziare. La perdita dell’art. 18 e la libertà indiscriminata dei padroni a licenziare era già stato un grande regalo concesso dalle burocrazie sindacali di CGIL-CISL-UIL al padronato.
La frammentazione e la mancanza di un filo rosso che unisca le centinaia di vertenze di crisi (es. Alitalia, Whirphool, ex Ilva, Piaggio, Sider Alloys, Texprint, Bekaert, Jindal, ecc.) è un costo altissimo che la classe lavoratrice sta scontando anche per colpa della politica criminale dei sindacati confederali che sistematicamente anestetizzano i lavoratori mediante illusioni in inconcludenti tavoli di concertazione con il MISE capeggiato dal leghista Giorgetti, strenuo difensore delle ragioni di Confindustria.
Dal lato del sindacalismo di base, intanto, importanti segnali arrivano in direzione di un’uscita dal settarismo, spesso incentivato da mini-apparati burocratici, verso alcuni esempi di proficua collaborazione sul piano della lotta. Lo sciopero nazionale del settore logistico previsto per il 18 giugno, promosso dal SI Cobas, ha visto convogliare su tale appuntamento anche USB, CUB e ADL Cobas. Si tratta di rendere costante e fermo tale tipo di approccio. E si tratta di dedicare anche la dovuta attenzione nei confronti di quei lavoratori CGIL che si oppongono al burocrate opportunista e antioperaio Landini e i suoi vassalli. È necessario soffiare sul fuoco per spingere tali lavoratori e lavoratrici CGIL non a costruire correnti congressuali e fare opposizione letteraria alla burocrazia CGIL da semplice sinistra di quel sindacato, ma a fare costantemente e senza cedimenti la guerra a tale burocrazia.
Questo anche per mezzo di strumenti come l’Assemblea delle Lavoratrici e dei Lavoratori Combattivi e il Patto d’Azione Anticapitalista per il Fronte Unico di Classe, che hanno dimostrato, al netto delle differenze di alcune parole d’ordine e metodi di costruzione che ci diversificano e si diversificano al suo interno, di esser stato capace di mantenere un seppur piccolo ma combattivo nucleo di opposizione di classe al sistema dei padroni e al governo della borghesia.
Prospettiva Operaia si pone sul versante dell’unione delle lotte con alla base la rivendicazione di un programma che ponga realmente al centro: la difesa dei diritti di lavoratori/trici e del salario, il miglioramento delle condizioni di lavoro, squadre di autodifesa operaia ai picchetti e il rovesciamento del sistema di sfruttamento capitalistico che porti ad un innalzamento della coscienza di classe per un governo dei lavoratori e delle lavoratrici.
Invitiamo quindi:
- tutti i lavoratori e le lavoratrici della logistica a scioperare il 18 giugno
- tutti e tutte a scendere in piazza a Roma per la manifestazione nazionale contro il governo Draghi e il padronato il 19 giugno
Prospettiva Operaia