di GA e RdB
Le brutali aggressioni da parte dello Stato sionista nei territori palestinesi confermano ancora una volta il volto criminale ed assassino di uno Stato colonialista che fonda il proprio dominio politico, economico e militare su una popolazione perennemente martoriata e umiliata.
La ritrovata unità dei partiti israeliani intorno alla figura corrotta di Netanyahu indica la volontà dei sionisti di uscire dalla propria crisi economica e di instabilità politica tramite la prosecuzione della loro opera di sistematico sterminio mediante distruzioni, vessazioni, espropri e saccheggi nei confronti degli arabi che vivono a Gaza, a Gerusalemme est e in Cisgiordania. A Gaza, l’intensificarsi dei bombardamenti ha prodotto ormai quasi 250 morti, di cui una sessantina sono bambini, e migliaia di feriti, insieme alla distruzione di interi edifici, mancanza di elettricità, acqua e viveri per la popolazione. Tutto a Gaza viene bersagliato dell’aviazione con la stella di Davide (altro che “obiettivi militari”), abitazioni, strade, la sede della stampa internazionale, l’ospedale Shifa (il principale ospedale della Striscia), l’unico centro Covid (per cui in questo momento è impossibile tracciare i positivi da coronavirus a Gaza), le strutture delle organizzazioni umanitarie come quella di Medici Senza Frontiere o quella di Palestine Children’s Relief Fund. E’stato negato il permesso di accedere alle strutture mediche a Gaza perfino alla Croce Rossa Internazionale. Un abominio a cui Gaza orgogliosamente resiste come sempre.
Alla resistenza palestinese, che con coraggio affronta un esercito tra i più tecnologicamente avanzati al mondo, si è unita nelle ultime settimane la protesta della popolazione araba di Israele, nonché i palestinesi della Cisgiordania, nonostante i tentativi di addormentarne la reazione da parte dell’ANP di Abu Mazen. Lo Stato sionista non può dormire sonni tranquilli perché gli arabi reagiscono a testa alta alla repressione di esercito e polizia e alle aggressioni fisiche di coloni e fanatici religiosi ebrei ortodossi con manifestazioni, blocchi e con il primo sciopero generale (il 18 maggio) dalle rivolte 1936-1939 contro le prime milizie sioniste catapultate in Palestina. Anche in un contesto drammatico come quello dell’occupazione israeliana lo strumento dello sciopero centrale torna uno strumento di lotta fondamentale. Un atto significativo che ha accompagnato alla chiusura di tutte le attività gestite dagli arabi israeliani molteplici manifestazioni a Gerusalemme, Ramallah, Nazareth, Hebron, Jaffa, Sakhnin, Led, Acca. Purtroppo anche in tali occasioni l’esercito sionista non ha fatto mancare i morti.
La furia dell’esercito israeliano si basa soprattutto sull’appoggio incondizionato da parte dell’imperialismo americano, che finanzia lautamente e difende strenuamente l’opera di saccheggio e distruzione ai danni dei palestinesi. Le recenti dichiarazioni del presidente Joe Biden e del segretario di Stato Antony Blinken testimoniano la fedeltà al proprio alleato strategico in Medio Oriente e allo stesso tempo benedicono l’intervento militare in corso a Gaza. Dall’altro versante, è semplicemente ridicola e opportunista la richiesta dell’Autorità Nazionale Palestinese di Abu Mazen di appellarsi agli USA per la fine delle ostilità. Si tratta dello stesso imperialismo che ha stanziato la vendita di armi ad Israele per 735 milioni di dollari ed ha riconosciuto Gerusalemme come capitale di Israele.
L’allineamento poi di ogni governo europeo ai piedi del governo israeliano è un mantra che si ripete ciclicamente ad ogni aggressione. Non a caso le forze politiche che hanno dato vita al governo Draghi come quelle teatralmente all’opposizione dello stesso, da FDI della Meloni alla Lega di Salvini passando per il M5S di Di Maio e il PD di Letta, hanno manifestato unitariamente in piazza la loro solidarietà allo Stato d’Israele, mentre Fratoianni ciancica di pace ma non disdegna di sedersi negli stessi banchi degli alleati di Israele nella sempre invocata coalizione della sua sinistra con M5S e PD.
Ogni giorno i grandi media asserviti al sionismo si impegnano al massimo per capovolgere letteralmente la realtà, facendo passare la vittima (i palestinesi) al ruolo di carnefici e terroristi. Il rapporto delle forze militari in campo è indiscutibilmente impari e risulta evidente che non si tratta di una guerra ma di un genocidio, da parte di un oppressore dotato di enormi capacità militari nei confronti di una popolazione inerme che subisce quotidianamente il giogo dello stivale sionista.
Le recenti manifestazioni della scorsa settimana a sostegno della causa palestinese e in ricordo della Nakba, sia in Italia che in Europa e in tutto il mondo, sono state un segnale importante e in controtendenza al clima mediatico tutto teso al sostegno del governo israeliano da parte dei loro lacchè. Nelle piazze in cui Prospettiva Operaia è riuscita a partecipare attivamente (Napoli, Roma e Firenze), si è riscontrata una considerevole partecipazione delle comunità arabe e immigrate (marocchini, tunisini, algerini, cingalesi, bengalesi, ecc) che si uniscono e superano i propri nazionalismi quando si tratta di difendere la causa palestinese. Gli interventi che si sono registrati, se da un lato hanno denunciato fortemente la strage in corso a Gaza, le condizioni di sfruttamento e le angherie che subiscono le popolazioni locali, dall’altro hanno purtroppo riscontrano ancora forti illusioni in un riformismo ormai logoro e nel ruolo di facciata dell’impotente ONU, nonché forti limiti nella prospettiva di una direzione politica che lotti, insieme ai proletari di tutto il Medio Oriente, per la costruzione di un movimento di resistenza che metterà fine al regime sionista e allo stato di apartheid.