Colombia: sesto giorno di sciopero generale

di Emiliano Monge

04/05/2021

La ribellione popolare in Colombia ha aggiunto una nuova pagina nell’ultima settimana. Dopo la convocazione ritardata di uno sciopero generale contro la gestione della pandemia da parte di Iván Duque, le masse sono scese in strada a milioni oltrepassando le richieste iniziali e la direzione dello sciopero. Uno sciopero isolato indetto per il 28 aprile si è trasformato in uno sciopero a tempo indeterminato.

Masse di operai, studenti, contadini e indigeni hanno celebrato il Primo Maggio con grandi mobilitazioni, picchetti e assemblee popolari, nonostante l’enorme repressione statale. Decine di morti e centinaia di feriti, arrestati, scomparsi e stupri sono stati denunciati in tutto il paese (Bbc, 4/5 e Wradio, 3/4). La mano esecutiva dei massacri è l’Esmad, il servizio di sicurezza e spionaggio. Le masse rivendicano la dissoluzione dell’Esmad.

Domenica Duque ha dovuto ritirare al Congresso il suo progetto di riforma fiscale, massicciamente ripudiato e respinto dai blocchi parlamentari, compresa la destra dell’ex presidente Uribe; lunedì l’autore del progetto, il ministro delle finanze Carrasquilla, si è dimesso. Il ritiro della riforma e le dimissioni non significano la sepoltura definitiva della riforma. Duque ora vuole “concordare”, con l’opposizione, una nuova riforma fiscale.

La manovra è stata accolta con uno sciopero a tempo indeterminato “di fatto” – e la richiesta di caduta del Duque. L’agenda di Duque include la riforma della sanità e delle pensioni, e il rafforzamento delle scuole e dei settori lavorativi non essenziali in presenza, quando ogni giorno muoiono quasi 500 persone (el espectador, 3/4).

Il Comitato Nazionale di Sciopero (CNP) aveva indetto lo sciopero del 28 aprile e una manifestazione simbolica per il 1° maggio, puntando alla “decompressione” con un nuovo sciopero per il 19 maggio. Gustavo Petro, leader del Fronte Progressista non ha mobilitato le forze il 28, e ha rotto il suo silenzio solo per condannare i “saccheggi” durante le mobilitazioni.

Il ritiro della riforma non ha calmato gli animi. La sostituzione di Carrasquilla garantisce una continuità del piano di aggiustamento concordato con il FMI. Il suo scopo dichiarato è quello di generare “consenso intorno alla riforma fiscale” con settori della destra e del centro, e istituire un “consiglio consultivo”.

Nonostante il ritiro della riforma e le dimissioni del ministro che l’aveva promossa, lo sciopero è continuato ed è diventato uno sciopero politico dichiarato – “Fuera Duque”.

Lunedì c’erano più di 20 posti di blocco a Bogotà, sorvegliati da un’estrema presenza di polizia e militari. Il traffico in città è crollato.

Allo sciopero hanno aderito tassisti, carri attrezzi, trasporti scolastici e autocarri a cassone ribaltabile (infobae, 3/4). In precedenza si erano uniti i camionisti, che rappresentano un sindacato chiave. I camionisti hanno continuato con il loro “piano della tartaruga” per paralizzare strade e percorsi. A Cali, lo sciopero dei tassisti è stato indetto dal primo mattino del lunedì. Gli aeroporti sono stati bloccati. Sono state incendiate 94 banche e 14 caselli e 4 statue sono state abbattute.

La #CGT e la #CUT, insieme al resto delle organizzazioni del CNP, invitano al #ParoNacional5M”, domani, nel Parco Nazionale di Bogotà per il ritiro del disegno di legge 010 di riforma sanitaria, reddito di base, difesa della produzione nazionale, zero tasse per gli studenti e l’abrogazione del decreto 1174, il quale riduce il piano di protezione sociale (cut.org, 3/4). In una conferenza congiunta, CUT, CGT, CTC e Fecode, chiedono la smilitarizzazione delle città, la vaccinazione di massa e la scuola non in presenza (El tiempo, 3/4).

La Minga, movimento indigeno, ed altre organizzazioni sociali si uniscono alle richieste, “il fine dei colombiani deve consistere nelle dimissioni del presidente Duque”, dicono. “Abbiamo deciso non solo nel Cauca, ma nel paese, di lottare per un paese diverso, contadini, afro, indigeni, urbani, sindacati e studenti che si stanno mobilitando nel paese. Non c’è solo la riforma fiscale, ma l’ingovernabilità che esiste nel paese ed è per questo che valuteremo di unirci alle organizzazioni mobilitate per continuare con lo sciopero nazionale e la Minga nazionale”, ha detto un portavoce del CRIC (indigeni del Cauca).

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