Assemblea pubblica – Domenica 25 Aprile ore 18:00
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Ogni anno assistiamo alle rituali e logore celebrazioni istituzionali per il 25 Aprile che inneggiano ipocritamente al sacrificio della Resistenza nella lotta contro il nazifascismo ed al contributo per la stesura del dettato costituzionale. In realtà, le massime cariche istituzionali, a partire dal presidente della Repubblica Mattarella (che in occasione del recente anniversario delle Foibe ha condannato duramente la resistenza jugoslava), celebrano la pacificazione sociale condotta dai principali partiti borghesi e proletari (DC, PRI, PLI, PSIUP e PCI) che scolpirono sulla pietra come il potere politico ed economico apparteneva ancora alla borghesia. Si tratta delle stesse istituzioni borghesi “antifasciste” che nel tempo hanno concesso spudoratamente sempre più spazi ai settori revisionistici della destra reazionaria che ciclicamente esaltano l’italianità delle morti dei repubblichini.
Lo spartiacque politico della svolta di Salerno nel 1944 per mano del “Peggiore” segnò un passaggio determinante per poter delineare le successive fasi di tradimenti e liquidazioni ai danni movimento resistenziale ad opera degli stalinisti. Si assistì allo sprofondamento del PCI, secondo i precisi dettami dell’URSS staliniana, nel campo dell’unità nazionale attraverso il blocco con le forze liberali e riformiste all’interno dei CLN, l’appoggio alla monarchia e al governo Badoglio, il reclutamento nel partito di esponenti provenienti dagli ambienti fascisti, l’alleanza militare incondizionata sotto l’egida degli Alleati nella lotta al nazifascimo, la successiva amnistia ai fascisti e la confisca delle armi ai partigiani in combutta con le forze imperialiste.
Certamente il proletariato in lotta contro il nazifascismo non dimenticava i principali responsabili dello stato di miseria, fame e oppressione, identificati dal grande capitale, la monarchia e la chiesa. Non a caso la lotta di classe fu letteralmente seppellita dagli ambienti conservatori e stalinisti e sostituita da una narrazione di Resistenza come fenomeno di guerra popolare e patriottica contro l’invasore germanico, che non dimentichiamo fino ad ieri rimaneva l’alleato di riferimento dei principali settori capitalistici.
Pertanto occorre dare voce ad un’altra narrazione della Resistenza, scevra dagli schemi dell’associazionismo cooptato alle logiche istituzionali e dalle logiche delle sinistre radicali che incensano acriticamente il ruolo del PCI iscrivendosi a pieno titolo fra le forze repubblicane che hanno contribuito a spegnere il fuoco rivoluzionario.
In questa occasione di dibattito, Prospettiva Operaia si impegnerà nell’analisi degli avvenimenti che hanno caratterizzato la natura e il disfacimento del fascismo congiuntamente con l’ascesa del movimento resistenziale da nord a sud, gettando uno sguardo particolare alle opposizioni di sinistra al PCI.
Vi invitiamo a partecipare!
(La vignetta immagine dell’assemblea è stata gentilmente concessa da Alessio Spataro)