di Rdb
Il cuore di ogni movimento populista è il suo interclassismo. La sorte di ogni programma politico interclassista è il fallimento.
Il Movimento 5 Stelle si sta sgretolando e non poteva essere altrimenti, era solo questione di tempo. Il “grillismo” ha provato a conciliare i finanziamenti alle imprese con il reddito di cittadinanza, il decreto dignità con il decreto sicurezza, e così via. I provvedimenti che si pretendevano a carattere sociale erano puro maquillage visto che, restando ai due esempi citati, tanto il “decreto dignità” quanto il meccanismo ad ostacoli del “reddito di cittadinanza” (misura già di per sé completamente insufficiente e avente la funzione di pompiere sociale [1]) si sono rivelati il nulla assoluto nella lotta alla crescente disoccupazione e alla povertà diffusa (o meglio “abolita” ricordando le patetiche dichiarazioni del leader Di Maio). Tuttavia tali misure servivano ai grillini da lato per accreditarsi agli occhi delle masse mentre conducevano le peggiori nefandezze al servizio del padronato italiano, per conto del quale, tra l’altro, il plurimandatario ministro Di Maio, approdato e confermato agli Esteri, conduce ora “missioni” economiche oltre confine.
Un disegno politico ammantato poi da una propaganda messianica contro la “casta”, che il M5S avrebbe espulso dalle istituzioni borghesi, diventandone il custode dall’alto della sua purezza e della sua unicità. Tale fraseologia, come più volte ripetuto, era funzionale a distrarre le classi sfruttate dai loro vero nemici: i capitalisti e banchieri che detengono il reale potere nella società. Ma ormai il M5S si è ridotto ad un tale livello di bassezza politica che anche tale discorso è già superato. I nemici del ceto politico, gli eroi del “governare da soli e senza partiti”, i puri che mai si sarebbero contaminati con nessuna delle altre forze politiche esistenti, soltanto nel giro di un’unica legislatura hanno praticamente governato con tutti, dalla Lega al PD, da Italia Viva a Forza Italia, fino alla campagna acquisti di senatori nell’operazione Costruttori/Responsabili per formare un Conte ter, e infine al sostegno, a costo di autodistruggersi pur di rimanere al governo, all’esecutivo di un altro loro nemico per eccellenza ai tempi della sua governance della Banca Centrale Europea: Mario Draghi.
Questa svolta non ha potuto non creare problemi al proprio interno, sia tra i parlamentari che soprattutto nella base e sui territori. Ma un’altra caratteristica dei movimenti populisti, e dei movimenti in generale, sono, a dispetto della retorica di una base orizzontale, la forte componente di leaderismi con i loro meccanismi da setta. Così ad un problema politico si risponde non politicamente ma secondo una logica organizzativista e burocratica. Nel caso del M5S tale tipo di risposta ha assunto contorni da commedia, con votazioni farsa sulla famigerata “piattaforma Rousseau” gestita dalla società di marketing della famiglia Casaleggio), diktat del padre-padrone Grillo che indice e blocca tali votazioni e riunioni dei vertici (non eletti dai propri iscritti neanche su Rosseau) a suo piacimento, espulsioni per direttissima, assenza di dibattito interno democratico sostituito da veloci click on-line, cambi di statuto, ricorsi legali, ecc.; tutto ciò è solo il riflesso e la conseguenza dell’infimo livello politico presente in questa organizzazione politica.
Quanto ai famosi espulsi e ai delusi del MoVimento, denunciamo con durezza la manovra opportunista di alcune forze della sinistra radicale come Potere al Popolo che, da formazione anch’essa interclassista, populista e piccolo borghese, invece di concentrare i propri sforzi sulla conquista della classe lavoratrice ad un obiettivo di rivoluzione della società, punta da tempo alla conquista del generico attivista 5 Stelle [2].
Non saranno certo i dissidenti pentastellati a porre le basi per sconfiggere il governo dei banchieri così come non si porranno certamente in una prospettiva conflittuale nei confronti dei padroni sfruttatori. Questa società malata, la società capitalista, non si combatte, come dicono i 5 Stelle sia di maggioranza che di minoranza, con la lotta agli sprechi della “casta” (di cui tra l’altro fanno parte), ma con la lotta di classe, non occorre costruire un movimento populista e popolare al di sopra di quest’ultima ma un partito dell’avanguardia rivoluzionaria che sappia condurla alla vittoria per un governo dei lavoratori e delle lavoratrici che cancelli i governi dei padroni e dei banchieri come quello di Mario Draghi.
[2] https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=3491300994309872&id=632293670210633
Un pensiero su “M5S: per essere “casta” evviva il governo dei banchieri!”