Dopo la mobilitazione del 6 giugno del “Patto d’Azione”: la necessità di un Fronte Unico con un programma per il potere

di DT e DdA

Sabato 6 giugno, i gruppi che hanno preso parte alle assemblee telematiche organizzate dal SI Cobas, tenutesi durante il lockdown, sono scesi in piazza in diverse città italiane. È un importante momento di lotta a cui abbiamo partecipato con convinzione. Il testo diffuso nei giorni precedenti dal titolo “FACCIAMO PAGARE LA CRISI AI PADRONI!” sostiene che “al degrado e alla miseria attuale i proletari devono contrapporre un’alternativa di classe tesa al superamento della schiavitù salariata, e perciò incompatibile con gli interessi di sopravvivenza del capitale”. Certamente la lotta della classe operaia contro questa società deve avere come fine non il suo abbellimento ma il suo superamento. Abbiamo seri dubbi in merito al fatto che le rivendicazioni elencate e il percorso intrapreso sino ad oggi siano all’altezza di quanto enunciato.

Patrimoniale o espropriazione dei padroni?

Tanto il testo “FACCIAMO PAGARE LA CRISI AI PADRONI!” quanto altri testi fatti circolare precedentemente, fanno appello ad una patrimoniale del 10% nei confronti del 10% più ricco della popolazione. La proposta della patrimoniale ha un limite intrinseco: prevede che continui ad esistere un “10% più ricco” della società, quando invece la crisi economica mondiale e le mobilitazioni che scoppiano in diverse parti del mondo, e che non mancheranno di scoppiare anche in Italia, pongono all’ordine del giorno la questione dell’espropriazione dei padroni, dei loro patrimoni, della loro sconfitta come classe sociale. Solo così è possibile recuperare le risorse per ricostruire l’economia su nuove basi, sulla proprietà sociale dei mezzi di produzione.

Il metodo del fronte unico

Tutti i partecipanti al percorso sostengono, almeno formalmente, la necessità di costruire un fronte unico. La nostra opinione è che sino ad oggi il “Patto d’azione” non ha funzionato come Fronte Unico ma come cartello costruito intorno al SI Cobas. Al netto degli indiscutibili meriti del SI Cobas nell’aver ricostruito il conflitto di classe in un settore importante come quello della logistica, è fondamentale che i lavoratori d’avanguardia guardino criticamente anche a questa esperienza. La classe operaia necessita della democrazia operaia e del metodo dell’assemblea. Solo così è possibile costruire un fronte unico delle organizzazioni operaie e sindacali. Dall’organizzazione dello sciopero sino alla costruzione di un fronte unico, la classe operaia deve fare esperienza di organizzazione e gestione democratica, anticipo, preludio, del regime politico che storicamente deve costruire.

La necessità della lotta per il governo Operaio

La crisi economica scoppiata in occasione della pandemia di Covid19 ha ragioni indipendenti da tale pandemia (sebbene la pandemia, invece, abbia le sue radici proprio nella decadenza capitalista e nella sua tendenza alla catastrofe economica, sociale, ecologica, sanitaria), trascina con sé un’irrisolvibile crisi del regime politico e sociale, del dominio complessivo della borghesia (economico, politico, ideologico), acuisce le contraddizioni interimperialiste e avvicina la guerra come strumento di distruzione della merce sovraprodotta (a partire dalla forza lavoro) e strumento di ri-divisione del mondo in sfere d’influenza.

Oggi, come ieri, la crisi dell’umanità è la crisi della direzione del proletariato. Urge la lotta per un programma che unifichi le esigenze materiali delle masse con la lotta per il governo operaio.

– Salario minimo per tutti i lavoratori di 1500 euro netti; scala mobile dei salari ossia l’aggiornamento automatico dei salari al carovita che la crisi produrrà sempre più.

– Scala mobile delle ore di lavoro, ossia la redistribuzione di tutto il lavoro che c’è tra i lavoratori per affrontare la disoccupazione; riduzione della giornata e della settimana lavorativa a parità di salario a non più di 6 ore al giorno e di 30 ore alla settimana.

– Salario sociale a disoccupati e studenti di almeno 1000 euro netti.

– Abolizione del Jobs Act e di tutte le leggi del precariato, trasformazione dei contratti precari in contratti a tempo pieno e indeterminato.

– Abolizione della legge Fornero e ritorno al sistema retributivo, ossia finanziato dalla fiscalità generale, con pensioni pari all’80% dell’ultimo salario e non inferiori a 1300 euro al mese.

Per sconfiggere i tentativi della borghesia di divedere i lavoratori italiani dai migranti: abolizione dei centri di permanenza temporanea; permesso di soggiorno per tutti e Cittadinanza italiana con pieni diritti politici (a partire dal diritto di voto) a tutti gli stranieri presenti sul territorio italiano da almeno tre mesi.

Nazionalizzazione senza indennizzo e sotto il controllo operaio dei grandi gruppi industriali, di interesse strategico: siderurgia, cemento, meccanica, aerospazio, trasporti, energia elettrica, idrocarburi, infrastrutture di ogni tipo.

– Nazionalizzazione senza indennizzo di banche e assicurazioni e di tutto il sistema creditizio, ed esproprio dei grandi depositi bancari; unificazione di tutte le banche nazionalizzate in un’unica banca di investimento e di credito, sotto il controllo operaio, unico strumento per poter disporre di strumenti reali per riorganizzare l’economia sulla base di un piano razionale.

No al pagamento del debito pubblico! No ai trattati europei! No all’euro e alle politiche della BCE! Conio di una nuova moneta da parte della banca unica dei lavoratori, basato sulle riserve auree della Banca d’Italia e dei patrimoni espropriati ai capitalisti, che funga da reale unità di misura della ricchezza e strumento affidabile per la pianificazione economica.

Lo sviluppo del processo rivoluzionario, porrà all’ordine del giorno il tema dell’UE e dell’Eurozona. Il non pagamento del debito e la nazionalizzazione del sistema bancario-creditizio implicherà, qualora non fosse già avvenuto prima, il fallimento a catena di tutto il progetto imperialista europeo. I comunisti devono recuperare il progetto originario della Terza Internazionale degli Stati Uniti Socialisti d’Europa, come obiettivo di tutto il proletariato europeo.

L’acutizzarsi delle contraddizioni imperialiste porrà all’ordine del giorno il tema della guerra. Per il proletariato è questione di vita o di morte la lotta contro la guerra imperialista sino alla vittoria, contro la borghesia italiana, l’UE, la NATO. Il proletariato deve emergere come soggetto autonomo e lavorare, controcorrente, contro il patriottismo e il nazionalismo che inevitabilmente avvelenerà la vita politica e sociale del paese. Le guerre, pur non giungendo all’improvviso, metteranno le masse popolari a dura prova. I comunisti dovranno recuperare il meglio dell’esperienza internazionalista contro la guerra: Nazionalizzazione senza indennizzo e sotto il controllo operaio dell’industria bellica! No ai crediti di guerra e al rifinanziamento delle missioni militari all’estero!

La lotta per la direzione e l’organizzazione del movimento operaio

Nessuna di queste rivendicazioni è pienamente risolvibile sul terreno del capitalismo ma richiede inevitabilmente la rivoluzione socialista e il potere della classe operaia. Il percorso verso la rivoluzione sociale è disseminato di conflitti tra i lavoratori e i padroni. È fondamentale lottare in tutti i contesti per l’organizzazione della classe operaia, contro le direzioni burocratiche del movimento operaio, a partire dal singolo conflitto sino a creare una rete di organizzazioni locali e di categoria nate nel fuoco della lotta. Il compito di agire come soggetto cosciente di questa costruzione spetta ai comunisti e all’avanguardia del proletariato.

Il conflitto sociale porrà il tema dell’organizzazione dei lavoratori oltre i sindacati. È fondamentale che i comunisti agiscano nei momenti di conflitto acuto (picchetti, occupazioni, ecc..), recuperando strumenti importantissimi nell’organizzazione del proletariato: i comitati di sciopero, per unire tutta la massa in lotta oltre gli iscritti ai sindacati ponendo il problema del potere; i distaccamenti operai, per difendere gli operai dalle forze reazionarie che il capitale userà contro la classe operaia in lotta; i consigli (i soviet) per coordinare tutta la massa e i gruppi in lotta.

Siamo convinti che il Patto d’Azione possa superare la prova del conflitto di classe solo riorganizzando la sua attività e il suo programma nella prospettiva della lotta per il potere dei lavoratori.

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