Legalizzazione delle droghe, un dibattito necessario nella sinistra

di Dicla, 08/02/2020

Il 15 Novembre dello scorso anno, alcuni militanti del Centro Sociale Askatasuna di Torino sono stati ripresi mentre allontanavano degli spacciatori di eroina e crack dalle strade del quartiere Vanchiglia. A maggio la Procura di Torino e la Digos hanno avviato un’inchiesta in cui risultano indagati 7 militanti con l’accusa di aver tentato di controllare la zona con delle ronde anti-spacciatori.

I compagni si sono difesi, rigettando le accuse, con un post su Facebook in cui hanno accusato i media borghesi di aver imbastito “una vera e propria fiction poliziesca”. I compagni, ancora, sostengono di aver agito per evitare che il loro quartiere diventi una vera e propria piazza di spaccio.

 Il CS Akatasuna ha subito un’incredibile gogna mediatica, anche da diversi compagni e aree di movimento. Gli articoli di diverse testate giornalistiche che hanno riportato la vicenda pongono sotto i riflettori solamente le azioni dei militanti, senza preoccuparsi del problema nevralgico della questione: la presenza di spacciatori nei quartieri di Torino e delle città italiane in generale è funzionale all’addomesticamento delle masse e al giro di affari e profitto del sistema capitalista.

La questione riguardante la “legalizzazione delle droghe” torna spesso in auge nei dibattiti di tanti Paesi capitalisti: negli anni siamo stati spettatori delle più disparate proposte in merito, sia da parte dei partiti più proibizionisti, sia da parte di quelli più “progressisti”. Soprattutto da quest’ultimi, non è mai stata avanzata alcuna proposta davvero rivoluzionaria, in quanto si è sempre affrontata la questione da un punto di vista idealistico, facendo appello alla libertà personale dell’individuo, escludendo alla base un’analisi materialista della società.
Proponiamo a tal proposito un articolo pubblicato su “Politica Obrera Revista” in cui, attraverso una analisi del dibattito in corso in Argentina sul tema della legalizzazione delle droghe, viene approfondita l’opinione marxista e rivoluzionaria in merito.

Testo originale: https://politicaobrera.com/revista/467-legalizacion-de-las-drogas-un-debate-necesario-en-la-izquierda

A seguito della riapertura del dibattito sulla legalizzazione delle droghe, il PTS si è schierato con Berni[1] a favore di una soluzione banale del problema e lontano da ogni proposta rivoluzionaria nell’articolo “Perché è urgente legalizzare le droghe”, pubblicato su La Izquierda Diario[2].  Il governo sta studiando un progetto per depenalizzare e regolamentare il consumo di cannabis.

 

Il progetto del governo

Mentre Sergio Berni si posiziona a favore della legalizzazione delle droghe leggere e pesanti, Sabina Frederic (ministro della sicurezza della nazione) prepara un disegno di legge riguardante “l’accordo per la regolamentazione legale della Cannabis”. Questo organismo riunisce le organizzazioni argentine per i diritti sociali e umani che lavorano contro la violenza istituzionale legata al consumo di droga. È stato concordato un progetto che prevede un sistema di produzione e distribuzione di Cannabis per soddisfare la domanda esistente, soltanto per chi ha più di 18 anni. Allo stesso tempo, le politiche pubbliche dovrebbero essere orientate al controllo della qualità. La vendita a singoli e piccoli gruppi e ai club di autocoltivazione è protetta.

Il progetto si basa su queste premesse. Anche se alcune vendite private sono consentite, non è ancora chiaro se il modello sarà più simile a quello degli Stati Uniti e del Canada, dove il mercato è privato con una regolamentazione statale nel controllo della qualità, o se sarà simile a quello dell’Uruguay, che dà allo Stato il monopolio della produzione e della distribuzione. Le condizioni di accesso e l’eventuale presenza di limiti alla quantità di questa sostanza venduta e detenuta non sono chiare in questa fase. In contrasto con la posizione di Berni, Frederic sostiene che la sua intenzione sia quella di fare una prova con la depenalizzazione e la regolamentazione delle droghe leggere, per poi vedere i risultati e analizzare se è necessario un progresso nella legalizzazione delle droghe pesanti.

La divergenza tra Frederic e Berni non è casuale. Fa parte della prima grande crepa nel fronte di tutti coloro che si occupano di “sicurezza”. Berni, a capo del portafoglio sicurezza del governo di Buenos Aires di Kicillof, ha dichiarato CFK[3] come suo “Capo politico” e rappresenta l’ala più dura e repressiva della coalizione.  Attribuisce a Frederic una “ideologia di garanzia” in materia giudiziaria tipica dello zafaronismo. Frederic risponde ad Alberto Fernández[4] e si pone come l’ala della coalizione che sostiene la “sicurezza democratica”.

L’approvazione del governo ad andare avanti sulla questione della legalizzazione è un altro sintomo del fallimento dell’Argentina. La legalizzazione di giganteschi affari internazionali come la prostituzione e la vendita di droga sono spesso risorse degli stati borghesi per affrontare la crisi economica. In Spagna, l’INE (Istituto Nazionale di Statistica) ha effettuato una stima del PIL del paese nel 2010. Il calcolo prevedeva una crescita della ricchezza nazionale tra l’1,5% e il 3% se la vendita di droga e la prostituzione fossero state legali sul territorio.

Nonostante il debito argentino sia praticamente impagabile, il governo mette la legalizzazione della droga all’ordine del giorno in un altro dei suoi numerosi tentativi di mostrare segni di “ripresa economica” al FMI e ai creditori privati. Lo scopo di questo tipo di azione è quello di invertire la situazione estremamente negativa in cui si trova la rinegoziazione del debito.  Il fallimento della recente missione di Kicillof negli Stati Uniti, con cui il fondo di investimento Fidelity ha bloccato la proposta di riprofilare il debito provinciale, costringendo il governo di Buenos Aires a pagare senza alcuna rimozione o estensione dei termini, dimostra chiaramente che manovre come queste non possono contribuire minimamente a far uscire l’Argentina dal default.

Le droghe e il capitalismo

Sebbene l’uso medicinale e ricreativo delle droghe psicoattive risalga a tempi antichi, è con l’emergere del capitalismo che il loro uso acquisisce una terza fase legata all’abuso e alla dipendenza. La rivoluzione industriale e lo sviluppo esponenziale della medicina e della farmaceutica sono interamente legati a questo processo. Già nel XIX secolo, i lavoratori dei paesi capitalisti europei più avanzati erano soggetti a lunghi orari di lavoro e il boom del mercato dell’oppio, allora dominato dall’Inghilterra, rendeva facile l’accesso ai derivati dell’oppio. La proletarizzazione dei contadini nel contesto di sovrasfruttamento e la sua concentrazione negli agglomerati urbani crearono un terreno fertile per le dipendenze.

Questa nuova fase di consumo di droghe ha un rapporto diretto con il modo di produzione capitalistico. L’alterazione dei rapporti sociali e del legame tra uomo e natura, l’appropriazione della ricchezza prodotta da una classe dominata da una classe dominante e l’esistenza di un esercito di riserva di individui che non hanno nemmeno il diritto di essere sfruttati, genera acute distorsioni in entrambe le classi sociali.  Il capitalismo promuove le malattie psichiche tipiche di questo sistema, come la schizofrenia, l’ossessione e le fobie. La tossicodipendenza ne fa parte.

La tossicodipendenza non è legata solo alla sostanza e alla personalità del tossicodipendente. Le questioni storiche, sociali e culturali hanno lo stesso peso dei fattori sopra citati. L’ambiente familiare e sociale, la realtà lavorativa e le condizioni di vita della persona sono fondamentali in questo processo. Il tossicodipendente è qualcuno che non ha la capacità di scegliere la propria condizione. È una persona che è stata costretta a organizzare la sua vita nella e attraverso la dipendenza. La tossicodipendenza è la perdita di autonomia e di libertà dell’individuo dalla sostanza e la subordinazione ad essa di tutti gli aspetti della vita umana. È una delle espressioni più radicalizzate dell’alienazione nella società capitalista.

È a questo punto che la fantasia liberale propagandata dai sostenitori della legalizzazione di tutte le droghe si scontra con la realtà. Considerare questa una richiesta progressista per gli oppressi significa non considerare il regime capitalista come una fabbrica per i tossicodipendenti.  In base a quale tipo di analisi marxista si può concludere che, nel quadro di un sistema di sfruttamento sociale, la classe operaia è una classe libera con piena capacità di autodeterminare il proprio consumo di droga?

Essere d’accordo con questa posizione significa essere funzionali alla lobby padronale che pretende di creare un business sulla base di un degrado “regolato” della gioventù. I socialisti non possono mai sostenere un’industria di questo tipo, sia che sia sviluppata privatamente (Nord America e vari paesi europei) che dallo Stato (Uruguay).

I socialisti hanno combattuto l’uso delle droghe nel corso della storia. Trotsky in “Problemi di vita quotidiana”, pubblicato nel 1923, ha sollevato il problema del fumo e dell’alcolismo nella Russia sovietica. Ma questa lotta non è stata affrontata con il proibizionismo, ma attraverso il dibattito politico con i lavoratori.

La lotta per la depenalizzazione dei consumi assume un carattere cruciale nella difesa delle libertà democratiche. La criminalizzazione del consumo è un attacco da parte dello stesso Stato che è responsabile della miseria e della decomposizione sociale che porta al consumo abusivo e alla dipendenza. La tendenza punitivista ha avuto come massime espressioni la legge promulgata tra il 1920 e il 1933 negli Stati Uniti che proibiva il consumo di alcolici e la “guerra alle droghe” promossa nel 1971 dal presidente nordamericano Richard Nixon. Questo insieme di misure ha rafforzato l’apparato repressivo dello Stato. Di conseguenza, il 22% della popolazione carceraria dell’epoca era legata al consumo o alla vendita di droga. La criminalizzazione del consumo è un altro strumento di persecuzione e di intimidazione delle forze repressive che si intrecciano intimamente con la grande criminalità e il traffico di droga.

 

Il PTS e la sua “Urgenza” di legalizzare le droghe

Nell’articolo “Perché è urgente legalizzare le droghe”, pubblicato su La Izquierda Diario, il PTS non fa il minimo sforzo per fornire una soluzione rivoluzionaria al consumo di droga. Non solo è una difesa della proposta di Berni di legalizzare tutti i tipi di droghe (siano esse leggere o pesanti), ma invita i giovani a mobilitarsi affinché Frederic e Berni “passino dalle parole ai fatti”. L’articolo si accontenta solo di richiedere una politica sanitaria per la cura degli utenti a rischio.

Una delle principali argomentazioni del partito di Nicolás Del Caño e Myriam Bregman è costruita sul tema del traffico di droga. Qui ci troviamo di fronte a una grande concessione allo Stato borghese. Sostenere che una legge di legalizzazione sia una misura per combattere il traffico di droga significa ignorare due cose: il profondo intreccio dell’apparato repressivo dello Stato con il traffico di droga e il funzionamento dello stesso come un’industria illegale sul mercato per evadere le tasse. La legalizzazione funziona come una via d’uscita per un settore della borghesia imperialista che preferisce riciclare il proprio business.

Il carattere piccolo-borghese della proposta è evidente. Mentre le droghe sintetiche sono vendute nei negozi o nelle farmacie di strada per un settore minoritario della società più ricca, nei bassifondi e nelle baraccopoli il narcotraffico continua a operare illegalmente, vendendo scarti di produzione. Il traffico di droga è una rete di relazioni sociali di sfruttamento che si svolge in piena collusione con gli Stati nazionali. La lotta contro di esso non potrà mai essere affrontata senza rivendicare la lotta per smantellare l’apparato repressivo.

Dopo la tragedia del Time Warp nel 2016[5], il PTS ha presentato un progetto di legalizzazione alla Camera dei Rappresentanti. Non tengono conto del fatto che le condizioni che hanno portato a quel massacro sono riprodotte in vari paesi europei sotto il manto della legalità. Qui si è trattato di una trattativa tra l’imprenditore Adrián Conci, l’industria farmaceutica e il governo Larreta. Nei party europei tutta questa rete è replicata sotto gli occhi del pubblico, con grandi stand che vendono droghe mortali. Il carattere “regolato” della droga non impedisce a questo settore della borghesia di negoziare la distruzione tra i giovani. L’approccio del PTS nell’affrontare la questione delle droghe e delle tragedie non è sorprendente. Nell’articolo d’opinione “l’etica del rugby e lo spirito del capitalismo” pubblicato su LID, Octavio Crivaro associa il recente omicidio di Fernando Baez Sosa a Villa Gesell esclusivamente ai valori di classe degli assassini, minimizzando gli effetti del consumo di alcolici.

Il PTS innalza la bandiera della legalizzazione di tutte le droghe come diritto di libertà democratica. La deformazione del metodo con cui procedono li pone alla retroguardia della lotta contro la criminalizzazione del consumo. Un partito rivoluzionario, intervenendo in un movimento di massa, ha il compito di sbloccare le attuali contraddizioni delle masse e di postularne il superamento. Il PTS, invece, prende gli elementi più arretrati della coscienza di massa e li rende una rivendicazione di lotta.

Nell’elevare il consumo di droga a diritto umano fondamentale della libertà, c’è il presupposto di fondo che l’individuo possa staccarsi dalle sue condizioni materiali ed esercitare una piena e astratta libertà. Falso! Un sistema di sfruttamento si sviluppa sulla base del condizionamento della volontà e della capacità d’azione degli sfruttati. L’uso di droga è uno degli elementi coercitivi del sistema. La classe operaia non potrà mai fare un uso libero e autodeterminato di queste sostanze se non nel quadro della sua emancipazione.

Una soluzione rivoluzionaria

Basta con la repressione e l’intimidazione dei giovani. Decriminalizzazione del consumo, del possesso e dell’autocoltivazione. No alla lobby padronale e allo sviluppo dell’industria farmaceutica di farmaci nocivi per la salute.

Il traffico di droga sfrutta l’esistenza di un esercito di riserva in cui recluta la sua manodopera. Sfrutta da un lato l’incapacità del capitalismo di garantire la piena occupazione e dall’altro la necessità della borghesia di mantenere un settore della classe operaia disoccupato o assolutamente precario per aumentare il suo tasso di sfruttamento abbassando il salario medio dei lavoratori. Il salario minimo pari al paniere familiare di base, la distribuzione dell’orario di lavoro tra occupati e disoccupati senza incidere sui salari e la fine della precarietà del lavoro sono misure essenziali per porre fine alla miseria sociale in cui operano queste mafie.

Lo Stato è l’organizzatore del grande crimine legato alla droga. Le bande criminali operano nei quartieri con la complicità della polizia responsabile delle aree liberate. Smantellare l’apparato repressivo.

La borghesia della droga, che opera illegalmente, sposta i suoi capitali verso i paradisi fiscali con la complicità dei porti di frontiera. Nazionalizzazione delle banche e del commercio estero sotto il controllo dei lavoratori.

I partiti che si considerano di sinistra e rivoluzionari devono combattere con forza l’uso di droga tra i lavoratori, non ricorrendo al proibizionismo o all’ipocrisia eccessiva, ma con il dibattito politico. La classe operaia, nella sua lotta per il proprio governo, ha il compito di porre fine all’abuso e alla dipendenza di droghe, eliminando le proprie cause dalla struttura capitalistica.

[1] Ministro della Sicurezza della Provincia di Buenos Aires [n.d.t.]

[2] http://www.laizquierdadiario.com/Por-que-es-urgente-legalizar-las-drogas

[3] Cristina Fernandez de Kirchner, ex Presidente della Nazione Argentina dal 2007 al 2015, attuale Vicepresidente della Nazione e vedova di Nestor Kirchner, Presidente della Nazione dal 2003 al 2007 [n.d.t.]

[4] Attuale Presidente della Nazione Argentina [n.d.t.]

[5] Festival di musica elettronica che si tiene ogni anno in Germania. Nel 2016 morirono 5 giovani e altri 5 furono ricoverati in terapia intensiva a causa dell’assunzione di droghe sintetiche come MDMA (meglio nota come Ecstasy) e le metanfetamine. [n.d.t.]

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