di Emiliano Monge 08/06/2020
Traduzione dell’articolo pubblicato su https://politicaobrera.com/
Circa 10.000 persone sono scese in strada lo scorso venerdì nella capitale Lubiana. É stata la sesta settimana di proteste di massa a livello nazionale contro il primo ministro Janez Jansa che intende seguire le orme del primo ministro ungherese di ultradestra Viktor Orban, il quale a marzo si è auto-concesso poteri dittatoriali. Jamsa sostiene che i poteri straordinari servono a proteggere la vita delle persone, nonostante abbia dichiarato la “fine della pandemia”.
Ogni venerdì migliaia di lavoratori escono a protestare. I manifestanti e i sindacati indipendenti (Mladi Plus) esigono che Jansa se ne vada, a causa del suo razzismo, della corruzione e della gestione della pandemia. Quando sono state riaperte le scuole e i luoghi di lavoro, le proteste sono ricominciate, con la particolarità di essere tenute in bicicletta al fine evitare di essere fermate a causa dei divieti di circolazione e dei raduni di massa.
Crisi politica dell’estrema destra
Il governo è costituito da una coalizione e da partiti di estrema destra dichiaratamente fascisti. La prima protesta si è realizzata a febbraio; qualche settimana fa sono tornate le mobilitazioni.
Il Primo Ministro accusa i manifestanti di portare i simboli della ex Federazione Jugoslava. Jansa era stato ministro della difesa durante lo scioglimento della Jugoslavia nella guerra dei 10 giorni per l’indipendenza.
Si tratta di un movimento di massa per un piccolo paese come la Slovenia. Lo stesso movimento si sta opponendo contro ciò che loro vedono come un colpo di stato del primo ministro. La sinistra, i sindacati, il movimento per il cambiamento climatico e i gruppi LGBT+ sono al centro delle proteste. Le proteste hanno costretto il governo a revocare i poteri della polizia per controllare le persone ed entrare nelle loro case. Le persone mobilitate crescono di settimana in settimana e sono determinate a continuare, rivendicando il rovesciamento del governo Jansa.