Compagne e Compagni, buon pomeriggio.
Da questo forum internazionalista salutiamo tutti i lavoratori del mondo nel giorno che simboleggia l’inconciliabile antagonismo tra il capitale e la classe operaia. Un antagonismo inconciliabile perché è un antagonismo di sfruttamento sociale e di miseria sociale.
Da questo forum internazionale voglio commemorare tre compagni del Partido Obrero, grandi militanti, che sono morti negli ultimi giorni, nelle ultime settimane.
Mi riferisco al compagno Hugo Interlandi, alla compagna Inés Rojas e alla compagna Nora Eliçabe. La compagna Nora Eliçabe ha dovuto lottare duramente per essere curata a causa di un cancro che avanzava inesorabilmente e ha trovato in questa lotta gli ostacoli sistematici, consistenti, irriducibili, dell’apparato sanitario statale. Solo attraverso una grande lotta, molta perseveranza, senza mollare, siamo finalmente riusciti a far operare la compagna per la malattia che la affliggeva, e purtroppo è morta durante l’operazione. Una compagna che ha vissuto la fase della culla del nostro Partido Obrero, perché le condizioni e le circostanze in cui lei, sua sorella, suo fratello e diversi membri molto importanti della gioventù cattolica di Bahia Blanca si sono riuniti per fondare il Partido Obrero a Bahia Blanca, hanno realmente tutte le caratteristiche di un momento di grande creatività rivoluzionaria. A loro il mio omaggio, la mia commemorazione e l’invito a tutti voi a vedere in questi compagni un esempio da seguire.
Da questo forum internazionalista mando un enorme saluto ai compagni di Bed Time[1] e ai compagni di Penta[2], perché le circostanze e il loro coraggio stanno dando il via a tutta la classe operaia argentina, un corso che la classe operaia argentina è pronta a seguire. Si tratta di una lotta costante contro il capitale in difesa della salute e del sostentamento del lavoratore. Perché si parla della vita in termini di salute, ma si dimentica che il salario, le condizioni di lavoro, la difesa della vita familiare, sono il mezzo con cui un lavoratore vive in Argentina e in qualsiasi parte del mondo.
Compagni, dietro questa epidemia, questa pandemia di coronavirus, è necessario decifrare qualcosa di fondamentale: c’è un grande processo di salvataggio capitalista e di confisca capitalista che si nasconde dietro la pandemia. Negli Stati Uniti, le operazioni di salvataggio arrivano a circa otto mila miliardi di dollari, otto milioni di milioni di dollari, e sommando Europa e Giappone, una cifra un po’ più alta. Un salvataggio di quattordici, quindici mila miliardi di dollari, se ci uniamo la Cina e altri Paesi, come vedremo ora anche in Argentina. Attraverso questa operazione di salvataggio, gli Stati hanno rivolto alla difesa del capitale, al salvataggio del capitale, un quarto del PIL mondiale. Un quarto di quello che tutta l’umanità produce in un anno, e l’hanno fatto in un paio di settimane. Niente del genere è stato previsto per provvedere ai lavoratori e ai disoccupati. Al contrario, ci sono licenziamenti di massa dei lavoratori, e negli Stati Uniti in questo momento la disoccupazione raggiunge i 25 milioni di lavoratori.
Dietro il processo della pandemia si nasconde quest’altro processo, perché la pandemia appare in un momento in cui i fallimenti capitalistici erano diventati quasi inevitabili, e ciò che in circostanze ordinarie avrebbe provocato un intervento “normale” a favore del capitale, si nasconde ora dietro la pandemia.
Quello che seguirà è assolutamente fondamentale. Per esempio, quando un capitalista negli Stati Uniti e un altro capitalista in Argentina dicono di temere che la catena dei pagamenti si spezzi, cioè che non si possa pagare il proprio fornitore o creditore, e che il fornitore o creditore non possa pagare i suoi fornitori e i suoi creditori, quello che stanno dicendo è “lo Stato dia a me il denaro, a tassi di interesse bassi o nulli, in modo che io saldi i miei debiti che non posso pagare”. Si tratta di un’operazione di salvataggio del capitalismo, ancora una volta, mascherata dalla teoria della catena dei pagamenti. Tutto ciò è una menzogna. Il lavoratore deve essere perfettamente consapevole che sta assistendo a una gigantesca confisca economica. E tutto questo con l’argomento della pandemia. Un uomo come Trump va contro l’alienazione sociale dicendo che lo Stato non deve interferire nella vita degli individui, però invece interferisce con sei mila miliardi, otto mila miliardi di dollari, comprese le spese statali, nel salvataggio della classe capitalista.
Qualche gigante ci guadagna. I giornali finanziari di tutto il mondo commentano una cosa molto interessante: dal 1987 i mercati azionari non sono cresciuti come in questo aprile. Certo, è una crescita che non compensa le perdite, ma non sono mai cresciuti in un mese come adesso. Quale è la spiegazione? I soldi dello Stato. Che vuol dire? Che non usano quel denaro per pagare il debito che non possono pagare, ma che lo tengono per sé, che lasciano i debiti bloccati, che continuano a speculare e che comprano azioni nel bel mezzo di una recessione, sapendo che nel bel mezzo di una recessione quelle azioni non possono produrre alcun tipo di beneficio.
Dicono che la vita non è solo un problema di salute, ma anche un problema economico, perché se non lo vediamo come un problema economico ci troveremo in una situazione di fame. Quindi se l’economia è anche un problema di salute, va detto che quello che stanno facendo non ha nulla a che fare con la salute ma con il salvataggio dei capitalisti per cifre mai viste prima nella storia dell’umanità, in un tempo che non si è mai visto prima. Non si tratta della vita, ma della sopravvivenza di una classe sociale. È la stessa classe sociale che, dove è stata imposta una quarantena, o come dicevano i compagni italiani, usando la lingua inglese, un lockdown, vuole riattivare l’economia. Eccoli di nuovo sdraiati. Nessun settore della classe capitalista vuole in realtà riattivare l’economia perché l’economia è dominata dalla crisi capitalistica. Non ci sono mezzi per riattivarla. Quello che vogliono è semplicemente riaprire le fabbriche e le imprese per usare la pandemia come un’estorsione, come una pressione per assumere meno lavoratori, per dichiarare definitiva gran parte dei licenziamenti stabiliti e per creare un rapporto lavoro/capitale che permetta una riduzione dei salari e delle conquiste. Questo è il vero scopo.
Anche cento anni fa ci fu una pandemia; era conosciuta come influenza spagnola, ed era anche nascosta, ma fu nascosta, all’inizio del 1918, da una guerra mondiale. Mentre il capitale uccideva la forza lavoro nelle trincee e sui campi di battaglia, non c’era molta attenzione al fatto che la stessa cosa stava accadendo con l’influenza spagnola. Oggi, invece, è esplosa in modo assolutamente massiccio, senza nessun altro schermo. Che cosa significa? Che il capitale ha una vita eterna, di pandemia in pandemia, di guerra in guerra, salvato dagli Stati capitalisti? Per niente.
Usciti dalla crisi sanitaria, nel momento in cui tale uscita si verifica, per mezzo di un vaccino, per mezzo di altre circostanze o altro, avremo una classe capitalista senza risorse per operare e Stati capitalisti assolutamente falliti perché hanno crediti nei confronti di una borghesia che non possono essere ripagati. Il debito pubblico degli Stati Uniti, il debito pubblico dell’Europa, il debito delle banche centrali, sono impagabili. La questione del pagamento del debito è diventata un problema mondiale. In questo momento, ad esempio, molte nazioni in Asia non sono in grado di ripagare il debito estero verso la Cina per le costruzioni e gli affari fatti sulla via della seta. E indovinate un po’? Propongono alla Cina lo stesso piano che Martin Guzman, il ministro dell’economia argentino, propone ai creditori stranieri: un taglio degli interessi del 65%, una dilazione dei pagamenti, e così via.
Cosa intendo dire? Che è una crisi mondiale, non una crisi del debito di Argentina, Brasile, Venezuela… è una crisi mondiale che colpisce il capitale internazionale nel suo complesso. Forse avrete letto (per i miei compagni stranieri sarò più preciso) in Ámbito Financiero una notizia scioccante: il gas di scisto e le compagnie petrolifere non convenzionali negli Stati Uniti stanno per andare in bancarotta a causa della crisi petrolifera, e quelle compagnie sono molto indebitate. E non sono solo molto indebitate: fanno parte del capitale sociale di gruppi finanziari come Blackstone, Fidelity, Morgan Bank… vale a dire che le compagnie di gas e petrolio di scisto si impadroniranno dei grandi creditori internazionali dei nostri paesi, perché la perdita di capitale che subiranno in seguito a questi fallimenti sarà eccezionale. A nostro avviso, nel bel mezzo di questa pandemia, è estremamente importante assistere al fallimento e alla dissoluzione del sistema dominante. Perché è alla luce di questo che dobbiamo giudicare ciò che gli uni e gli altri stanno facendo riguardo alle quarantene, alle pandemie e a questa crisi sanitaria. Il regime sociale che dovrebbe fornire una via d’uscita dal problema sanitario è completamente fallito.
Questo fallimento si manifesta soprattutto nel campo della salute, totalmente. Ad esempio, si stima che gli infetti e i morti in Brasile siano superiori del sessanta per cento rispetto a quanto stabilito. Lo stesso vale per gli Stati Uniti: non essendoci una sanità di massa, non sono state fatte diagnosi sicure, perché non c’è né la volontà né le risorse per applicare queste diagnosi, l’estensione della pandemia è sconosciuta. È una cifra che, se non c’è una rivoluzione sociale che cambia tutti i dati politici del mondo, finiremo per conoscere molto più tardi e sarà molto più alta.
Negli Stati Uniti, la salute pubblica è compromessa. Venticinque milioni di nordamericani non hanno assistenza sanitaria, e dal lato privato l’assistenza sanitaria è molto costosa. Questo spiega anche la diffusione del virus negli Stati Uniti. In Brasile, la salute pubblica è un fattore completamente superato. La gente è sepolta in tombe comuni, eppure la medicina privata o i sanatori privati hanno ancora la capacità di agire, cioè il capitale, di fronte alla questione della difesa della vita dei suoi cittadini, una categoria repubblicana che ha trasformato in un dio moderno, fa appello alla distinzione di classe: ci sono cittadini che lavorano e sono sfruttati e altri che hanno condizioni migliori e possono prendersi cura della loro salute. Il caso del Brasile è assolutamente spaventoso, e lo stesso vale per l’Argentina.
Abbiamo un giornalista che scrive sul giornale La Nación, il quale lamenta il crollo dell’assistenza sanitaria privata, perché, dice, hanno sospeso diverse operazioni a causa della pandemia, non guadagnano più quello di una volta. Si rifiutano di aprire questi sanatori al trattamento indiscriminato di coloro che sono colpiti dal coronavirus e lo fanno solo in modo limitato (il coronavirus sulla rete non è nemmeno presente) a coloro che possono pagare un canone in operazioni prepagate o in alcuni casi sociali. Non vogliono sottomettersi alle direttive dello Stato e si sottopongono a un unico piano in cui naturalmente non dovrebbero trarre profitto, perché si tratta di salvare i cittadini da una gigantesca pandemia.
Tutto questo spiega la crisi politica in cui viviamo a livello globale. La situazione di crisi di Trump con i suoi governatori, di Bolsonaro con i suoi governatori, di Piñera con i suoi sindaci, e a loro volta di questi governi con le loro stesse masse, che stanno resistendo a questa situazione. [Quello di] Bolsonaro è un governo del quale si parla già in caduta, e la stessa cosa accadrà a [quello di] Trump. Abbiamo fenomeni simili in Europa, in altri Paesi dell’America Latina e in Asia. Vale a dire che dietro la pandemia c’è una situazione che, man mano che si evolve, è chiaramente rivoluzionaria. Noi, i lavoratori di tutto il mondo, dovremo decidere quale strategia adottare e quale politica adottare in questa prospettiva.
Vorrei sottolineare questo in tutta la sua ampiezza, e la catastrofe, in tutta la sua ampiezza. In Argentina rifiutiamo l’idea che il numero di infezioni sia quello che è, il numero di morti quello che è, perché l’Argentina è un paese che ha la mappa diagnostica più bassa del mondo. Questo è assolutamente chiaro. Nel frattempo, le aziende farmaceutiche stanno vincendo come mai prima d’ora. Stanno facendo progressi nei mercati azionari mondiali, perché stanno scoprendo alcuni farmaci che servono ad alleviare parzialmente il trattamento o la sofferenza di questa pandemia, e perché attraverso una campagna di lobbying stanno cercando di far capire alla gente che sono vicini a produrre un vaccino. Quindi, attraverso la disinformazione diffusa e altre cose del genere, stanno facendo soldi fenomenali. Chi paga quei soldi? I lavoratori che vengono licenziati. I lavoratori il cui salario viene ridotto. Perché non possono pagare, perché non lavorano, mentre lo Stato dà [soldi] alle aziende in modo che [i lavoratori] non guadagnino più soldi di quanti ne otterrebbero da qualsiasi banca. Questa è la crisi che stiamo affrontando.
Nel caso dell’Argentina ci sono tre cose che spiccano. In primo luogo, una crisi del sistema carcerario, che dimostra cosa sia davvero uno Stato capitalista. Mentre tutte le organizzazioni umanitarie e sanitarie del mondo parlano della necessità di far uscire i detenuti dalle carceri a causa del rischio certo di una pandemia che si diffonderà dalle stesse carceri, in Argentina questo ha scatenato una crisi politica che ha messo in chiaro una cosa: il numero di lobby, di apparati mafiosi, di collegamenti con la politica, con la giustizia, che operano sul sistema giudiziario e sul sistema carcerario. In altre parole, dietro la proposta di liberare i prigionieri, queste diverse lobby riescono a mettere nelle liste le persone che non dovrebbero essere rilasciate, e quindi attraverso questo o altri esempi si crea una crisi politica. Vedete, sono stati rilasciati uno o due accusati di genocidio, cioè criminali per crimini contro l’umanità. Femicidi, o stupratori. Questo rivela uno Stato marcio in cui le mafie di avvocati, giudici, procuratori e detenuti hanno sviluppato un’industria del crimine che ha la protezione dello Stato stesso. Uno Stato di questo tipo non c’è che da distruggerlo. Liquidarlo. Pulirlo alla radice, dal basso verso l’alto. Solo un governo dei lavoratori può farlo.
Su questo processo delle carceri, si è rinnovato quello che in Argentina chiamiamo golpismo. Una parte dell’opposizione ha lanciato un attacco il cui significato finale è quello di rovesciare l’attuale governo, con un pretesto o l’altro, e questo viene detto apertamente. Cioè che tra tutte le crisi del mondo, non ci sono solo quelle di Trump e Bolsonaro, non c’è solo quella di Piñera, che moriva dalla voglia di annullare per sempre il referendum o di rinviarlo all’anno prossimo, e ieri ha dichiarato che lo terrà per il 26 ottobre – ovviamente con la riserva di rinviarlo a tempo indeterminato se pensa di non avere i numeri necessari entro quella data – ma una delle crisi politiche più gravi è qui, legata a questo tema, alla questione del colpo di Stato in Argentina. Un colpo di Stato che ha l’appoggio dei creditori internazionali e, come dice oggi un giornale in Argentina, dei creditori del debito estero che sono argentini, capitali locali, e che sono coloro i quali fanno pressione sul mondo esterno per non raggiungere un accordo con il governo argentino, costringendolo all’inadempienza.
Quindi, come vedete, abbiamo una crisi dalle caratteristiche fenomenali. Stiamo assistendo a un crollo colossale del sistema politico. Questo non è così evidente agli occhi della gente comune a causa dell’assenza, nel campo della classe operaia, di una leadership rivoluzionaria. Se una direzione autorevole tra i lavoratori tenesse il discorso che stiamo tenendo oggi via Skype, via Facebook, o quello che sia, avremmo una classe operaia con una grande comprensione di ciò che sta accadendo e che quindi si preparerebbe politicamente a dare una via d’uscita a questa situazione. La compagna italiana e il compagno italiano hanno entrambi insistito per segnalare le lotte che si sono sviluppate nel loro Paese. Ci sono state lotte di questo tipo in Spagna, in Francia, e ci sono lotte in Argentina. Sistematiche, in crescita, che vanno avanti grazie alla politica di riduzione degli stipendi che viene applicata dal governo, dalla burocrazia sindacale, insieme ai padroni. Queste lotte vanno avanti, e dobbiamo indirizzare queste lotte verso il loro coordinamento, verso l’unione dei lavoratori dal basso, per due motivi fondamentali. In primo luogo, perché la burocrazia sindacale ha fatto un patto con gli industriali e con il governo, e in secondo luogo, perché in molti casi si tratta di lavoratori non sindacalizzati, la parte inattiva della classe operaia che la crisi ha attivato perché è una minaccia esistenziale per la loro stessa vita.
In Argentina ci sono accordi collettivi di lavoro e paritarie[3] che vengono sospesi. Si tratta di un diritto della classe operaia che in nessun caso può essere liquidato, perché anche la paritaria è un diritto limitato. I lavoratori hanno storicamente lottato, anni, decenni e secoli per la libertà d’azione e per discutere di salari e condizioni di lavoro ovunque fossero minacciati o dovunque si ritenessero necessarie nuove iniziative, e non per codificarle o regimentarle ogni due anni, ogni tre anni, o per esempio, come nel caso dell’industria automobilistica negli Stati Uniti, una paritaria ogni quattro anni. Codificarle in tempo per eliminare un’iniziativa di azione. Ebbene, queste paritarie che codificano, rinchiudono e regimentano la lotta dei lavoratori, sono da liquidare, quando ora dovrebbero essere convocate, e quando sarebbe l’occasione per discutere le condizioni di lavoro in tempi di pandemia o gli straordinari.
Stiamo assistendo a un momento assolutamente eccezionale che pone sfide molto concrete, e dove la via d’uscita non può che essere quella di abolire questo capitale parassitario il quale richiede le risorse dello Stato per sopravvivere al punto che lo Stato diventa l’azionista principale in molti casi di grandi imprese, pur fingendo di essere equidistante dalle classi sociali nel quadro di una presunta democrazia.
Questo è il quadro generale che denunciamo in questo 1° maggio.
In Argentina c’è una crisi molto chiara nel campo della sinistra. Dal novembre dell’anno scorso fino ad oggi la sinistra argentina è stata coinvolta in qualcosa che non era mai successo prima. Discussioni politiche, risse, litigi, per una serie di manovre parlamentari che hanno coinvolto la sinistra con lo Stato capitalista. Questo non era mai successo prima. Un quorum per i bilanci, un quorum per le leggi che non portano da nessuna parte e che sono un travestimento del capitale per mostrare un interesse popolare che non ha, e che, nella misura in cui può mostrarlo, lo rende più forte. E la sinistra deve denunciarlo. È una lotta in cui tutte le correnti della sinistra sono coinvolte in un attacco reciproco. Ciò che ci distingue in questa lotta è che la lotta del Partido Obrero Tendencia va avanti da tempo, ha chiare basi metodologiche, non è circostanziale e non rappresenta una lotta ma un programma alternativo. D’altra parte, nella sinistra argentina le risse ci sono. Recentemente, a causa di un voto completamente illegale, per il quale anche chi vi ha partecipato può essere penalmente sanzionato, come nella provincia di Cordoba, sono stati presi provvedimenti senza consultare la legislatura, parlando in suo nome, ma senza di essa, da parte di partiti che dicono di difendere la democrazia. Oppure [denunciamo] il sostegno [della sinistra] ai bilanci di aggiustamento, offrendo il quorum e poi mascherandolo con altri tipi di manovre.
Quindi questo è un momento cruciale. Negli eventi del Primo Maggio le altre correnti cosa stanno facendo, discuteranno di questo? Discuteranno di come ricostruire una Internazionale? Qual è il loro metodo? Perché ogni frazione ha un gruppo internazionale e non è in grado di offrire una soluzione comune sulla base di un programma, di un metodo, e così via, e non in termini assolutamente settari? La Tendenza del Partido Obrero non rivendica [di agire] solo come una tendenza che difende all’interno del Partido Obrero il diritto a formarla una tendenza, ma pretende di essere una tendenza internazionale che lotta per il ristabilimento del programma rivoluzionario in queste circostanze catastrofiche, il quale programma la nostra Tendenza, e prima il Partido Obrero nel suo insieme, utilizza sistematicamente contro le migliori, o le peggiori, opinioni dei nostri avversari politici. Qui abbiamo un dibattito a carattere internazionale, che coinvolge tutto il mondo. Ma per portarlo avanti, per concludere, i partiti che si dicono di sinistra devono ammettere la democrazia nel seno della sinistra, discutere nel campo della sinistra e difendere il diritto di tendenza, perché non c’è democrazia in un partito operaio solo per il fatto che alcuni possano discutere con altri. La prova della democrazia si manifesta nel diritto di tendenza, cioè in un ampio dibattito sui problemi politici a partire dal cambiamento delle circostanze.
Quindi concludo e chiudo questo dibattito prima di tutto congratulandomi con tutti i compagni che lo hanno organizzato, perché abbiamo creato un forum internazionale, dichiarando la mia gratitudine, la mia simpatia e il mio cameratismo con tutti i partiti, le tendenze e le organizzazioni che hanno partecipato a questa attività. Non ci proponiamo solo di costituire un partito rivoluzionario, ma il Partido Obrero Tendencia un partito rivoluzionario lo ha costruito, è il Partido Obrero, e sta lottando per recuperare la leadership di questo partito attraverso una metodologia di principio: il diritto di tendenza nel Partido Obrero, e il diritto della tendenza a discutere, tra tutta la sinistra, le divergenze politiche e le divergenze strategiche. L’opposizione a queste proposte sarebbe un’espressione di liquidazionismo. Lotteremo contro il liquidazionismo e finiremo per superarlo.
Viva il primo maggio!
Viva la Quarta Internazionale
Viva tutti i lavoratori che stanno mettendo la loro pelle, la loro anima e la loro vita in questa drammatica lotta in cui ci ha messo il capitalismo!
Forza, compagni!
[1] Fabbrica argentina di materassi e cuscini, recentemente occupata dai lavoratori
[2] Fabbrica argentina di frigoriferi, in relazione alla quale si è recentemente sviluppata una lotta dei lavoratori per il pagamento degli stipendi arretrati.
[3] Le paritarie sono commissioni speciali, composte da rappresentanti dei lavoratori e dei padroni che hanno il potere di analizzare punti specifici dei rapporti di lavoro, come i salari e le condizioni di lavoro, nonché di intervenire nei conflitti e nelle modifiche del contratto collettivo di lavoro