Il 1° Maggio dalle ore 19:00 parteciperemo all’evento virtuale “1° de Majo: la lucha contra el capital es de vida o muerte”. La diretta si potrà seguire dalla pagina Facebook di Política Obrera (https://www.facebook.com/PoliticaObrera). Interverranno militanti della nostra organizzazione, del Partido Obrero-Tendencia (Argentina), del Partido Obrero Revolucionario (Chile) e del Partido de los Trabajadores (Uruguay).
Di seguito la versione in Italiano del comunicato:
Questo Primo Maggio, la Giornata internazionale della lotta dei lavoratori, vede l’intera classe operaia di fronte a una delle più grandi sfide della sua storia.
La pandemia di coronavirus ha colpito più di tre milioni di persone, causando 200.000 morti.
Come collasso sanitario, il coronavirus ha messo a nudo qualcosa che tutti conoscevamo e di cui abbiamo sofferto: lo svuotamento e la privatizzazione della sanità pubblica. Ospedali sotto finanziati; centri di ricerca statali deficitari; privatizzazioni di massa per profitti esorbitanti; monopolizzazione dell’industria farmaceutica e medicinali irraggiungibili per la maggioranza; impoverimento del personale sanitario – soprattutto infermiere e infermieri, dei servizi ausiliari e della grande massa di medici dipendenti.
Oggi gli operatori sanitari sono in prima linea nella lotta contro la pandemia; hanno il più alto numero relativo di persone infette; sono privati degli strumenti elementari del loro mestiere; passano lunghe giornate di lavoro sempre più estenuanti.
La classe operaia è stata la classe più duramente colpita dall’epidemia. La quarantena raccomandata dalla scienza medica si scontra con le condizioni precarie delle loro abitazioni e di tutti i loro quartieri; con la mancanza di infrastrutture sanitarie; con la crescente e permanente disoccupazione; con le insopportabili carenze. Alla crisi della forza lavoro causata dalla pandemia il capitale ha risposto con decine e decine di milioni di licenziamenti; sospensioni dal lavoro non retribuite; e persino l’imposizione di continuare a lavorare senza il rispetto di adeguate condizioni sanitarie nei luoghi di lavoro e nei trasporti.
Sosteniamo che la lotta contro il capitale è una questione di vita o di morte perché l’attuale organizzazione sociale e politica si è dimostrata, ancora una volta, incompatibile con la salute e la vita dei lavoratori, ma questa volta su una scala globale mai vista prima. Accanto alle guerre di dominio condotte dalle potenze imperialiste tra di loro e contro le nazioni oppresse, a costo di centinaia di milioni di vite umane, assistiamo ora a un nuovo gigantesco scontro tra l’organizzazione sociale modellata sul capitale e le condizioni minime di vita delle grandi masse.
In opposizione a questo massacro sociale la cui fine è sconosciuta, proponiamo di garantire il diritto alla vita e alla salute, attraverso il rispetto delle norme di distanziamento sociale a carico dei capitalisti e del loro Stato. Gestione esclusiva dei servizi essenziali; riduzione della giornata lavorativa a sei ore, soprattutto in ambito sanitario, senza incidere sui salari; pagamento integrale dei salari con adeguamento all’inflazione; esami sanitari di massa, test e respiratori; assoggettamento della salute privata allo Stato, sotto il controllo dei lavoratori; nazionalizzazione del sistema bancario per finanziare la quarantena, difendendo il piccolo risparmiatore e confiscando le grandi fortune; ripudio definitivo del debito pubblico finanziario, che è servito solo per l’arricchimento di una minoranza capitalista e la colonizzazione delle nazioni meno sviluppate.
La lotta per questo programma è già in corso! Per la prima volta ha avuto luogo uno sciopero internazionale dei lavoratori addetti alle consegne a domicilio. La stessa cosa è successa nelle fabbriche di auto d’Italia e degli Stati Uniti, nelle poste della Gran Bretagna, agli insegnanti che lavorano “on line”, nei grandi supermercati nordamericani e in alcuni in Argentina, nelle fabbriche tessili che sono costrette a produrre materiale per la tutela dei cittadini. Cresce la resistenza contro il tentativo di ridurre gli stipendi, sia del personale attivo che di quello sospeso. In tutto il mondo, quasi senza eccezioni, ci sono sempre più assemblee di lavoratori della salute e misure d’azione che stanno imponendo ai padroni e allo Stato grandi miglioramenti nel lavoro sanitario e nella fornitura di strumenti medici.
Nel contesto di una crisi esistenziale del pianeta, si sta sviluppando una storica lotta del lavoro contro il capitale e il suo stato! La classe operaia lotta per imporre la sua parola sul destino dell’umanità.
In ogni parte del mondo lo Stato è intervenuto per salvare il capitale, il potere sociale astratto della ricchezza accumulata, non la forza lavoro! Questo salvataggio comporta una distruzione massiva delle forze di produzione – licenziamenti, chiusure di fabbriche, smantellamento di industrie. Gli Stati Uniti hanno emesso sei trilioni di dollari, non per sviluppare la produzione ma per finanziare la sua chiusura, per salvare i capitalisti, non i mezzi di produzione, che sono tali solo se sono in movimento. È ancora una volta chiaro che la conservazione delle forze produttive dipende dal passaggio al comando della classe operaia in tutto il mondo.
La pandemia è scoppiata in condizioni di eccezionale crisi del sistema capitalistico e di tendenza alla sua dissoluzione. Le guerre economiche, che si stanno trasformando in scontri militari sempre più frequenti, ne sono la prova. I 280 trilioni di miliardi di debito mondiale (più del triplo del prodotto mondiale di tutti i paesi insieme) sono una prova del fallimento del sistema, perché non poteva essere cancellato per decenni da tutti i profitti capitalistici insieme. Il 20% del capitale mondiale si trova, al momento, in default.
Il capitale e il suo stato ripetono a sé stessi: “non abbiamo condizioni per tornare alla situazione di dominio prima della pandemia, dobbiamo approfittarne per imporre una via d’uscita che distrugge la maggior parte delle difese dei lavoratori contro lo sfruttamento”. La “riattivazione dell’economia” che i governi proclamano come obiettivo fondamentale, quando rifiutano le quarantene, o vogliono abbandonarle o “mitigarle”, è una menzogna; ciò che ci attende, come i loro economisti non si stancano mai di ripetere, è la più grande “recessione”. In realtà, intendono convertire il ritiro della forza lavoro in sospensioni o licenziamenti di massa, riduzione dei salari e maggiore flessibilità lavorativa, o semplicemente l’abolizione dei contratti di lavoro. Il capitale vuole usare la pandemia per scatenare una guerra di classe contro la classe operaia!
Non offrono una via d’uscita per l’umanità perché sicuramente non ne hanno una. Il capitalismo è in una situazione di impasse mortale. Quale dimostrazione più eloquente degli assalti agli aerei negli aeroporti per dirottare gli strumenti sanitari destinati agli stati rivali!
Questa enorme impasse del capitalismo si manifesta nelle sempre crescenti crisi politiche che scoppiano negli Stati più potenti. Trump e Bolsonaro contro i loro governatori; Piñera contro i suoi sindaci; i Fernandez in Argentina, assediati, da un lato, dall’industria, dalle banche e dai capitali internazionali per smantellare la quarantena e annullare i contratti di lavoro e, dall’altro, da un moltiplicarsi delle lotte in difesa del “distanziamento sociale”, dell’occupazione, dei salari, delle pensioni e della convocazione di commissioni paritarie tra lavoratori e padroni. L’America Latina sta per assistere al fallimento del governo più reazionario degli ultimi tempi, in Brasile.
In questo 1° Maggio il grido della classe operaia internazionale deve essere, come mai prima d’ora: “Socialismo o Barbarie”.
La crisi che l’umanità sta attraversando è impossibile da negare – non è causata da un virus, ma dall’ambiente o dall’organizzazione sociale, dal capitalismo in decadenza, in cui quel virus si è trovato. La crisi dell’umanità ha una sola grande causa: il capitalismo è sopravvissuto molto più a lungo di quanto storicamente sarebbe dovuto. Anche i frutti marci sopravvivono, ma sono indigesti o uccidono chi li consuma.
La sopravvivenza antistorica del capitalismo è dovuta alle successive sconfitte di potenti tentativi della classe operaia di porvi fine. Le sconfitte insegnano, e quello che ci insegnano è la necessità di sviluppare organizzazioni rivoluzionarie della classe operaia, e soprattutto numerosi partiti nazionali e un partito internazionale. Partiti operai che organizzino la lotta della classe operaia – non che la sostituiscano. Partiti che basino la loro disciplina sull’elaborazione collettiva delle esperienze di lotta e difendano tenacemente la democrazia dei lavoratori. Partiti che non usino l’invocazione del socialismo per prosperare sotto il capitalismo; non partiti elettoralisti né parlamentaristi, che degenerano rapidamente nell’arrivismo. Partiti che comprendano che l’iniziativa storica è passata alla classe operaia, mentre il capitale “marcia verso l’abisso con gli occhi bendati”.
In questo 1° Maggio eccezionale gridiamo, ora più che mai: Proletari di tutti i paesi, unitevi!