Il grido d’allarme che oggi giunge forte e chiaro da ogni presidio sanitario e da numerosi lavoratori del settore è inequivocabile: vi è una situazione di grande insostenibilità dovuta alla mancanza di mezzi, risorse e personale per la gestione della crisi sanitaria generata dal virus Covid-19; inoltre vi è un rischio di collasso delle stesse strutture, con conseguenze gravissime per coloro che hanno bisogno di ottenere prestazioni sanitarie (Covid-19 e non-Covid-19).
L’Ordine dei Medici di Bergamo ha recentemente dichiarato come: «la gestione dell’emergenza sanitaria in questo periodo è critica non solo negli ospedali e negli ambulatori dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, ma anche nel territorio. Ed è proprio sul territorio che ora, con un po’ di ritardo rispetto agli ospedali, si sta sviluppando la criticità rispetto alla gestione dei tanti pazienti presi in carico dagli enti erogatori nei servizi di Assistenza domiciliare integrata e Unità di cure palliative domiciliari».
La mancanza di una gestione straordinaria, di un coordinamento e di un piano di emergenza sanitario nazionale nell’affrontare crisi di queste proporzioni dimostra ancora una volta quanto e come il modello economico capitalistico sia incapace di tutelare gli interessi della collettività. Del resto, in questi decenni, il quadro della sanità pubblica ha dovuto fare i conti con una lunga stagione di tagli e privatizzazioni del Sistema Sanitario Nazionale (SSN) da parte di governi di centrodestra e centrosinistra. Si stima, infatti, che in quest’ultimo decennio siano stati sanciti tagli per oltre 37 miliardi di euro dalle singole voci del budget destinato al SSN. Pertanto si riscontra tuttora in molte strutture situazioni di estrema precarietà come la carenza di personale medico nei pronto soccorso, lunghi tempi di attesa per diverse prestazioni sanitarie, esternalizzazioni di servizi ai privati, condizioni di sfruttamento del personale sanitario ecc. Inoltre si sommano le forti disuguaglianze che sussistono fra i diversi servizi sanitari regionali: dai centri di eccellenza nel Settentrione alle fatiscenti strutture del Meridione. La crisi epidemiologica non fa altro che amplificare ed aggravare un processo già critico con le strutture allo stremo delle loro forze di contenimento.
La salute e le condizioni lavorative del personale sanitario
Fin dall’inizio della crisi, i lavoratori sanitari hanno dovuto non solo sottostare a turni di lavoro massacranti ma anche essere esposti direttamente al contagio, mettendo a rischio la propria salute, senza poter disporre dei mezzi e le strutture idonee per affrontare tale epidemia.
Come risposta viene ancora una volta adottata dal Governo PD-M5S-LEU l’arma della precarietà all’interno del decreto legge n.14/2020 che prevede l’assunzione di nuovo personale medico sottopagato e senza alcuna prospettiva di stabilità. Oltre a ciò si sommano le chiamate dirette dei laureandi dei corsi di medicina, i quali non solo si trovano senza protezioni, tutele, assicurazioni ed incapaci di gestire una crisi di queste dimensioni ma verrebbero semplicemente utilizzati come personale usa e getta.
Difendersi dal Coronavirus e dal Governo Conte: Che la crisi la paghino i capitalisti!
La sottovalutazione dei rischi dimostra la totale incompetenza di un ceto politico lercio ed affiliato ai grandi gruppi industriali e bancari (si vedano i proclami di Zingaretti, Sala e Salvini su “Milano non si ferma”) e di un governo che soltanto dinanzi ad un quadro drammatico di aumento di contagiati e morti da Covid-19 ha dovuto adottare misure stringenti per la salvaguardia della salute pubblica.
Come per altre emergenze idrogeologiche (terremoti, alluvioni, crolli, ecc.), l’attuale governo Conte pretende l’unione nazionale per la salvaguardia dell’interesse del paese, ovvero gli interessi delle classi possidenti che detengono le ricchezze generate dalle classi subalterne. Il nazionalismo non può essere e non sarà mai la risposta ad una crisi che oggi necessita dell’unione di tutti i lavoratori a livello internazionale contro i rispettivi governi.
Come Prospettiva Operaia rivendichiamo:
- Il raddoppio del budget sanitario e un piano immediato di recupero dei posti letto persi negli ultimi trent’anni; esproprio delle cliniche private inquadrandole nel SSN; gratuità di tutte le prestazioni sanitarie.
- Una giornata lavorativa di massimo 6 ore e settimana lavorativa di massimo 30 ore per i lavoratori del settore sanitario, del settore farmaceutico e del settore dell’industria biomedicale.
- L’assunzione immediata, a salario pieno e a tempo indeterminato, di tutto il personale necessario. NO al lavoro straordinario! controllo operaio sulle condizioni di lavoro del personale di questi settori.
- Nazionalizzazione dell’industria farmaceutica e dell’industria delle attrezzatture sanitarie e biomedicali; distribuzione gratuita di mascherine e gel disinfettante.
- Ai lavoratori che possono lavorare in modalità lavoro agile (“Smartworking”), che le aziende forniscano tutti i mezzi necessari: computer, utenze necessarie (gas, luce, telefono, ecc.); tutti gli altri lavoratori a casa a salario pieno.
- Se tutti devono tare a casa bisogna dare una casa a chi non ce l’ha: requisizione delle case sfitte e esproprio del patrimonio immobiliare nelle mani del Vaticano e dei grandi gruppi bancari.
- NO alle ferie forzate! NO al divieto di sciopero! Fermare la produzione di tutti i rami dell’industria non necessari a fronteggiare l’epidemia!
- Indulto/amnistia per i carcerati.
- Per finanziare queste misure: NO al pagamento del debito pubblico! Nazionalizzazione del sistema bancario e dei grandi patrimoni sotto il controllo operaio!
- Sciopero generale! Governo dei lavoratori!