La classe operaia turca ancora una volta alza la testa contro i propri padroni e contro il proprio regime dispotico. E ancora una volta è la sua parte più avanzata, quella dei metalmeccanici, ad indicare la strada, con i propri metodi e, in questo caso più che mai, il proprio coraggio. La minaccia del “divieto di sciopero” è uno strumento padronale applicato dai regimi borghesi anche nei Paesi occidentali, come avviene ciclicamente pure in Italia. Ma in Turchia vive oggi il più alto livello di scontro ed è necessaria la più grande solidarietà internazionale ed internazionalista per sostenere la difesa di quello che è il maggiore strumento di lotta della classe da parte dei lavoratori e delle lavoratrici di tutto il globo. Alla determinazione dei metalmeccanici turchi va non solo tutta la nostra ammirazione ma tutto il nostro sostegno militante e rivoluzionario, convinti che il loro esempio e la loro lotta possa essere un’ulteriore scintilla in un Medio Oriente già in fiamme per le continue crisi di regime che continua a consumare da anni, e che vivono una accelerazione negli ultimi mesi (Iraq, Libano, Iran). Siamo al fianco dei compagni del Partito Operaio Rivoluzionario (DIP) nel loro supporto totale a questa mobilitazione e con la resistenza della classe operaia turca contro il boia Erdogan, i suoi vassalli, il suo apparato repressivo. Come in Francia, sciopero ad oltranza!
Prospettiva Operaia
Scioperare, occupare. resistere!
Viva la solidarietà internazionale di classe!
Più di centomila lavoratori metalmeccanici in Turchia si stanno preparando a lanciare uno sciopero, una parte considerevole dei quali il 5 febbraio 2020. Questo avviene dopo mesi di lunghe trattative con i padroni dell’industria metallurgica – la quale costituisce un nucleo strategico in quanto fornisce una grande quota di esportazioni vitali per l’economia turca. L’industria copre settori come l’automotive e la produzione di ogni tipo di elettrodomestici e componenti di macchine, oltre alla colata, essenziali per altre linee d’impresa. Sia storicamente che negli ultimi anni, i lavoratori metalmeccanici sono stati la divisione più attiva della classe operaia turca nella lotta di classe.
Dal 2018 in poi, l’economia turca sta attraversando una crisi in cui la stagnazione e la recessione accompagnano l’inflazione e l’alto costo della vita, oltre che la disoccupazione. Questo, come si può intuire, crea condizioni insopportabili per le persone in difficoltà, strette nella morsa di una profonda povertà. I lavoratori metalmeccanici, ancora una volta, fanno da rompighiaccio per l’intera popolazione, per scrollarsi di dosso e spezzare le catene del dispotismo che pone barriere immense contro la lotta della classe operaia, dei giovani e del popolo in generale. I lavoratori metalmeccanici che si preparano allo sciopero conoscono bene tale situazione grazie ai loro precedenti scioperi vietati dal governo con la scusa zoppa di violare la sicurezza nazionale. Il governo ha vietato tre scioperi dei metalmeccanici e grandi scioperi nel settore del vetro, petrolchimico, dei trasporti pubblici e delle banche.
Ancora una volta, i padroni minacciano gli scioperanti con un divieto. Un tale divieto di sciopero è indiscutibilmente illegittimo, inaccettabile e illegale! La Corte costituzionale ha stabilito che i precedenti divieti di sciopero firmati dal presidente Erdogan e dal governo erano illegali e ha persino ordinato loro di pagare un’ammenda! Basandosi su questa risoluzione, uno dei sindacati dei lavoratori metalmeccanici – il sindacato dei metalmeccanici uniti (Birlesik Metal-Is), membro del DISK (Confederazione dei sindacati progressisti della Turchia) e dell’IndustriALL- ha già dichiarato che non riconoscerà un altro divieto e continuerà lo sciopero, qualunque cosa accada.
Questo è stato dichiarato in una vivace manifestazione di lavoratori a Gebze, una delle città operaie in cui migliaia di persone hanno partecipato alla manifestazione. Lo stesso giorno in un’altra città operaia, Bursa, decine di migliaia di persone si sono radunate in un’enorme manifestazione su richiesta del Sindacato Turco dei Lavoratori Metalmeccanici (Turk Metal, membro della Turk-Is, Confederazione dei Sindacati Turchi) e hanno intimato ai padroni di accettare le loro richieste. Anche un terzo sindacato, vicino al partito di governo di Erdogan, l’AKP, si sta preparando per lo sciopero. Quasi ogni giorno, i lavoratori marciano nelle loro fabbriche a migliaia durante i cambi di turno, mettono in pratica le interruzioni del lavoro per ore e iniziano a formare comitati di sciopero per respingere aumenti salariali estremamente bassi e un contratto triennale proposto dai padroni al posto del sistema di contrattazione collettiva biennale da tempo consolidato.
Questa lotta dei lavoratori metalmeccanici può aprire una nuova fase di lotta dei popoli contro il dispotismo di Erdogan. Ha il potenziale di condizionare l’intera agenda della società attorno ai diritti e alle richieste della classe operaia e dei lavoratori. Nel seno di questa lotta sboccerebbero naturalmente i fiori della lotta per la libertà i cui esempi potrebbero benissimo essere trovati nella lotta rivoluzionaria dei popoli lavoratori della regione in Medio Oriente e Nord Africa (Algeria, Sudan, Libano, Iraq e Iran), così come nelle lotte più lontane in Europa (Francia) e in America Latina (Haiti, Porto Rico, Ecuador, Cile, Bolivia e Colombia).
I lavoratori portano avanti il famoso slogan della ribellione popolare iniziata con le proteste di Gezi Park: “Questo è solo l’inizio, continuiamo a lottare”!
La solidarietà internazionale è necessaria e urgente! I padroni fanno affidamento sul regime dispotico che li favorisce, dall’altra parte, l’unica cosa di cui i lavoratori possono fidarsi è la loro forza organizzata e la solidarietà proletaria internazionale. Tra le fabbriche in sciopero ci sono Ford, Renault, Fiat, Mercedes e molte altre aziende internazionali simili, sfruttatrici imperialiste anche dei lavoratori fraterni di altri Paesi.
Vi chiediamo di firmare la seguente breve petizione a nome del vostro sindacato, associazione, società, organizzazione professionale, organizzazione di massa, comitato di quartiere, partito o organizzazione politica, rivista o giornale socialista o a vostro nome come organizzatore sindacale o attivista in altri settori, intellettuale, militante di un partito politico, come dimostrazione di solidarietà con quello che promette di diventare uno dei movimenti più importanti in questo Paese, il quale vive da troppo tempo sotto il pugno di ferro del dispotismo di Erdogan.
“Noi, sottoscritti partiti, sindacati, dirigenti e attivisti della lotta di classe e intellettuali, sosteniamo questa importante lotta dei lavoratori metalmeccanici della Turchia contro il capitale internazionale e locale e dichiariamo la nostra piena solidarietà con il loro sciopero. In caso di divieto di sciopero, dichiariamo che, secondo la legislazione e la giurisprudenza turca, così come secondo le norme giuridiche internazionali stabilite, è loro diritto resistere a questo atto illegale, difendere il loro diritto di sciopero e rifiutarsi di lasciare il loro posto di lavoro.
Ci impegniamo a organizzare azioni concrete di solidarietà con gli scioperanti, che attraverso la loro mobilitazione stanno unendo la lotta per il pane e quella per la libertà in Turchia. Reagiremo in risposta a un possibile intervento del governo contro questo legittimo diritto di sciopero, per vietare questa importantissima azione.
Chiediamo alle forze della classe operaia e ai movimenti progressisti di tutti i Paesi di schierarsi con gli scioperanti contro il regime sempre più dispotico di Erdogan e del suo governo al servizio del capitale.
Operai metalmeccanici della Turchia, siamo solidali con la vostra azione! Siate certi che tutto il mondo del lavoro a livello internazionale è con voi in questa lotta!
DIP
Partito operaio rivoluzionario
23 gennaio 2020