di Jorge Altamira
È indiscutibile che in Cile si sia creata una situazione rivoluzionaria. Un’ indomita azione di massa ha provocato una semi-paralisi dell’apparato statale e ha ridotto quasi a zero i partiti politici, compresi quelli dell’opposizione. Dall’altra parte, organizzazioni popolari autonome (cabildos[i] o assemblee popolari e gruppi di azione contro la repressione) si sono sviluppate sulla base di tale azione di massa. Lo sciopero di 24 ore di martedì 12, su iniziativa di 110 organizzazioni sindacali, con parole d’ordine politiche, ha messo in moto la classe operaia organizzata, senza trascurare il fatto che si tratta di un tentativo preventivo della burocrazia sindacale, per impedire ai lavoratori di straripare fuori dall’apparato di controllo sindacale. Le masse per strada, senza leadership politica, hanno messo all’ordine del giorno la parola d’ordine “Costituente Sovrana”, che significherebbe la revoca dei poteri dello Stato, e in primo luogo la caduta del governo. L’insieme di questi fattori caratterizza una situazione rivoluzionaria e lo sviluppo di un processo rivoluzionario.
L’aggiornamento sulla questione del potere si è manifestato nella decisione del governo di Piñera, cioè dall’alto comando militare e dall’oligarchia finanziaria, di discutere sulle esigenze politiche delle masse, cioè sull’Assemblea Costituente. Il partito al governo promette, in sintesi, di consentire una riforma della Costituzione, che sarebbe portata avanti dal Congreso Nacional [ii] in carica. Punta, in questo modo, a tergiversare, aprendo un dibattito interminabile con l’opposizione, per preparare l’unica via d’uscita di cui si fida, la repressione militare della ribellione popolare: il golpe militare in Bolivia incoraggia ulteriormente questa opzione controrivoluzionaria. Piñera ha preceduto l’annuncio di questa proposta con la convocazione al servizio attivo del personale dei Carabineros in pensione. Come alternativa di negoziazione, ha consentito di convocare una Costituente, composta per metà dai legislatori in carica e dai rappresentanti eletti; la Costituzione Cilena Pinochetista non ammette la figura dell’Assemblea Costituente.
L’opposizione, compreso il partito comunista, che ha una forte presenza nei vertici sindacali, ha proposto, in prima istanza, la convocazione di un plebiscito per decidere se convocare o meno una costituente, da un lato per evitare il divieto costituzionale, ma soprattutto per legittimare la continuità politica del governo e del Congreso, che sarebbero stati i convocatori di quel plebiscito. Ognuna di queste proposte mira a promuovere la smobilitazione delle masse, che in seguito lascerà il posto ad ogni tipo di azione controrivoluzionaria. In un’ulteriore manovra, che dimostra l’ossessione di liquidare la mobilitazione popolare, l’opposizione di centro-sinistra e il partito comunista hanno accettato di relegare il plebiscito alla fine, cioè come mezzo per convalidare la Costituzione approvata. La Costituente eletta proposta dall’opposizione funzionerebbe parallelamente al governo e al Congreso, cioè sarebbe priva di potere e legittimerebbe addirittura la continuazione del regime politico. La destra si oppone a questa proposta perché teme, anche se solo in una certa misura, che una Costituente parallela al sistema politico possa scontrarsi con esso e rovesciarlo, sulla base di una straordinaria pressione delle masse. L’obiettivo supremo di tutto questo lobbismo costituzionalista è quello di togliere i cittadini dalle strade e creare le condizioni per una svolta controrivoluzionaria.
La condizione di base di una Costituente Sovrana è l’espulsione di Piñera dal governo e lo scioglimento del Congreso. In altre parole, la Costituente assume il potere politico, a partire dalla liquidazione del potere politico che la precede. La Costituente sovrana, cioè governativa, avrà come primo compito una lotta per conquistare il potere reale, il che significa disarmare le forze armate pinochetiste e istituire una milizia repubblicana, armando i lavoratori. Lo sviluppo politico concreto di questo processo non solo getterà i partiti politici in carica nella pattumiera della storia, ma dovrà creare organi di potere propri delle masse – i cabildos popolari devono essere integrati dalla creazione di consigli dei lavoratori e dall’elezione di un consiglio nazionale dei lavoratori, composto da delegati eletti e revocabili, provenienti dai luoghi di lavoro e dalle regioni. Lo sviluppo del processo rivoluzionario richiede di rivoluzionare l’organizzazione delle masse che guida questo processo rivoluzionario.
Per i combattenti socialisti di tutti i paesi, ciò che sta accadendo in Cile offre lezioni eccezionali, perché rappresenta lo sviluppo pratico di un processo di transizione e di un programma di transizione. La rivendicazione dell’Assemblea Costituente Sovrana appare come un pilastro politico fondamentale, come un ponte tra la crisi politica, la ribellione popolare e la lotta per un governo operaio. In Cile si manifestano tutte le contraddizioni di questa transizione e tutte le manovre delle forze di reazione politica e di conciliazione di classe, che distorcono quella rivendicazione per intaccare la sua parte rivoluzionaria e imporre la loro prospettiva conciliante, cioè una proposta costituzionalista. Il fatto che una Costituente riproduca lo stesso regime politico che si vuole rovesciare, perché alla fine i partiti di maggioranza rimarrebbero gli stessi, mostra un sorprendente livello di goffaggine, perché il processo politico consiste proprio nel frantumare la resistenza di quei partiti nel sostituire il regime politico con una Costituente Sovrana, attraverso organizzazioni di potere autonomo delle masse e attraverso lo sviluppo di un partito rivoluzionario.
Marx avvertiva, prima di tutto, il carattere permanente delle rivoluzioni moderne, nell’analisi della Rivoluzione francese, dove le creazioni e le dissoluzioni delle Assemblee e delle Costituenti erano l’espressione di una radicalizzazione della lotta di classe, che in Francia culminò nella dittatura giacobina, la Convenzione, e nell’epoca della decadenza capitalista deve culminare nella dittatura del proletariato.
Il golpe controrivoluzionario in Bolivia non può essere compreso al di fuori della rivoluzione cilena. Una sconfitta del golpe di Trump, Bolsonaro e Macri darebbe un enorme impulso alla ribellione popolare in Cile, ma anche la minaccia che questo colpo di stato rappresenta per il popolo cileno potrebbe essere un fattore di radicalizzazione della rivoluzione. In uno scenario con le masse risolutamente in lotta, la schematicità assomiglia più che mai alla pedanteria. Un grande lavoro politico di chiarimento è necessario nella classe operaia argentina sull’attuale portata storica delle rivolte in Ecuador e Cile e la lotta contro il golpe in Bolivia, perché l’insieme delle contraddizioni che attraversano l’Argentina la pone al primo posto di un’imminente lotta tra rivoluzione e controrivoluzione.
Conclusione:
Fuori Piñera, scioglimento del Congreso
Sciopero generale, Assemblea Costituente Sovrana
Cabildos, Consigli dei lavoratori, Governo dei lavoratori
[i] I cabildos sono consigli territoriali di cittadini autoconvocati.
[ii] Il Congreso Nacional de Chile è l’organo legislativo della Repubblica del Cile. È un organo bicamerale composto da una Camera dei deputati e un Senato. Ha sede nella città di Valparaiso.