“Fusil, metralla, El Alto no se calla” (Fucile, mitraglia, El Alto non tace)
di Jorge Altamira
La consumazione del colpo di Stato militare non ha disinnescato la crisi politica in Bolivia. Anche prima che Evo Morales presentasse le dimissioni richiestegli dall’alto comando militare, un numero significativo di funzionari governativi aveva offerto le loro dimissioni sotto la pressione di attacchi armati, tra cui l’incendio di diverse case. La linea di successione della presidenza è stata smantellata dopo le dimissioni del vicepresidente e dei presidenti del Senato e della Camera dei deputati. Potrebbe assumere il potere un parlamentare dell’opposizione, che sarebbe obbligato ad adottare misure governative e a indire elezioni, di fronte a un’Assemblea nazionale a maggioranza indigena. Vi è quindi la possibilità che si formi un “governo civile-militare” già annunciato, che potrebbe portare allo scioglimento del parlamento. Il colpo di Stato assumerebbe così la sua forma definitiva. Va da sé che le elezioni indette a seguito di un colpo di Stato militare partirebbero da una “irregolarità” di ordine superiore a quella denunciata. Evo Morales si era offerto di indire altre elezioni e cambiare il Tribunale Elettorale, in una concessione che va ben oltre la richiesta di un secondo turno tra Evo e Carlos Mesa. Si era anche offerto di consentire la partecipazione di “altri attori”.
Il colpo di Stato si è fatto strada senza la minima resistenza da parte del governo indigeno, nonostante avesse appena ottenuto una vittoria elettorale che nessuno ha messo in discussione. La “frode” denunciata dall’opposizione si riferisce a qualcos’altro: la differenza di voti tra i primi due candidati, che avrebbe potuto essere inferiore ai dieci punti necessari per evitare un secondo turno. Morales ha fatto ricorso al vecchio pretesto di evitare lo “spargimento di sangue” per capitolare al colpo di Stato, ignorando ciò che l’esperienza storica dell’America Latina dimostra – ossia che il più grande “spargimento di sangue” è la conseguenza della vittoria di colpi di Stato reazionari. La burocrazia della Centrale Operaia Boliviana, legata al MAS, ha adottato gli stessi criteri per bloccare una mobilitazione contro il golpe che, ben inteso, deve essere accompagnata dalla formazione di milizie operaie. Questa linea disfattista è tutt’altro che unanime, poiché numerose comunità contadine e i consigli di quartiere di El Alto chiedono una lotta contro il colpo di Stato. Si stanno formando “comitati di autodifesa” e l’organizzazione di una “polizia sindacale” contro l’apparato di polizia.
Fin dall’inizio abbiamo scritto che era in corso un colpo di stato ispirazione bolsonarista (https://www.facebook.com/story.php?story_fbid=996324130714158&id=879165845763321 , Política Obrera, 5.11). La prova è stata appena fornita da El Periódico, che ha riprodotto gli audio degli incontri del fascista di Santa Cruz, Camacho (abbondantemente citato nei Panama Papers), con il cancelliere brasiliano Araujo lo scorso maggio. Le conversazioni mostrano che Bolsonaro aveva chiaro il fatto che le elezioni del 20 ottobre avrebbero aperto una crisi politica che avrebbe dovuto essere utilizzata per rovesciare il governo indigeno. Non è necessario essere troppo furbi per presagire che un colpo di Stato, nelle attuali circostanze politiche, potrebbe avere solo un carattere internazionale. Dopo il rovesciamento di Zelaya in Honduras, ci sono stati diversi colpi di Stato con caratteristiche simili – contro il paraguaiano Lugo e la brasiliana Rousseff. Nuove indagini mostreranno sicuramente come l’apparato militare brasiliano ha ‘lavorato’ sulla polizia e l’esercito boliviani per consumare il colpo di Stato. Nel gabinetto di Bolsonaro c’è l’ex capo dell’esercito latinoamericano (“Minustah”) Augusto Heleno, esercito formato su richiesta dell’ex presidente Clinton per occupare Haiti. Questo personaggio ha avuto abbastanza tempo per “lavorare” sui comandi militari di altri Paesi (solo Cuba e Venezuela hanno rifiutato di partecipare all’occupazione di Haiti).
Il rifiuto di Macri di condannare il colpo di Stato giustifica coloro che lo hanno caratterizzato come “spazzatura” simile alla “dittatura”. Il trio formato con Bolsonaro e Trump ha avuto un intervento pubblico nel colpo di Stato, come dimostra il coinvolgimento dei senatori statunitensi Rubio e Menéndez (Forum, San Pablo). Alberto Fernández ha chiesto al governo macrista il ripudio del colpo di Stato nel quale Macri ha avuto un intervento diretto. L’ignoranza di questo complotto da parte dei candidati kirchneristi per gli affari esteri dimostra non solo che sono nel limbo, ma anche che sono in ritardo rispetto alla politica trumpista della destra continentale.
Senza tanti legami diplomatici, la nostra Tendenza avvertì nella Conferenza latinoamericana convocata dal Partido Obrero l’anno scorso: “Sotto l’agenda dell’accordo commerciale sul gas, Bolsonaro mostra aperto sostegno per una vittoria della destra in Bolivia, che vota l’anno prossimo; per la destra in Argentina; e propizia anche un boicottaggio completo del Venezuela. La lotta contro il fascismo assume, in queste condizioni, una portata internazionale. Bolsonaro riprende una politica che ha servito il colpo di Stato contro Lugo, a beneficio del capitale brasiliano in Paraguay. L’indigenismo boliviano assiste impotente a questa offensiva, incapace di mobilitare il popolo in modo rivoluzionario, e dipendente dal grande capitale petrolifero installato in Bolivia.”. Nientedimeno!
Con questi precedenti, lo scorso 5 novembre abbiamo sottolineato: “Senza dare alcun sostegno alla purezza delle elezioni comandate da Evo Morales, è necessario stabilire una chiara linea di lotta contro il colpo di Stato brasiliano-cruceño-trumpista. Le centrali operaie e indigene ufficiali sostengono incondizionatamente il governo, ma altre, ad esempio a Potosí e in molti altri luoghi, innalzano la bandiera della “democrazia”. In altre parole, la direzione politica della crisi è monopolizzata da entrambi i lati capitalisti della crisi (la borghesia indigena, da un lato, e l’oligarchia orientale, dall’altro). La sconfitta del colpo di Stato, attraverso un’azione di massa, che ripeta su scala molto più ampia la marcia indigena dagli altopiani verso est nel 2007, è una priorità. Sulla base di una completa sconfitta del colpo di Stato di Bolsonaro e dell’oligarchia di Santa Cruz, deve essere sostenuta la convocazione di una Costituente Sovrana”.
La citazione della marcia indigena su Santa Cruz, per combattere un precedente tentativo di colpo di Stato da parte dell’oligarchia di Santa Cruz, non poteva essere più opportuna, perché dimostra che lo stesso governo che ora capitola seppe affrontare un tentativo simile, indipendentemente dal fatto che in seguito abbia realizzato un compromesso con quell’oligarchia, che è durato un decennio.
Secondo quanto finora noto, l’esito del colpo di Stato rimane incerto. Gli yankee e la destra devono rivestirlo con uno scopo “democratico”, attraverso elezioni a breve termine. L’irruzione del fascista Camacho cambia però i parametri delle recenti elezioni, quando Mesa aveva monopolizzato le aspettative dell’opposizione. La piccola borghesia di La Paz e Cochabamba o i cooperativisti di Potosí, che hanno sostenuto Mesa, non sono la stessa cosa dell’oligarchia agrario-finanziaria della Mezzaluna boliviana – El Beni e Santa Cruz, che ha gettato Camacho nell’arena. D’altra parte, come è già stato detto, c’è il problema della natura del governo provvisorio. In questo contesto l’aspetto più importante che si presenta è: come affrontare la persecuzione contro i dirigenti e i militanti del MAS, e la politica e la prospettiva del raggruppamento delle forze anti-golpe, che è già iniziato.
La lotta contro il colpo di Stato significa la lotta per il rovesciamento del governo installato dai golpisti. Questa, e non le aspettative di nuove elezioni che si suppone convocheranno i golpisti, deve essere una priorità. Queste nuove elezioni sono già fraudolente dal punto di vista politico e giuridico. È, tuttavia, quanto coloro che dicono di essere preoccupati per lo “spargimento di sangue” sarebbero disposti ad ammettere. L’obiettivo deve essere il fronte unico delle organizzazioni operaie e contadine contro il colpo di Stato, denunciando la collaborazione con i militari da parte delle burocrazie che cercano di preservare, sotto nuove forme, la cooptazione dello Stato promossa dal governo del MAS.
Abbasso il colpo di Stato, abbasso il governo del colpo di Stato, disarmo del militarismo golpista, armamento dei lavoratori.
11 novembre 2019