Vogliamo un futuro sostenibile

di DC

Il clima si sta pericolosamente surriscaldando. Le temperature medie registrate a livello globale indicano che tutte le specie viventi, compresa quella umana, sono a rischio di estinzione. Secondo le attuali proiezioni, continuando a produrre a questo ritmoassisteremo ad un innalzamento pari a 4-6° C in 80 anni, il che significherebbe andare incontro ad un disastroso collasso ecologico. Non c’è via di scampo: bisogna produrre di meno, per consumare di meno. 

Un mondo in crisi 

La cosa più assurda (ma perfettamente confacente alla logica del capitale) di tutta questa storia è che non abbiamo bisogno della maggior parte di ciò che si produce, o perlomeno non ne abbiamo bisogno in quantità così elevate. L’economia capitalista è infatti caratterizzata dalla produzione in eccesso, dalla cosiddetta sovrapproduzione. Le diverse industrie, in competizione tra loro, producono non in base alle reali necessità della popolazione e della società, ma in base alle esigenze di guadagno dei loro padroni. Questo significa che, ad esempio, le grandi compagnie di telefonia mobile non produrranno tanti smartphone quanti ne sono effettivamente necessari, ma quanti ne servono a loro per trarne il maggiore profitto. Unico obiettivo: conquistare fette di mercato e aumentare gli utili. 

Tra l’altro, il ciclo di vita reale di un bene è nemico del capitalismo e a testimonianza di ciò ogni anno fanno la loro comparsa sul mercato nuovi modelli di ogni oggetto. Un bene che dura non permette di venderne un altro, nuovo, nel breve periodo, con ovvie conseguenze sul fatturato di quella determinata azienda produttrice. L’usa-e-getta-il-prima-possibile è il messaggio neanche subliminale che sentiamo ovunque, mentre la merce invenduta (che nelle crisi del capitalismo, come quella che stiamo vivendo, riempie i magazzini mentre la stragrande maggioranza della popolazione vive in condizioni di povertà), l’obsolescenza programmata e la non-riciclabilità dei generi che acquistiamo, producono montagne di rifiuti che poi non sappiamo più in quale meandro della terra infilare. Allo stesso tempo, il capitalismo mondiale è in crisi almeno dal 2008 perché non consumiamo abbastanzaLa politica italiana, mentre lotta a denti stretti contro l’impagabile debito pubblico, afferma la “necessità di far ripartire i consumi” perché “non c’è crescita”, alias non produciamo e consumiamo in quantità maggiore rispetto all’anno precedente. In pratica, consumiamo troppo per l’ambiente, ma troppo poco per il capitalismo! 

L’economia di mercato, basata sulla proprietà privata dei mezzi di produzione, sulla competizione e sull’accumulazione privata della ricchezza, non ha più nulla di positivo da offrirci e ci sta portando alla catastrofe sociale e ambientale. Se vogliamo avere un futuro, il sistema economico deve cambiare: dobbiamo pianificare la produzione in base alle reali necessità della popolazione mondiale e non in base ai margini di profitto dei padroni. Dobbiamo fare delle scelte ecologicamente compatibili in termini di materie prime, energia, trasporti e gestione dei rifiuti nell’interesse collettivo di preservare il nostro habitat e quello delle altre specie viventi non-umane. Per farlo non possiamo lasciare il controllo delle sorti del pianeta Terra a chi è interessato solo al profitto. Dobbiamo sottrargli il potere politico e collettivizzare i mezzi di produzione per marciare a tappe spedite verso una gestione delle risorse, una produzione e un consumo che siano nell’interesse collettivo dell’umanità e del pianeta. 

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