La marcia per i travesticidi e i transfemminicidi e l’intervento del Fronte della Sinistra e dei Lavoratori (FIT)

di Mayra Francesca (Partido Obrero e Gruppo LGBTI “1969” – Argentina)

Lo scorso 28 giugno ha avuto luogo la quarta marcia contro i travesticidi e i transfemminicidi, a 50 anni dall’emblematica ribellione di Stonewall.

È stata una grande giornata di lotta, che è iniziata dalla mattina accompagnando in tribunale Mariana Gomez, vittima di una persecuzione legale e poliziesca per aver baciato la sua compagna in una stazione della metropolitana. La risoluzione del giudice Marta Yungano, che ha condannato Mariana Gómez a un anno di prigione con la condizionale, è stata un brutale attacco alle nostre identità nel nostro giorno dell’orgoglio: un triste anniversario che chiama alla lotta contro gli attacchi dello Stato alla comunità LGBT+.

Dopodiché si è tenuta nel pomeriggio la mobilitazione per dare visibilità al genocidio in sordina di trans e travestiti, nel quale il FIT (Fronte della Sinistra e dei Lavoratori) ha avuto una forte presenza.

La marcia

Questa del 28 è stata la prima marcia specificamente per travesticidi e transfemminicidi, che ha vissuto due momenti principali in parallelo.

È accaduto che, quando si è arrivati a Plaza de Mayo, è stata respinta la presenza sul palco dell’Associazione delle donne prostitute di Argentina (AMMAR) attaccata per sfruttamento della prostituzione, la quale associazione ha poi proseguito separatamente.

Sempre presente nella mobilitazione la parola d’ordine dell’assoluzione per Mariana Gómez ha preso voce sul palco dopo la lettura di un documento, ricevendo molti applausi e affetto dalla presente comunità LGBT. Slogan contro le misure punitive per violazione dei codici di Patricia Bullrich e il suo protocollo repressivo nei confronti delle persone LGBT, subentrato subito dopo l’arresto di Mariana, erano visibili più che mai.

L’assenza della battaglia “aborto legale” nel documento e l’invisibilità del fazzoletto verde nella marcia

Su richiesta delle organizzazioni del FIT, è stata inserita nel documento la denuncia all’austerità di Macri e i governatori che le organizzazioni kirchneriste, prevalenti nel Comitato Organizzatore della mobilitazione, hanno chiamato “governatori complici”, cercando di sminuire la partecipazione dei mandatari pejotisti [del Partido Justicialista, n.d.t.] all’austerità.

Questo orientamento kirchnerista spiega anche l’assenza nel documento della rivendicazione “aborto legale, sicuro e gratuito”, in linea con i legami con il clero dei Fernandez-Fernandez e l’intento di CFK [Cristina Fernandez de Kirchner, ex presidentessa d’Argentina, n.d.t.] di “unire i fazzoletti verdi e celesti”. Questa omissione grossolana ha offuscato la dichiarazione, presente nel documento, della separazione dalla Chiesa dello Stato. Sul palco, l’assenza di fazzoletti verdi per i portavoce era molto evidente.

Il nostro intervento

Il Gruppo LGBTI “1969” del Partido Obrero ha partecipato alla marcia con chiari slogan di lotta nelle strade, segnalando la responsabilità dello Stato nella situazione della comunità trans; contrapponendo ad essa la battaglia per una quota trans nei posti di lavoro; esigendo da subito un aborto legale sicuro e gratuito; un’educazione sessuale secolarizzata e scientifica e l’assoluzione per Mariana Gómez e Higui.

Contro i tentativi di dirottare il movimento per portare la comunità LGBTI dentro formule padronali, di quei padroni che sono per il pagamento del debito pubblico e l’acquiescenza della classe operaia, abbiamo ribadito la necessità di organizzare il movimento in modo indipendente, con la conquista delle nostre rivendicazioni, in connessione con un programma di trasformazione sociale alla radice.

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