Il “decretone” approvato dal governo gialloverde su Reddito di Cittadinanza e Quota 100 non è altro che l’ennesima elemosina di Stato concessa in campagna elettorale in vista delle elezioni europee, prassi che non si distingue per nulla da quella di tutti gli altri governi che hanno preceduto questo (altro che “governo del cambiamento”!), da ciò che fece ad esempio Renzi cinque anni fa, sempre a ridosso della chiamata alle urne per eleggere il Parlamento europeo. Anche se la propaganda gialloverde presenta il decreto come la soluzione ultima per abbattere la povertà, basta fare solo pochi conti per capire che si tratta di un vero e proprio imbroglio per le fasce più deboli della società e un regalo alle aziende e alla borghesia (si veda l’articolo qui).
Anche Di Maio, alla fine della trattativa con l’UE che ha preceduto la promulgazione del decretone, ha dovuto smorzare i suoi toni trionfalistici. Infatti Bruxelles non solo ha condotto il governo a ridimensionare al ribasso il finanziamento per il reddito di cittadinanza ma ha ottenuto in cambio alcune misure “di garanzia”, tra le quali una clausola che obbligherebbe questa maggioranza ad aumentare i tagli alla spesa pubblica nel caso in cui le risorse non dovessero risultare sufficienti, un classico provvedimento della tanto vituperata “austerity”.
Il salario garantito o il salario sociale (veri e propri salari di disoccupazione, ben diversi quindi da questa forma di regimentazione sociale che risponde al nome di reddito di cittadinanza), sono stati a lungo cavalli di battaglia di buona parte della sinistra riformista e istituzionale, come pure di buona parte della sinistra di movimento e di classe, che i 5 Stelle hanno deciso di far propri, ma stravolgendoli del tutto (si veda ancora l’articolo interno a questo numero “PAGLIACCIATA DI CITTADINANZA A 5 STELLE: SALARIO GARANTITO O REGIMENTAZIONE SOCIALE?”), per uno scopo meramente populista ed elettorale. Infatti è soprattutto grazie alla propaganda sul reddito che i grillini sono riusciti a superare il 30% dei voti alle elezioni politiche dello scorso anno. Ad ogni modo, mentre Il decreto approvato dal governo gialloverde rappresenta una misura alquanto inutile se si pone come obbiettivo l’abbattimento della povertà, ciò che invece potrebbe realmente aiutare le fasce più deboli della società è un Salario garantito di disoccupazione, finanziato con la tassazione dei grandi profitti capitalistici e dei grandi patrimoni, il quale è stato per decenni e rappresenta ancora oggi un importante obbiettivo di tante lotte sociali di movimenti creati dal basso e soprattutto dei disoccupati autorganizzati. Dobbiamo batterci per questo tipo di rivendicazione sociale e politica, insieme a quella per una riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario che consenta la redistribuzione del lavoro che c’è, anche, e oggi soprattutto, contro questo nuovo strumento di irreggimentazione semischiavistico ai danni dei disoccupati che è il Reddito di Cittadinanza a 5 stelle.
La Redazione