In tanti e tante hanno risposto all’appello di SLAI Cobas e SLAI PROL Cobas per un 25 aprile operaio a Pomigliano d’Arco, la cittadina di uno dei più grandi e più storici stabilimenti FIAT (quello, per rendere l’idea, in cui i lavoratori hanno per primi sperimentato sulla propria pelle il tristemente conosciuto “piano Marchionne”).
Nell’assemblea, che ha visto protagonisti oltre appunto ad operai della FCA (ex-FIAT) anche lavoratori immigrati della FINCANTIERI di Monfalcone, della STIGA di Castelfranco Veneto, di imprese del trasporto merci emiliane, si è ribadita la ferma opposizione a tutte le forme di smantellamento del diritto del lavoro, iniziato decenni fa con la precarizzazione diffusa del “pacchetto Treu” e i governi di centrosinistra (che hanno goduto quindi dell’avallo dei sindacati concertativi CGIL-CISL-UIL) Prodi-Bertinotti. Un disastro che è passato poi per la svendita totale della sinistra politica (Rifondazione Comunista e i cespugli nati nel suo grembo), del tanto acclamato movimento no global e dell’altrettanto osannato Landini, per finire con la sinistra populista di oggi, sia essa quella di De Magistris o quella di Cremaschi. Un arretramento passato per la sonora batosta degli accordi sindacali del 10 gennaio 2014 tra il padronato e le organizzazioni dei lavoratori asservite.
Tuttavia, questa grave serie di sconfitte e tradimenti non ha fiaccato definitivamente lo spirito combattivo della classe, che da questa giornata di liberazione dalla reazione fascista e da iniziative come l’assemblea operaia di oggi rilancia con forza il proprio grido di battaglia contro il capitale e la sua società fondata su oppressione e sfruttamento. Al contrario di una classe operaia dipinta come sconfitta o addirittura ormai scomparsa, questa assemblea ha dimostrato una volta di più quanto abbiamo scritto in molteplici nostri articoli: con gli ulteriori picchi di caduta a livello mondiale della crisi capitalista, che stanno per piombarci addosso a gran velocità, e con lo smascheramento in Italia delle false soluzioni (e delle false promesse) del “nuovo” governo gialloverde, i lavoratori e le lavoratrici (altro che no global e sinistra populista) saranno coloro sulle cui spalle ricadrà il peso di una lotta determinante per la futura società socialista. Per l’unica soluzione di liberazione reale, il “governo dei lavoratori”.