Il Partido Obrero ripudia l’escalation golpista in Venezuela

Il seguente è un comunicato del Partido Obrero argentino contro gli ultimi avvenimenti in Venezuela. Dove il leader dell’opposizione di destra, Juan Guaido, si è autoproclamato presidente del Venezuela avviando un processo di colpo di stato contro Maduro. Non a caso la dichiarazione è stata preceduta da un tentativo di sollevazione da parte di un settore dell’esercito a Caracas. Ci troviamo di fronte un paradosso tragico: una opposizione che vuole privatizzare l’industria del petrolio a vantaggio del capitale americano, eliminare ogni misura di assistenza sociale (istruzione e sanità pubbliche comprese), una volta arrivata al governo grazie al sostegno dei militari e di un loro golpe; cerca di conquistare la simpatia del popolo venezuelano invocando la lotta contro “un regime autoritario e corrotto, che affama il popolo venezuelano”. Non avendo però la forza (per adesso) di raggiungere tale obbiettivo si affida all’intervento imperialista di Trump e dei suoi fantocci sudamericani: Bolsonaro, Macri e il presidente colombiano Marquez. Che danno un’altra dimostrazione di ipocrisia tragicomica quando intervengono in Venezuela per difendere i diritti che calpestano ogni giorno nei loro paesi: se è vero come è vero che Trump vuole imporre un regime bonapartista negli Stati Uniti in funzione della sua politica sciovinista, xenofoba e maschilista; che Bolsonaro invoca la dittatura militare e di “farla finita con i rossi”; e che Macri è al governo grazie al sostegno della borghesia argentina che è nel suo insieme sotto processo per scandali di corruzione e tangenti.

Il vero dramma però consiste nel fallimento del chavismo: una corrente che prometteva l’indipendenza dall’imperialismo ed un epoca di grande progresso sociale per il Venezuela (e in generale per il Sud America); e che ha solo portato alla bancarotta il popolo venezuelano. La bancarotta non consiste nell’ennesimo fallimento del “comunismo” (inesistente in Venezuela), fosse pure del 21° secolo, ma nel fallimento di una politica basata sul dare concessioni alle masse – per strapparne il suo consenso ed utilizzarle contro l’imperialismo golpista – e allo stesso tempo creare una “borghesia bolivariana”, che altro non è che un ceto parassitario di imprenditori che viveva sulle spalle dello stato e dei lavoratori; il tutto finanziato dai grandi ingressi del petrolio che ci si illudeva fossero eterni. Una vero governo socialista, un governo dei lavoratori, avrebbe espropriato la borghesia tutta (venezuelana ed imperialista), annullato il debito estero usuraio (che il chavismo ha pagato rigorosamente agli Stati Uniti e alla Cina, anche nell’ultimo periodo in cui il popolo venezuelano era alla fame), ed utilizzato le risorse del paese per avviare un processo di industrializzazione del Venezuela e di indipendenza dai destini del petrolio, e del suo prezzo per barile.

Detto tutto questo è centrale per la sinistra venezuelana combattere il colpo di stato in Venezuela, estirpare alla radice il processo di guerra civile che promuove la destra e difendere il governo di Maduro contro l’imperialismo di Trump. Però l’unico modo per fare questo è costruire un’alternativa socialista e operaia ad un governo della piccola borghesia venezuelana che è fallito ed è un peso morto sulla società “bolivariana”. In Italia la gran parte della sinistra lotta giustamente contro il golpe nascondendo però le responsabilità dei governi chavisti; in particolare è scandalosa l’ipocrisia politica di quelle forze pseudo trotskiste come Sinistra Anticapitalista e Sinistra Classe e Rivoluzione che hanno sostenuto apertamente il governo Chavez dicendo che era un governo rivoluzionario, indipendente dalla borghesia, e adesso scendono dal carro del vincitore quando questo è fallito. Prospettiva Operaia nel suo piccolo sostiene il popolo venezuelano contro i suoi boia.

Comunicato Partido Obrero:

1. Respingiamo l’escalation golpista che ha fatto un balzo in avanti negli ultimi giorni in Venezuela. L’autoproclamazione a presidente di Juan Guaidó, leader dell’Assemblea Nazionale, è stata preceduta da una rivolta militare fallita.

2. Donald Trump si è affrettato a riconoscere Guaidó come leader legittimo. E altrettanto Macri, Bolsonaro e altri presidenti latinoamericani.
Respingiamo questa condotta che pretende di agire niente meno che in nome della “democrazia”, mentre è guidata da un magnate che ha portato avanti un’incessante persecuzione contro gli immigrati, le minoranze, le donne e i loro diritti e che cerca di rafforzare il ruolo di gendarme internazionale degli Stati Uniti, distruggendo interi villaggi in Medio Oriente e Nord Africa. Un’offensiva guidata anche da un noto fascista brasiliano, circondato da soldati, che ha finito per arrivare al potere dopo la proscrizione di Lula e dopo un colpo di stato che ha estromesso il governo di Dilma Rousseff.
Denunciamo l’ipocrisia e la doppiezza dei promotori di questa escalation, che non si fanno scrupoli a sostenere dittature sanguinose e aberranti come quella guidata dal principe dell’Arabia Saudita, Mohammed bin Salman, responsabile del recente squartamento di un giornalista che si oppone al regime saudita, presso l’ambasciata saudita in Turchia.

3. Denunciamo anche che il presidente dell’Argentina, oltre ai Panama Papers, ai paradisi fiscali e ai quaderni Gloria [scandalo legato alla corruzione, n.d.t.], appartiene a una corrente politica legata a tutti i colpi di stato e alle dittature militari che hanno avuto luogo nel paese dal 1955.
E che il peronismo federale (Massa, Pichetto, Urtubey) si è unito alla crociata golpista contro il Venezuela in un momento in cui accompagna il governo nella svolta repressiva in cui è impegnato con l’espulsione degli immigrati, l’abbassamento dell’età di imputabilità e il codice da grilletto facile di Chocobar.

4. Tuttavia, non ci sfugge l’acuta decomposizione del regime bolivariano. La cricca civico-militare di Nicolás Maduro ha portato il popolo venezuelano in un vicolo cieco. Un movimento che ha debuttato con proposte di emancipazione nazionale di portata latinoamericana, e che ha attuato alcune importanti misure in quella direzione, si è concluso, come altri simili in passato, in un colossale fallimento economico e politico. Fin dall’inizio ha istituito un regime di potere personale e la statizzazione delle organizzazioni popolari, in particolare dei sindacati, e ha incoraggiato lo sviluppo di una ‘boliborghesia’ con alti introiti petroliferi, che ha arricchito i suoi beneficiari. Ora che il paese ha raggiunto il fondo, Maduro annuncia la privatizzazione della ricchezza mineraria alle imprese russe e cinesi, e non esclude di farlo a beneficio delle imprese americane.

5. Avvertiamo che, se l’escalation golpista dovesse prosperare, il Venezuela sarebbe testimone di un’enorme liquidazione delle sue ricchezze minerarie e persino della perdita di importanti conquiste con nuove privazioni. L’opposizione, divisa e decimata, sta cercando di riprendere fiato, ma non ha il sostegno popolare. Questo è il motivo per cui richiede un intervento militare – interno ed esterno.

6. I lavoratori venezuelani devono apparire sulla scena con una propria fisionomia indipendente: promuovere la convocazione di un Congresso dei delegati eletti nelle aziende, discutere una via d’uscita dalla crisi nazionale e sviluppare la loro alternativa di potere.Invitiamo i lavoratori latinoamericani a mobilitarsi insieme e a formare un fronte continentale contro questa escalation golpista.
Invitiamo i lavoratori latinoamericani a mobilitarsi insieme e a formare un fronte continentale contro questa escalation di colpi di Stato.

Il Venezuela sta attraversando una crisi umanitaria che l’intervento militare non risolverà. Una mobilitazione internazionale dei lavoratori deve servire anche a strappare questi aiuti agli Stati di tutto il mondo, sotto il controllo di organizzazioni dei lavoratori e dei diritti umani indipendenti .

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