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Seconda parte dell’articolo della compagna Armağan Tulunay pubblicato su World Revolution no.1
Le donne come attrici della rivoluzione
Dunque, che cosa fecero le donne per migliorare la loro condizione essendo così sottosviluppate? Hanno ceduto sotto le difficoltà e le pressioni o hanno iniziato a lottare? Per rispondere a questa domanda, dobbiamo tornare indietro dal 1917 al 1895 quando fu fondata da Lenin l’organizzazione “Unione di lotta per l’emancipazione della classe operaia” che aveva ben quattro donne, inclusa Krupskaya tra i suoi dirigenti. Alla luce delle esperienze di questa organizzazione, che può essere considerata agli albori del Partito operaio socialdemocratico russo (POSDR), Krupskaya scrisse nel 1900 un opuscolo illegale chiamato “La donna lavoratrice” incentrato sulla condizione delle donne e i loro doveri politici. Nel 1905, tali donne lottavano tra le fila della rivoluzione insieme agli uomini. Tra il 1905 e il 1907, i bolscevichi facevano un lavoro sistematico di agitazione e organizzazione tra le lavoratrici e organizzavano riunioni in cui si discutevano i problemi delle donne e si portavano avanti le loro rivendicazioni. Sebbene all’epoca si trattasse per la maggior parte di intellettuali, il tasso delle donne membro del POSDR era del 15%, persino più alto di quello del Partito socialdemocratico di Germania, che aveva una storia molto più lunga e una tradizione molto più forte.
Il periodo di repressione e reazione che ebbe luogo tra il 1908 e il 1912 portò all’arresto di molte donne dirigenti politiche, alla loro espulsione e all’esilio, e il movimento fu costretto alla totale clandestinità. Dopo questo periodo, quando il movimento della classe operaia si rianimò e aumentarono le opportunità di fare manifestazioni legali, anche i prodotti del lavoro sistematico condotto tra le lavoratrici cominciarono a divenire evidenti. L’8 marzo 1913, il POSDR decise di celebrare la Giornata internazionale della donna lavoratrice per la prima volta a San Pietroburgo con una manifestazione di massa ed ebbe luogo un incontro entusiasta guidato proprio dalle lavoratrici, in particolare quelle del settore tessile. La Giornata internazionale della donna lavoratrice fu celebrata con un numero speciale della Pravda pubblicato quello stesso giorno. Un anno dopo che le lettere delle donne alla Pravda crebbero come una valanga, l’8 marzo 1914, fu lanciato Rabotnitsa (trad. La donna lavoratrice), il primo giornale femminile dei bolscevichi, il cui comitato editoriale era formato da rivoluzionarie del calibro di Nadezhda Krupskaya e Inessa Armand.
Dopo ben sette numeri, Rabotnitsa fu chiuso insieme a tutte le altre pubblicazioni a carattere rivoluzionario, in coincidenza con l’inizio della prima guerra mondiale. Come risultato della loro posizione contro la guerra imperialista, il consenso dei bolscevichi tra le donne contadine e le lavoratrici che hanno sofferto di più gli effetti la guerra aumentò. Il risvolto più importante fino a quel momento si è ebbe con il licenziamento delle donne sulla scia della rivoluzione di febbraio, che, ancora una volta, ebbe luogo l’8 marzo in occasione del Giorno della donna. Come Trotsky racconta nel suo “Storia della rivoluzione russa”, il giorno prima nessuno pensava che il “Giorno della donna” potesse iniziare la rivoluzione:
“Il fatto è che la rivoluzione di febbraio è iniziata dal basso, superando la resistenza delle proprie organizzazioni rivoluzionarie, l’iniziativa è stata presa di propria iniziativa dalla parte più oppressa e calpestata del proletariato, le lavoratrici tessili, tra le quali vi erano senza dubbio molte mogli di soldati. LE file per la distribuzione del pane diventate troppo lunghe fornirono lo stimolo finale. Circa 90.000 lavoratori, sia uomini che donne, scioperarono quel giorno. La voglia di combattere trovò la sua espressione nelle manifestazioni, nelle riunioni, negli scontri con la polizia. Il movimento cominciò nel distretto di Vyborg con i suoi grandi stabilimenti industriali; da lì passò all’altro capo di Pietroburgo. Non ci furono altri scioperi o manifestazioni altrove, secondo la testimonianza della polizia segreta. Durante quel giorno furono chiamati a sostegno della polizia delle truppe dell’esercito – evidentemente non molte – ma non ci furono scontri con loro. Una massa di donne, non tutte operaie, si riversarono alla Duma municipale chiedendo del pane. Era come pretendere il latte da un caprone. Delle bandiere rosse apparivano in diverse parti della città, e le iscrizioni su di esse mostravano che gli operai volevano il pane, ma né l’autocrazia né la guerra. La giornata della donna è passata con successo, con entusiasmo e senza vittime. Ma ciò che nascondeva in sé stessa, nessuno l’aveva indovinato nemmeno al calar della notte.” Leon Trotsky, Storia della Rivoluzione Russa
Dopo quella prima notte, i soldati dovettero unirsi alla rivoluzione perché la rivolta avesse successo. Le donne furono anch’esse parte di questa lotta, formando anche le frange più coraggiose, più eroiche della lotta e guidandole. Trotsky riferisce quanto segue:
“Un grande ruolo fu svolto dalle lavoratrici nelle relazioni tra lavoratori e soldati. Affrontano i cordoni di sicurezza più coraggiosamente degli uomini, afferrano i fucili, implorano, quasi comandano: <<Mettete giù le vostre baionette – unitevi a noi.>> I soldati si gasano, si vergognano, si scambiano sguardi ansiosi, vacillano. Qualcuno decide per primo, e le baionette si sollevano colpevolmente sopra le spalle della folla che avanza. La barriera è aperta, un “Urrà” gioioso e grato scuote l’aria. I soldati sono circondati. Ovunque vi sono discussioni, rimproveri, la richiesta di rivoluzione compie un altro passo in avanti.” Leon Trotsky, Storia della Rivoluzione Russa
Quando lo zar, che sembrava essere incrollabile, è caduto dopo la rivoluzione di febbraio scoppiata a causa della lotta delle donne, la lotta delle donne fu salutata nella Pravda con parole di entusiasmo:
“Saluto alle donne! Saluto per l’internazionale! Le donne sono state le prime ad uscire per le strade di San Pietroburgo il Giorno della donna … Saluto alle donne!”
Dopo la Rivoluzione di febbraio, finché la classe lavoratrice non prese il potere con la Rivoluzione d’Ottobre, le donne parteciparono attivamente sia alla protezione dei risultati della rivoluzione di febbraio, sia alla lotta per organizzare la Rivoluzione d’ottobre. Parteciparono ai comitati e alle milizie di fabbrica. Il giornale Rabotnitsa, che fu vietato nel 1914 dopo il grande sciopero delle lavanderie di Pietrogrado, dove 5.000 donne lavoratrici si unirono, ricominciò a essere pubblicata. Quando furono repressi dopo gli eventi del luglio 1917, l’unica pubblicazione legale nelle mani dei bolscevichi fu proprio il Rabotnitsa pubblicata ogni 10 giorni e per un totale di 40.000 copie.
Nonostante tutta questa vitalità, i pregiudizi, che sono stati profondamente radicati per secoli, continuarono ad esistere. Questi pregiudizi non riguardavano solo i lavoratori maschi, ma avevano effetti anche sulla base dei bolscevichi. Le donne, senza alcuna tradizione o esperienza, stavano organizzando scioperi efficaci e formando esse stesse dei comitati di sciopero. Ma anche le stesse donne lavoratrici non credevano che le donne avessero la capacità di prendere parte ai soviet per rappresentare tutti i lavoratori. Ad esempio, anche se i lavoratori tessili erano in prevalenza donne, solo 2 dei 15 leader sindacali dei lavoratori tessili erano donne lavoratrici. Se la metà dei lavoratori di Pietrogrado era donna, la proporzione di donne delegate negli organi sovietici era solo del 5% circa.
Quando la classe lavoratrice prese il potere con l’aiuto dei contadini insieme al capo dei bolscevichi, il 7 novembre, secondo il calendario odierno (il 25 ottobre secondo il vecchio calendari), le donne parteciparono alla guida della rivoluzione. E il potere sovietico, il prodotto della rivoluzione operaia più grande della storia, stava affrontando una lotta per fornire un futuro alle donne che avevano lottato per i sovietici in tutte le condizioni più difficili, dopo centinaia di anni di tradizioni reazionarie e oppressive, sotto il dominio delle regole e volgendo i loro volti ai bolscevichi con la speranza della salvezza.
Un grande ruolo fu svolto dalle lavoratrici nelle relazioni tra lavoratori e soldati. Affrontano i cordoni di sicurezza più coraggiosamente degli uomini, afferrano i fucili, implorano, quasi comandano: <<Mettete giù le vostre baionette – unitevi a noi.>>
Nella terza parte vedremo come la rivoluzione d’ottobre ha cambiato significativamente la condizione delle donne.
3 pensieri su “La terra della Rivoluzione d’Ottobre: un paese di donne in cammino verso l’emancipazione. Seconda parte: Le donne come attrici della rivoluzione”