Prima parte dell’articolo della compagna Armağan Tulunay pubblicato su World Revolution no.1
Il 2017 è stato l’anno del centenario della Rivoluzione di Ottobre, la più grande rivoluzione vittoriosa della classe operaia fino ad oggi. Dopo la rivoluzione di ottobre, il nascente governo sovietico fece subito dei passi in avanti per soddisfare le richieste della classe operaia e degli oppressi.
Non solo accolse le loro richieste, ma, nella direzione del programma della rivoluzione socialista, riconobbe anche tutta una serie di diritti dei quali gli oppressi non immaginavano neppure l’esistenza e non ne conoscevano l’importanza, e il governo fece un serio sforzo per assicurarsi che venissero esercitati.
Il nuovo assetto politico dei lavoratori ha cercato di gettare le basi per l’emancipazione della classe operaia insieme a quella degli altri oppressi. Le donne, insieme al popolo oppresso, erano in cima a questa categoria.
All’inizio del ‘900 era quasi impossibile discutere dei diritti politici delle donne nel mondo. Era un periodo in cui non solo le donne lottavano per il diritto di potersi presentare alle elezioni, ma addirittura per il diritto di voto. In molti paesi questa lotta continuò per molti anni. In stati come la Svizzera, denominata “culla della democrazia”, le donne hanno ottenuto il diritto di voto e a candidarsi alle elezioni nel 1971. Solo quando le donne in Arabia Saudita hanno conquistato questo diritto, nel 2015, -anche se limitato alle sole elezioni locali- si è potuto affermare che in tutto il mondo le donne avessero ottenuto questo diritto.
Dopo la rivoluzione d’ottobre, il governo sovietico fu il primo stato a riconoscere questo diritto alle donne, garantendo loro gli stessi diritti politici degli uomini. Allo stesso modo, l’aborto in molti paesi occidentali è stato legalizzato solo nella seconda metà del XX° secolo (In Inghilterra nel 1967, negli USA nel 1973, in Francia nel 1975, in Italia nel 1978). Ancora oggi, in tanti paesi è illegale, oppure è permesso ma solo in base a determinate condizioni. Tuttavia, non abbiamo dimenticato che nel 2012 Erdogan tuonò contro l’aborto, affermando che “ogni aborto è un Uludere”[1] e il suo attacco venne contrastato dalle donne con la lotta.
E noi combattiamo ancora per un libero accesso all’aborto legale e sicuro con le adatte precauzioni igieniche. Anche se l’anti-abortismo era dominante nel suo stato come in tutto il mondo, il governo sovietico riconobbe questo diritto con le stesse condizioni per le quali combattiamo noi oggi. Il nascente stato dei lavoratori sancì un numero di leggi tale che hanno cambiato la vita di tante donne.
In questo articolo proveremo a valutare gli effetti della rivoluzione d’ottobre sulla vita delle donne e che tipo di conseguenze ha avuto.
Nei limiti di questo articolo, per prima cosa cercheremo di offrire una panoramica sugli atti pratici che furono messi in atto dal potere sovietico nei diversi aspetti della partecipazione della forza lavoro alla formazione, dalle leggi che regolano il matrimonio e il divorzio alla collettivizzazione del lavoro domestico e la cura dei figli, fino al salto nella scena politica, all’aborto ecc…
Successivamente ci concentreremo sulla questione della possibilità di continuare a preservare questi diritti o meno; cercheremo di spiegare le motivazioni dell’emergere di una nuova situazione.
Infine descriveremo le potenzialità del progetto della classe operai in termini di emancipazione delle donne nel contesto dell’esperienza sovietica. Prima, però, sarà utile dare una breve occhiata alla situazione che vivevano le donne in Russia prima della rivoluzione d’Ottobre.
La situazione delle donne durante il periodo zarista
Durante il periodo zarista, le donne erano prima schiave dei loro padri, poi dei loro mariti. Si sposavano prima dei 12 anni. Il giorno del matrimonio, il padre della sposa regalava una frusta allo sposo, e così quasi in ogni casa, per tradizione, si appendeva una frusta sulle pareti delle camere da letto. Le donne non avevano diritto al divorzio. Se una donna lasciava suo marito, la polizia la riportava a casa dal marito. Una donna sposata non possedeva il proprio passaporto, ma veniva registrata sul passaporto del consorte. Una donna non aveva diritto a possedere alcuna proprietà, non aveva diritto a prendere decisioni riguardo le proprietà di famiglia, né aveva alcun potere sui propri figli.
Senza il permesso di suo marito, una donna sposata non poteva neanche cercare un impiego. Le condizioni di vita e di lavoro delle donne che potevano lavorare con il permesso del marito erano davvero insopportabili. Con l’aumento della meccanizzazione, vennero create delle aree di lavoro per le donne, in cui venivano svolti lavori che non richiedevano una grande forza fisica, però i salari delle donne erano solo la metà di quelli degli uomini. Non avevano diritti come il congedo di maternità o il permesso per allattare. Secondo molte fonti le donne che lavoravano in fabbrica nascondevano la gravidanza fino al periodo delle doglie o alcune partorivano nelle loro postazioni di lavoro e ricominciavano subito a lavorare.
Il 95% delle donne partoriva senza assistenza medica e all’incirca 30 mila donne ogni anno morivano durante il parto. La Russia era al primo posto tra i paesi europei per il tasso di mortalità infantile. Non è stato applicato nessun metodo per far in modo che le donne prevenissero la gravidanza. Poiché l’aborto era illegale, le donne incinte si rivolgevano alle donne esperte del paese per porre fine alla gravidanza con aghi e ganci. Naturalmente, questo procedimento metteva in pericolo di vita le donne, causando malattie e ferite a molte giovani donne.
Come in altri paesi capitalisti, la prostituzione era un problema molto serio che si agganciava alla dominazione maschile, alle difficoltà economiche e del fare del corpo della donna una merce che si poteva vendere e comprare. Il fatto che le donne fossero in una posizione precaria, per metterla nella logica del loro tempo, faceva in modo che la prostituzione divenisse un mezzo per poter vivere.
Uno studio condotto nel 1889 sostiene che l’83.5% delle prostitute registrate in Russia fossero donne appartenenti allo strato sociale più basso e che il 65% erano donne che prima erano serve delle famiglie borghesi e aristocratiche. Nella Russia zarista, venne portata avanti una sorta di battaglia contro la prostituzione. In realtà le prostitute vennero registrate e la prostituzione fu istituzionalizzata. Le donne vennero condannate alla prostituzione per il resto della loro vita e messe su una sorta di lista nera.
Le donne erano molto penalizzate anche nell’istruzione. Secondo l’ultimo censimento del 1913, fatto prima della rivoluzione d’Ottobre, l’83% delle donne non sapevano né leggere né scrivere. Quasi tutte le donne rimanenti appartenevano ad alte classi sociali e si stima che quasi tutte queste donne vennero esiliate durante la rivoluzione, infatti la proporzione delle donne alfabetizzate scese al 5% subito dopo la rivoluzione. Nel caso del Popolo dell’Est, la situazione peggiora ulteriormente e, solitamente, era quasi impossibile trovare una donna alfabetizzata.
La situazione era peggiore in questa regione poiché era una zona influenzata dall’Islam e conteneva le Repubbliche Sovietiche del Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan, Turkmenistan, Kazakistan e Azerbaijan e alcune parti della Russia. Le donne erano considerate merce da poter vendere e comprare. Esisteva un valore denominato “Kalim” ed era equivalente alla dote della donna, ossia alla sua ricchezza. Le donne venivano comprate attraverso questo sistema dai loro mariti, grazie al quale, poi, avevano un’autorità illimitata sulle loro mogli. Se lo desiderava, un uomo poteva sposarsi con più di una donna. Quando poi il marito moriva, la vedova non aveva alcun diritto di decidere sulla propria via ma, a sua volta, diventava proprietà del fratello maggiore del defunto marito. Se lui voleva, poteva tenere la donna per sé o venderla ad un altro uomo.
Le donne che vivevano nell’Est erano obbligate a coprirsi. Oltre al burqa, le donne dell’Uzbekistan e del Tagikistan dovevano coprirsi il viso con uno speciale velo nero fatto di crine di cavallo. “In questo modo una donna ricoperta con il paranjas (burka) sembrava un fantasma, uno spazio oscuro con i piedi. La sua immagine scura e amorfa creava una grande, inconcepibile contraddizione con i bazar e i palazzi luminosi e gli uomini vestiti con colori vivaci di Samarcanda, Tashkent e Bukhara.”
Naturalmente non è possibile parlare dei diritti politici delle donne in un paese in cui le donne sono state oppresse. Durante lo Zarismo, le donne sentivano la maggior parte di questa oppressione per quanto riguarda i loro diritti politici. Le donne non potevano candidarsi o votare. Le donne erano completamente escluse dalla vita politica poichè a loro non era permesso lavorare in tantissimi settori e non era permesso loro di lavorare nelle aree amministrative.
Ciò significa che la rivoluzione d’ottobre si innalzò nelle terre di un paese quasi infernale per le donne; il potere sovietico stava combattendo contro strutture repressive, reazionarie, abitudini, tradizioni, regole che si erano radicate per secoli, per la salvezza delle donne e della classe operaia.
Nella seconda parte vedremo come le donne sono state protagoniste del processo rivoluzionario.
[1] Uludere/Roboski è stato un massacro in cui 34 contadini curdi sono stati bombardati a morte dalle forze aeree turche nel 2011. Non una sola persona è stata mai processata.
2 pensieri su “La terra della Rivoluzione d’Ottobre: un paese di donne in cammino verso l’emancipazione. Prima parte: La situazione delle donne durante il periodo zarista”