Francia, una polveriera. Macron messo alle strette da nuove proteste contro l’aumento del prezzo del carburante

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di Mariano Hermida

Sabato 24 novembre, il famoso viale degli Champs-Elysées, il “più bello del mondo”, è diventato il palcoscenico principale per una nuova mobilitazione dei “Gilet gialli”. Il cosiddetto “Secondo Atto” ha acquisito un’insolita radicalizzazione. “La battaglia degli Champs Elysées ha avuto un carattere spettacolare, con pochi precedenti, negli ultimi decenni” (ABC, 24/11).

Michel Delpuech, capo della polizia, aveva vietato ogni tipo di manifestazione nell’area del Palazzo dell’Eliseo, di Place de la Concorde, dell’Assemblea Nazionale e dell’Hotel Matignon. Ma questo non ha impedito la mobilitazione. Secondo i dati del Ministero dell’Interno, circa 8.000 persone hanno manifestato nel centro di Parigi, e circa 106.000 in 1.600 località francesi. Anche se importanti, queste cifre sono inferiori alle straordinarie precedenti mobilitazioni.

La principale rivendicazione dei Gilet Gialli, che esprimono il disagio nei settori sociali medi e inferiori della Francia interna e suburbana, è contro l’aumento del prezzo dei carburanti. “Macron, dimissioni”, “Macron, vattene”, erano alcuni degli slogan visti sui manifesti. L’obiettivo dei manifestanti era quello di avvicinarsi il più possibile al Palazzo dell’Eliseo, residenza del presidente, la cui popolarità è scesa al 25%, il più basso dall’inizio del suo mandato. Questo è ciò che ha prodotto la repressione della polizia, che contava su circa 3.000 soldati e comprendeva gas lacrimogeni, idranti e l’uso di granate.

Ai giubbotti gialli si sono aggiunti i casseurs (teppisti), un gruppo della periferia francese e i Black Blocks, che con tecniche di guerriglia urbana, hanno affrontato per ore la repressione che si è estesa fino a notte fonda. Un gruppo di gilet gialli si è diretto verso il Congresso con un trattore e ha gettato una “pioggia di letame” sulla porta per mostrare il proprio rifiuto a tale istituzione. La giornata si è conclusa con più di 250 feriti e decine di detenuti. Un gruppo di ferrovieri si è unito alla protesta e ha marciato insieme per i famosi Champs Élysées, gridando “tutti in sciopero”.

Di fronte alle proteste, il Senato ha approvato a maggioranza l’eliminazione di una delle tasse sul carburante per il prossimo anno.

Eterogeneità

Il movimento ha caratteristiche eterogenee e contraddittorie. Secondo El País (25/11) nella mobilitazione si mescolano gli elettori di Jean-Luc Mélenchon (France Insoumise) con quelli di Marine Le Pen, presidente del Raggruppamento Nazionale. Anche Laurent Wauquiez, leader dei Repubblicani, cerca di sfruttare il malcontento.

Dopo la marcia, il ministro degli interni francese Christophe Castaner ha accusato Marine Le Pen di essere responsabile della promozione della violenza di strada e ha trattato i manifestanti come “sediziosi di destra”.

Centrali operaie

L’argomento della presenza di elementi di destra è stato usato anche dalla burocrazia sindacale per voltare le spalle alle proteste. Il leader della CFDT Laurent Berger ha definito il movimento “totalitario”. Nel caso della dirigenza della CGT, essa ha preso contromisure per non unirsi alle proteste dei Gilet, convocando per il 1° dicembre manifestazioni per l’aumento del salario minimo e contro la precarietà del lavoro, tra gli altri punti, nel quadro della ripresa delle trattative salariali.

Nonostante ciò, sintomaticamente, oltre al gruppo di ferrovieri segnalati prima, si sono uniti alle proteste anche un gruppo di 150 lavoratori in sciopero della raffineria La Mede. Hanno manifestato il proprio sostegno anche la CGT della Metallurgia, la SUD-Industria e la FO-Trasporto. È indispensabile convocare assemblee e plenarie di delegati per votare un programma di svolta e invitare i lavoratori a intervenire con i loro metodi: lo sciopero, le occupazioni di fabbrica e i picchetti. Sarà il miglior antidoto affinché il movimento non sia capitalizzato dalla destra reazionaria e colpisca la politica di aggiustamento e grandi profitti al grande capitale di Macron.

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