Brevi “note” sulla Nota di aggiornamento al DEF e la Legge di Bilancio

di Danilo Trotta

Prima che si esprimano sulla Legge di Bilancio la Commissione europea, il FMI, la borsa o chicchessia tra i giannizzeri del grande capitale, è fondamentale che la sinistra che si rivendica classista faccia la sua analisi e su essa costruisca un pronostico politico.

– il “governo del cambiamento” ripropone un grande classico anti-operaio dei governi borghesi, ossia il condono: la possibilità di dichiarare fino al 30% del nero sino ad un tetto di 100000 euro è una coltellata nel fianco di lavoratori e pensionati che pagano fino all’ultima euro di tasse.

-tal governo che, in bocca ai 5stelle, doveva nazionalizzare l’impossibile, inserisce nella Legge di Bilancio privatizzazioni per 10 miliardi e una dismissione del patrimonio immobiliare pubblico pari a oltre 2 miliardi entro il 2021.

-la riforma della legge Fornero (al costo di 7 miliardi) è avvolta dal mistero. Sebbene paiano aver raggiunto un accordo riguardo la cosiddetta quota 100 (62 anni d’età + 38 di contributi) il governo non ha chiarito se dal febbraio 2019 (quando si prevede dovrebbero entrare a regime i nuovi criteri) chi andrà in pensione avrà diritto a tutta la pensione o ad una versione decurtata. Abbiamo ottime ragioni per suppore sia valida la seconda ipotesi, il che implicherà che molti, a fronte della riduzione dell’importo, decideranno di continuare a lavorare.

-l’introduzione del reddito di cittadinanza (al costo di 9 miliardi) è vincolata alla ristrutturazione dei centri per l’impiego (costo previsto 1 mld) che oggi hanno circa 8mila dipendenti. L’erogazione di questo reddito (780 euro) è legata, come è noto, alla frequenza di corsi di formazione obbligatori e ad un tetto massimo di tre rifiuti di posti di lavoro. Oltre al fatto che difficilmente per i centri per l’impiego potranno passare un numero di richieste di lavoratori pari al numero di disoccupati, il DEF non dice quale sarà il raggio massimo entro il quale un centro per l’impiego potrà offrire un lavoro a un disoccupato. Si è parlato di 100 km o di un ambito al massimo regionale ma nel DEF non ve ne è alcuna traccia, il che, allo stato attuale, può significare che un disoccupato sia costretto ad accettare un posto di lavoro anche a diverse centinaia di km dalla propria residenza.

-la Legge di Bilancio prevede una flat tax al 15% nei confronti dei professionisti, la cui soglia si vuole spostare dai 30mila ai 50mila euro annui. Nei confronti di lavoratori e pensionati non esiste nessuna misura di riduzione delle tasse.

– la previsione della riduzione del rapporto debito/PIL è il più emblematico caso di wishful thinking poiché il governo stima di ridurre entro il 2021 tale rapporto al 126.7% del PIL (130% nel 2019, 128.1% nel 2020, 126.7 % nel 2021) basandosi su una crescita presunta del PIL pari all’1,4% (1.2% nel 2019, 1.6% nel 2020 e 1.4% nel 2021), stima ritenuta essere ampiamente inattendibile dalla Banca d’Italia e dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio. È evidente che la mancata crescita prevista non può che aggravare il rapporto debito/PIL e inficiar il tentativo di armistizio con le istituzioni europee e i mercati.

Tanto più se il governo di fronte alle critiche sicure che verranno dalla Commissione europea (e dalle altre istituzioni europee) punterà i piedi per terra in vista delle elezioni europee del 2019 e marcerà verso uno scontro frontale con l’Europa, non si potrà che accelerare la tendenza ad una crisi finanziaria che ha come unico sbocco il default. L’orizzonte è già evidente, poiché il Tesoro mercoledì scorso ha venduto 6 mld di BOT a un anno ad un tasso di interesse più che doppio. Questo è il riflesso di una più grande difficoltà dello stato italiano non solo nel finanziare l’economia alle stesse condizioni di prima, ma più in generale di conservare la posizione che ha nella divisione mondiale del lavoro. Il tutto in un quadro mondiale di crisi capitalistica che vede la fine delle politiche espansive della FED e della BCE, il rallentamento della Cina ed ultimamente della Germania, la grave crisi in Argentina, Turchia e Ucraina. La sinistra di classe e il movimento operaio italiano devono prepararsi ad una gigantesca crisi finanziaria e industriale, svariate volte superiore a quella greca.

 

 

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