Unire l’intera classe operaia – tedesca e immigrata – sotto la stessa bandiera di lotta.
Di Carmin Rios
Sabato 1 [settembre, N.d.T.], in un festival gratuito con lo slogan #WirSindMehr (“Noi siamo di più”) più di 65.000 persone si sono mobilitate nella città di Chemnitz contro la destra e i neonazisti.
La città di Chemnitz è stata al centro del dibattito in Germania e nel mondo nelle ultime settimane. Accade che alla fine di agosto è stato assassinato un cittadino tedesco-cubano presumibilmente per mano di due immigrati; con questa scusa, simpatizzanti dell’estrema destra, neonazisti e gruppi politici come AfD -il partito di estrema destra-, Pegida -Patrioti europei contro l’islamizzazione dell’Occidente- e altri si sono mobilitati al centro con slogan contro rifugiati, immigrati e antifascisti. In seguito, hanno lanciato una “caccia giustizialista”, razzie e persecuzioni contro chi, secondo la loro idea, non era tedesco.
Nelle mobilitazioni di destra si potevano vedere, saluti nazisti (vietati in Germania), manifesti anti rifugiati e xenofobia. Sono stati replicate in altre città del paese, principalmente nella regione della Sassonia, nel centro-est della Germania.
Anche se i movimenti di estrema destra rimproverano al governo del Cancelliere Angela Merkel la sua tolleranza nei confronti dell’immigrazione, la verità è che [il governo, N.d.T.] ha recentemente presentato un progetto per escludere i rifugiati dal loro diritto di asilo. In esso, propone di creare “zone di transito” al confine con l’Austria per coloro che attendono una risposta dall’Ufficio Immigrazione, senza entrare nel paese, e di “rimpatriare” nel proprio paese di origine le persone che non soddisfano i requisiti per chiedere asilo in Germania. Lo “Stato di diritto”, in breve, continua ad essere il primo xenofobo.
Inoltre, sono stati i funzionari statali a far trapelare il mandato d’arresto per i due immigrati coinvolti nell’omicidio di Chemnitz a organizzazioni di destra. I legami tra lo “stato di diritto” sassone e AfD e Pegida sminuiscono la serietà delle richieste di raddoppiare la presenza della polizia per affrontare questi gruppi. Il confronto di queste bande è un compito che spetta all’organizzazione politica dei lavoratori e dei giovani.
Lo sfondo delle proteste fasciste è il regresso della Germania, nel quadro della crisi capitalista, e le tendenze alla disintegrazione dell’Unione Europea. Nelle ultime elezioni, questa crisi ha avuto la sua espressione nel crollo elettorale dei due partiti principali, la CDU della Merkel e la socialdemocrazia, che ora governano insieme ai Verdi. L’AfD, che ha raggiunto uno sviluppo elettorale che gli ha permesso di entrare in parlamento per la prima volta, è diventato forte soprattutto nell’est, che è la regione tedesca più colpita.
Risposta
La risposta alle mobilitazioni fasciste è stata rapida, con controdimostrazioni che in alcuni casi si sono scontrate fisicamente con le prime. Giovedì scorso, circa 5.000 persone si sono mobilitate a Berlino con lo slogan “Ob Chemnitz oder Neukölln: Auf die Straße gegen rechte Gewalt” (a Chemnitz o a Neukölln – il quartiere di Berlino dove vive la maggior parte degli immigrati: in strada contro la violenza di destra).
Al canto di “Hoch Die Internationale Solidarität” e “Say it loud it loud, say it clear, i rifugiati sono i benvenuti qui”, sabato a Chemnitz più di 65 mila persone si sono riunite, provenienti da tutto il paese, alzando bandiere contro l’estrema destra, e avvertendo che #WirSindMehr (“Noi siamo di più”). È stato allestito un palco dove si sono unite le più grandi band punk tedesche (come Die Toten Hosen e K.I.Z.), mostrando la popolarità del reclamo e il sostegno dei giovani tedeschi ai rifugiati e agli immigrati.
Un’ala del governo tedesco ha provato a sfruttare questa mobilitazione, elogiandola sui social network. Nonostante l’enorme numero di persone e lo spirito militante dei giovani, è sorprendente che non sia stata organizzata alcuna mobilitazione e, dopo tutto, e che non ci sia nessuna prospettiva su come continuare questa lotta. Una sezione della sinistra tedesca ha ora lanciato la piattaforma “Alzarsi” guidata dalla portavoce di Die Linke Sahra Wagenknecht, ma il suo obiettivo sembra più incline a raggiungere un accordo politico con i socialdemocratici e i verdi che una comune lotta antifascista. Secondo El País (4/9), la portavoce non nega che il suo obiettivo finale è “far si che i partiti di sinistra (socialdemocratici, verdi e Die Linke) siano in grado di raggiungere un accordo e costruire una maggioranza per governare”. La lotta contro il fascismo non deve essere confusa con un armamento politico per salvare il regime e l’Unione europea.
Bisogna raddoppiare la lotta per le strade, e sommare le rivendicazioni dell’intera classe operaia, unendo rifugiati e immigrati, con i lavoratori tedeschi in una stessa bandiera di lotta.