ZAPATERISMO DI DESTRA

Di Michele Amura

Il neo ministro degli interni Salvini ha molto in comune con il vecchio premier “socialista” spagnolo, Zapatero. Non solo dal punto di vista della gestione dei migranti visto che il “progressista” spagnolo fu il responsabile politico della strage di Ceuta, enclave spagnolo in terra marocchina, dove la polizia spagnola sparò ad una folla di marocchini in fuga dalla monarchia maghrebina che li condannava alla povertà e la disoccupazione; ma l’assomiglianza più importante per capire le politiche del ministro leghista è la dinamica di quel governo. Il governo Zapatero arrivò al potere spinto dal desiderio di profondo cambiamento e di rottura col vecchio sistema politico e sociale; questo desiderio di cambiamento fu frustrato completamente dal governo che confermò le politiche di precarizzazione del lavoro, di austerità, taglio della spesa sociale e le truppe in Afghanistan e Libano. La strategia di Zapatero per non perdere consensi tra il suo elettorato fu l’esecuzione di riforme riguardo i diritti democratici; quanto più non si producevano cambiamenti dal punto di vista sociale (lavoro, welfare state, guerre) tanto più si concedevano diritti democratici, come il matrimonio egualitario o la riforma dei diritti televisivi.

Mutatis mutandis, in Italia si produce un fenomeno similare: tanto più il governo 5 Stelle-Lega non concede le proprie proposte elettorali, il reddito di cittadinanza, la riduzione delle imposta con la Flat Tax e l’abolizione della riforma Fornero, tanto più il governo giallo-verde esegue qualche misura contro la “casta” e politiche repressive verso i migranti (e i centri sociali). Inoltre c’è un braccio di ferro del governo italiano per condividere i “costi” dei profughi a livello europeo. Questa politica ha due limiti: da una parte i governi europei non sono intenzionati ad assumersi i “costi” dei profughi, sia per motivi di conti che di consenso politico; dall’altra lo specchietto per le allodole dei migranti non potrà durare in eterno, tanto più che nonostante qualche sparata mediatica, lo stato italiano continuerà ad accogliere i profughi e non poterli rimpatriare. L’ultimo accordo tra i capi di governo europei dimostra esattamente questo, infatti aldilà dell’impegno di operare comunemente nella gestione e nel controllo del Mediterraneo, l’accordo prevede che la ripartizione dei profughi sia semplicemente “volontaria”, ossia tutti gli stati membri possono rifiutarsi di accogliere una parte dei profughi.

In questo contesto è fondamentale creare una opposizione di classe a questo governo contro la politica della sinistra democratizzante (cioè di chi si adatta alle democrazie borghesi, facendone una conquista universale) dell’ANPI, ARCI, CGIL, Libera e Liberi e Uguali che non si sono opposti minimamente alle politiche securitarie del PD e di Minniti, salvo qualche dichiarazione di circostanza, o contro la manovra democraticista (cioè di chi fa un’ostentazione falsa di principi democratici) ancor più ipocrita del Partito Democratico. Un opposizione che non faccia semplicemente appello al rispetto dei diritti democratici e alla solidarietà verso i migranti, ma che dica chiaramente che solo l’unità tra i lavoratori italiani e migranti potrà portare a dei risultati per la classe lavoratrice. Che un salario ai disoccupati, l’abolizione della riforma Fornero e delle leggi precarie non sarà il prodotto della concessione di questo governo populista, ma della lotta unitaria di tutti i lavoratori. I padroni speculano due volte sull’immigrazione: da un lato perché utilizzano la manodopera immigrata per abbassare i costi di produzione (dando salari da fame agli immigrati e riducendo i salari degli italiani attraverso il ricatto), dall’altro perché scaricano la rabbia sociale prodotta dalla crisi e dalle politiche di rapina dei capitalisti verso il migrante.

I destini del movimento operaio italiano passano dalla battaglia per il diritto degli immigrati: solo quando il movimento operaio italiano supererà le divisioni etniche (fomentate dalla borghesia) incolpando del suo malessere sociale la classe capitalista e il suo stato ci potrà essere una ascesa rivoluzionaria in Italia. Questo deve essere il compito principale dei comunisti nella prossima fase!

migranti

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