Di Jorge Altamira
6 maggio 2018
200 anni fa, il 5 maggio, a Treviri, in Germania, nacque il pensatore più formidabile dell’era moderna. Ieri la sua controparte, The Wall Street Journal, ha dovuto ammettere, in occasione dell’inaugurazione di un monumento nella città natale, che “lo spettro di Marx continua a tormentare l’Europa”. L’opera è stata finanziata dalla Repubblica Popolare Cinese, in un ipocrita tentativo di spaventare un fantasma che ha già girato più volte il mondo e che ha di nuovo messo gli occhi sul paese della Grande Muraglia.
La grande crisi mondiale, che affligge il capitalismo dal 2007, ha riportato Marx ad una centralità nel mondo accademico e del potere, che sembrava al crepuscolo dopo il declino della grande rivolta internazionale iniziata nel 1968 e, più tardi, lo scioglimento dell’Unione Sovietica. La scienza ufficiale, nel migliore dei casi, può descrivere i cicli dell’economia capitalista, senza rivelarne in alcun modo il declino storico e la tendenza al collasso.
Quando essa riteneva di aver imparato tutte le lezioni del crollo degli anni Trenta, si è ritrovata di nuovo impotente nel fronteggiare – per non parlare di superare – un’esplosione di portata molto maggiore. In un editoriale molto commentato, lo stesso giornale americano aveva evidenziato il rapporto tra la crisi e la “ritorno” di Marx, riconoscendo inavvertitamente la validità delle sue conclusioni rivoluzionarie. Qualche settimana fa, Patrick Artus, responsabile del fondo francese Natixis, ha detto ad un sorpreso Le Monde che la crisi globale poteva essere compresa solo alla luce del “Capitale”.
I propagandisti del capitalismo hanno certamente fatto del loro meglio per seppellire Marx insieme al crollo del cosiddetto “socialismo reale” (stalinismo), soprattutto con quella famosa “fine della storia” di Francis Fukuyama. La tesi fu velocemente screditata quando divenne chiaro che aveva confuso l’inizio dell'”era della libertà” con un’escalation di guerre e massacri di portata sconosciuta dalla fine della Seconda guerra mondiale. La confutazione del “socialismo reale” può essere letta solo attraverso Karl Marx, che già dal Manifesto del Partito Comunista aveva sottolineato che nell’era del mercato e dell’economia mondiale il socialismo non poteva trionfare in un solo paese. La semplice lettura dei giornali è sufficiente a mettere in guardia sul fatto che la restaurazione del capitalismo, lì dove è stato espropriato da enormi rivoluzioni sociali, ha raggiunto limiti insormontabili e scatenato catastrofiche contraddizioni su scala mondiale.
Il militante
Karl Marx poté sviluppare la critica dell’economia e della politica del capitale perché aveva assunto una posizione di attiva militanza contro l’ordine esistente. Più tardi avrebbe consacrato questa posizione nella famosa Tesi XI: non si tratta di interpretare il mondo, ma di trasformarlo. Lo dimostrò con il suo lavoro politico preparatorio e la sua partecipazione alla rivoluzione tedesca del 1848 e, in generale, alla rivoluzione europea di quell’anno – “la primavera dei popoli”. La critica alla filosofia tedesca deve essere letta in questa chiave. Marx ha combattuto nella rivoluzione europea dalla posizione di comunista, ma lo ha fatto dall’ala sinistra di una rivoluzione borghese. Coerentemente con la sua posizione secondo cui il proletariato deve essere un critico costante del proprio movimento, egli cambiò opinione notando la vigliaccheria della borghesia di fronte ai propri compiti storici. In una famosa circolare (marzo 1850) sottolineava che la classe operaia doveva intervenire nella rivoluzione borghese da una posizione di indipendenza politica e con un proprio partito politico.
Da questa valutazione emerge la sua teoria della Rivoluzione Permanente – il passaggio dalla rivoluzione borghese a quella proletaria. La validità di questa proposta fu dimostrata nel secolo e mezzo che seguì, da un lato, con terribili sconfitte nelle quali prevalsero i partiti ‘nazionali e popolari’ della borghesia e, dall’altro, con vittorie storiche, come evidentemente avvenne con la Rivoluzione d’ottobre, e con la Cina e la Rivoluzione cubana.
Ancora una volta, da militante, Marx rifiutò la costruzione politica settaria, subito dopo la sconfitta della rivoluzione europea, avvertendo che la coesione e la vittoria nell’imminente ascesa del proletariato richiedevano le necessarie armi teoriche. Così, ha dato un contributo decisivo al programma e all’organizzazione della Prima Internazionale, che ha riunito le principali organizzazioni dei lavoratori di Inghilterra e Francia, principalmente. L’Internazionale non solo si proponeva di organizzare la classe operaia contro l’atomizzazione promossa dai grandi padroni, ma si assunse anche il compito politico di difendere l’indipendenza della Polonia dalla Russia zarista, e di promuovere una guerra rivoluzionaria contro lo zarismo.
La stessa cosa è successa con la guerra rivoluzionaria che ha scatenato negli Stati Uniti la secessione del Sud schiavista. La Prima Internazionale, attraverso l’intervento di Marx, diede il suo esplicito sostegno al Nord, guidata da Lincoln. Marx, ancora una volta, si è orientato in questa guerra di portata storica, non da democratico borghese ma da comunista, poiché scommise che la guerra contro la schiavitù avrebbe portato ad una grande rivoluzione agraria che avrebbe messo all’ordine del giorno la proprietà collettiva e l’unità, da un lato, dei contadini bianchi e neri, e, dall’altro, l’unità della popolazione agraria del sud con la classe operaia settentrionale (lo slogan dei repubblicani radicali era “40 ettari e un mulo”, per i neri, cioè la riforma agraria).
Marx evidenzia qui un metodo politico che evita lo schematismo storico e vede salti nella storia a partire dagli sforzi degli sfruttati per porre fine alla loro condizione sociale. La condizione di possibilità di queste varianti “eccezionali”, se così si possono chiamare, è il legame con la crisi globale del capitale. Questo è ciò che la Rivoluzione d’Ottobre rivelerà molto più tardi. Qualcosa di simile si può dire dell’osservazione di Marx secondo cui la Russia potrebbe potenzialmente evitare un transito attraverso il capitalismo se la comune agricola russa si fosse legata a una rivoluzione del proletariato europeo.
La Comune di Parigi
La tendenza del proletariato verso una riorganizzazione comunista della società sarà evidente nella Comune di Parigi, quando la classe operaia della capitale francese si impadronì del potere politico di fronte al tradimento nazionale della borghesia francese nei confronti del nascente Stato tedesco nella guerra del 1870/71. Marx avverte che i lavoratori sono stati costretti a prendere Parigi senza un’adeguata preparazione politica, ma proprio per questo, insieme alla Prima Internazionale, gli dà pieno e incondizionato sostegno. Come bilancio di questa esperienza storica, che opera come una scuola politica per le generazioni future, Marx ritorna alla sua conclusione circa la necessità di un forte partito della classe operaia. Ma la Comune è soprattutto un gigantesco insegnamento per lo stesso Marx, che vede come la classe operaia organizza il proprio potere, non sul terreno della speculazione, ma nella pratica. Apprende cosi l’armamento della classe operaia – unica forma democratica di gestione di transizione della difesa nazionale e della violenza politica -, l’eleggibilità e la revocabilità delle cariche pubbliche, il limite massimo della retribuzione dei funzionari pari a quello dei lavoratori qualificati – ossia la deburocratizzazione dello Stato, che smette di essere tale in seguito di questi cambiamenti.
Partito Operaio, Internazionale dei Lavoratori e Governo Socialista dei Lavoratori: Qualcuno di questi compiti ha perso la sua rilevanza? Le sconfitte che Marx ha indicato come necessarie per la maturazione definitiva, la classe operaia le ha sofferto su larga scala, tra cui la snaturalizzazione socialdemocratica e la degenerazione stalinista, dopo tutti i suoi straordinari tentativi di procedere alla rivoluzione sociale. È il bilancio storico che devono fare gli operai e le organizzazioni operaie politicamente più avanzate per riprendere un cammino più necessario che mai, e che non sarà una ripetizione del passato. È palese l’enorme decomposizione capitalista – povertà, super sfruttamento, guerre, massacri, crisi incessante dei regimi politici presenti, crolli economici e una tendenza verso l’autoritarismo politico e il fascismo.
Rosa Luxemburg, assassinata cento anni fa perché era una rivoluzionaria socialista, ha riassunto il dilemma dell’umanità con il seguente concetto: “Socialismo o barbarie”.