Lo sbaglio lo ha fatto chi il 23 marzo non era ai cancelli di Pomigliano d’Arco
Di Artale di Cea
Un piano per la controffensiva contro il padronato deve avere al suo centro la conquista delle grandi fabbriche. Migliaia di parole sono state dette e scritte in difesa della strategia il cui perno è la centralità operaia. Ma dalle parole non si è passati ai fatti sino al 23 marzo del 2018 con lo sciopero nella FIAT-FCA e i presidi ai cancelli della FCA di Pomigliano d’Arco. Duecento attivisti del Si.Cobas hanno fatto l’agitazione davanti ai cancelli per dimostrare ai lavoratori e lavoratrici di FCA, sotto il tallone di ferro del padrone e gli occhi dei suoi luogotenenti sindacali, che il sindacato combattivo è con loro. Molti hanno criticato quest’iniziativa utilizzando argomentazioni scolastiche. Queste argomentazioni scolastiche hanno un fondamento solo nel pensiero di chi le formula.
La burocrazia sindacale di CGIL, CISL e UIL, la più grande demoralizzatrice della classe operaia e veicolo delle idee della classe dominante, ha seminato la paura e la sfiducia nel movimento operaio. L’attuale burocrazia sindacale della CGIL non è più quella del riformismo operaio che gestiva le conquiste operaie realizzate con le lotte degli anni ’50, ’60 e fino alla prima metà degli anni ’70 con la conquista della scala mobile. Questa è la burocrazia che collabora con l’offensiva padronale nazionale e internazionale per smantellare tutte le conquiste operaie. Per questo fine la burocrazia sindacale ha logorato la classe operaia dividendo, isolando le sue lotte in vertenze snervanti che hanno portato a sconfitte economiche e politiche. Ma la classe operaia di oggi non ha più quel rapporto che aveva con la burocrazia del riformismo operaio ucciso e sepolto dai suoi stessi protagonisti (Lama, Trentin, Sabattini etc.etc.). I burocrati sono visti come degli impiegati e neppure capaci ed efficienti, ai quali si devono rivolgere in assenza di alternativa. Ai lavoratori e alle lavoratrici non passa neanche per la testa che questi cani morti possano essere organizzatori di lotta.
Un piano di lotta per Pomigliano d’Arco e per le fabbriche di FCA
I duecento attivisti del SI.COBAS che hanno manifestato davanti ai cancelli della FCA di Pomigliano d’Arco hanno agito secondo la tradizione dell’agitazione operaia. Dove ai lavoratori è stata messa la museruola e si cerca di togliere dalla circolazione i combattenti (i Cinque Operai di Pomigliano d’Arco) il sindacato combattivo interviene a mostrare la sua forza per dare la solidarietà e spronare alla lotta. Senza lotta nelle grandi fabbriche qualsiasi movimento di lotta è destinato alla sconfitta, questa è la centralità operaia. I lavoratori e le lavoratrici per esperienza sanno che le “riprese economiche” di cui parlano i fanfaroni sono litanie per ingannarli. I lavoratori e le lavoratrici delle grandi vedono la catastrofe del capitalismo, ma sino ad oggi non hanno visto nessuna forza operaia che li guidi alla lotta. Si deve partire da dove c’è un nucleo di lotta e a Pomigliano c’è. Le forze operaie combattive si devono concentrare in quel punto e sfondare. Il Si.Cobas ha iniziato e difenderemo quest’impresa smascherando quelli che parlano e non fanno.