Di Jorge Altamira
Dopo aver guidato un governo al servizio dei costruttori di opere pubbliche come Odebrecht, dei produttori di soia e delle grandi banche, non solo in Brasile, una corte d’appello ha ratificato oggi una condanna di primo grado che coinvolge l’ex presidente Lula nell’operazione “Lava Jato”, la rete di tangenti organizzata proprio da Odebrecht, e ha sentenziato dodici anni di carcere, sentenza che lo priva anche dei suoi diritti politici.
La legge che proibisce a una persona condannata di esercitare i propri diritti politici, “fedina pulita”, è dello stesso Lula e del PT.
La velocità del procedimento giudiziario nei confronti di Lula, in contrasto con i ritardi e le ‘clemenze’ a beneficio del personale politico del governo di coalizione in corso, tra cui il presidente de facto, Michel Temer, denunciano uno scopo politico. L’obiettivo è separarlo dalla competizione elettorale prevista per ottobre di quest’anno. Allo stesso scopo risponde la noncuranza dei giudici nella debolezza delle prove presentate. È una sentenza dettata dalla “convinzione” piuttosto che dalle prove.
La borghesia che ha abbracciato Lula per gli otto anni della presidenza del paese, lo combatte nella fase attuale. Un’assoluzione di Lula, d’altra parte, avrebbe messo in crisi tutta l’impalcatura dell’operazione giudiziaria “Lava Jato”. Questa operazione è stata promossa e persino guidata dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti allo scopo di rompere l’egemonia dei cosiddetti “campioni nazionali” della borghesia brasiliana. Tra questi “campioni” c’erano, appunto, le società di costruzioni brasiliane e il monopolio delle loro imprese con le compagnie statali, in particolare Petrobras. La prima decisione del Congresso, dopo la destituzione di Dilma Rousseff, è stata la fine del monopolio di esplorazione di Petrobras e del suo contorno di imprese.
La magistratura del Brasile si affretta a includere Lula nel sistema di corruzione Lava Jato per livellare il campo legale con numerosi accusati del sistema politico brasiliano – alcuni in prigione temporanea e gli altri condannati (anche agli arresti domiciliari). Lo scopo di questa pulizia giudiziaria è di consentire un’operazione di amnistia generale, che si è già concretizzata in diverse proposte di legge al Congresso.
Mentre rivendica la sua innocenza, Lula e il PT sono determinati allo stesso tempo ad immobilizzare i lavoratori contro la riforma delle pensioni e del lavoro, per ottenere, in cambio, un’amnistia politica. Questo è ciò che il PT sta negoziando al Congresso.
Assistiamo ad una carnevalata giudiziaria, che la mediocrità internazionale accoglie come una ‘Mani Pulite’ quando in realtàsi tratta di dare libero sfogo a un sistema politico irrimediabilmente corrotto ed una parvenza di legalità alla prossima frode elettorale. L’operazione “Lava Jato” è l’espressione di una disputa tra i capitali più importanti per impadronirsi del mercato energetico brasiliano – e in nessun modo lo scopo di garantire trasparenza e onestà alla gestione pubblica. La proscrizione politica di Lula dimostra l’incapacità dei partiti dei padroni brasiliani di offrire una soluzione politica popolare e democratica. La proscrizione giudiziaria di Lula accentuerà la crisi politica dello Stato brasiliano nel suo complesso.
L’impugnazione legale e politica della sentenza contro Lula, che è stato, lo ripetiamo, l’agente di commercio presidenziale di Odebrecht, implica il suo diritto a partecipare al processo elettorale con lo stesso titolo di tutti i candidati e partiti corrotti della borghesia brasiliana, che erano associati al suo governo e persino a quelli che fingevano di fare opposizione.
In opposizione a tutti loro e alla politica antioperaia che hanno applicato e continuano ad applicare, è necessario costruire un partito rivoluzionario della classe operaia che combatta per un governo operaio.