Lo sciopero generale in Francia

 

 

Emmanuel Macron, Presidente francese, è riuscito a imporre, da un paio di mesi, la Riforma del lavoro, anche attraverso una “ordonnance”, una sorta di decreto d’urgenza, che in Francia non ha bisogno di un’ulteriore convalida da parte del Parlamento. Quella controriforma è stata applicata senza la necessità di affrontare una lotta della classe operaia. Per questo ha avuto il sostegno della burocrazia sindacale. Il contrasto con le lotte che, sotto il governo di François Hollande, impedivano a quell’attacco di andare avanti, non avrebbe potuto essere maggiore. La prospettiva di uno sciopero generale per sconfiggere questo nuovo tentativo sembrava essere stata allontanata per un certo periodo.

Le cose sono cambiate nelle ultime settimane, quando Macron ha deciso di privatizzare il sistema ferroviario francese, aprire il mercato alla concorrenza privata ed estera ed eliminare lo status di dipendenti pubblici ai lavoratori delle ferrovie. L’attacco dello stato e del padronato è giunto in ritardo rispetto agli altri paesi dell’Unione europea. L’iniziativa, tuttavia, ha avuto luogo mentre le critiche al crollo del sistema ferroviario privatizzato in Gran Bretagna si sono trasformate in richieste di massa per la nazionalizzazione dei trasporti. La deregolamentazione e la privatizzazione della famosa Società Nazionale delle Ferrovie è stata commentata dagli specialisti i quali hanno avvertito che essa avrebbe causato un aumento delle tariffe e un deterioramento dei servizi periferici. Per effettuare la privatizzazione, Macron ha deciso che lo Stato francese avrebbe assunto il controllo del debito della società, stimato in 40 miliardi di euro.

A differenza di quanto accaduto con la riforma del lavoro, tuttavia, questa volta c’è stata una reazione e ha persino causato un ritorno imprevisto dello sciopero generale. Il 22 marzo, ci sono state manifestazioni di numerosi categorie in tutta la Francia, anche se organizzate separatamente: ferrovieri ovviamente, ma anche enormi contingenti di pensionati e lavoratori che si prendono cura degli anziani.

I tre principali sindacati ferroviari hanno votato una singolare “grève perlée”, simile a quella che Palazzo1 aveva promesso, qualche tempo fa, da parte dei bancari. Consiste nel fermare il lavoro due giorni alla settimana per tre mesi, con la partecipazione dei massimi dirigenti dell’azienda, fino a sconfiggere la privatizzazione delle ferrovie. La quarta unione, la SUD Rail, forte in diverse regioni, votò, invece, lo sciopero indefinito. Per l’avanguardia dei lavoratori i “programmi di lotta” con ‘scioperi parziali’, fanno parte della solita operazione di negoziazione con il governo, che ha indebolito lotte in passato, in contrasto con la necessità di una lotta per il ritiro incondizionato e completo del progetto di privatizzazione.

Data la piega che gli eventi stavano prendendo, Macron ha chiamato burocrazia sindacale per negoziare, poiché l’aveva intrattenuta fino ad ora, come con Triaca2 e la CGT3, con ‘conversazioni’ circa la decisione già presa. Anche se i sindacati hanno presentato un ordine del giorno di richieste, che Le Monde ha caratterizzato in modo corretto come un’offerta di resa da parte del governo, lo stesso giornale avverte che “le posizioni delle parti si sono avvicinate”. Niente di nuovo fino a qui, ma lunedì 2 ci sarà uno sciopero generale “d’avvertimento”, che è l’inizio di scioperi settimanali, e dello sciopero a tempo prolungato da parte di SUD Rail.

La lotta del movimento operaio mondiale contro le riforme del lavoro e precarietà del lavoro, figura in primo piano nel dibattito che il Partido Obrero sviluppa nel 25° congresso.

Note

1- Sergio Palazzo, dirigente del sindacato dei bancari

2- Ministro del Lavoro argentino

3- La principale confederazione sindacale argentina

 

 

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